Ostaggi della burocrazia: in Italia aprire una pasticceria è più difficile che andare su Marte (e servono più timbri)
Chi vuole lavorare si scontra con ostacoli surreali: pec rifiutate, uffici fantasma e documenti infiniti. Una giungla burocratica che scoraggia giovani, imprenditori e cittadini comuni
Un’impresa che vuole aprire un laboratorio di pasticceria in periferia impiega più tempo ad ottenere i permessi che a ristrutturare il locale. Un cittadino che tenta di cambiare residenza deve presentarsi tre volte allo sportello, portando ogni volta un nuovo documento richiesto. Un piccolo imprenditore che intende ristrutturare un immobile scopre che la sua pratica è ferma perché «manca il timbro di un ufficio che non esiste più». Benvenuti in Italia, dove la burocrazia non è uno strumento, ma un potere. Un potere che rallenta, complica, ostacola. E dove anche la buona volontà inciampa nella selva oscura delle norme.
Labirinti di carta: quando la burocrazia spegne anche futuro e sogni in ItaliaPrendiamo il caso di Giorgio, 42 anni, titolare di una piccola azienda agricola nel Lazio. Vuole costruire una serra idroponica nel suo terreno. Dopo 14 mesi, 12 conferenze di servizi e 18 documenti protocollati, la serra non è ancora partita. «Mi hanno chiesto la relazione paesaggistica, quella idrogeologica, l’impatto ambientale. Ma la cosa surreale è che ognuno degli enti coinvolti non ha accesso agli atti degli altri. Tocca a me fare da corriere». Secondo il rapporto 2023 di Confartigianato, l’Italia è al primo posto in Europa per peso burocratico sulle imprese. Ogni azienda spende in media 4.000 euro l’anno solo per gestire la carta.
Anche la digitalizzazione, spesso sbandierata come la cura, si trasforma in beffa. Laura, 27 anni, di Vibo Valentia, ha partecipato a un concorso pubblico in Lombardia: «Ho inviato tutto via pec, come richiesto. Mi hanno scartata perché mancava la firma ‘autografa’. Ma la pec, per legge, equivale a una raccomandata. È stato come se mi avessero detto che il digitale non vale perché non si può toccare».
In effetti, secondo Eurostat, nel 2024 solo il 55% degli italiani ha interagito con la PA online, contro il 70% della media europea. L’Italia è al terzultimo posto. Lo sa bene Claudia, imprenditrice nel settore turistico. Aveva progettato un agriturismo sostenibile. Ha perso due stagioni turistiche in attesa del via libera dell’ufficio urbanistico. «Mi hanno chiesto la mappa catastale in originale, poi una copia autenticata, poi un aggiornamento del Piano Paesaggistico che ancora non esiste. Ho avuto la sensazione di essere in una trappola». Secondo stime di Unioncamere e ANCE, in Italia oltre 60.000 progetti edilizi sono fermi a causa della complessità delle autorizzazioni.
Il giurista Sabino Cassese parla di “burocrazia autoreferenziale”: «Non serve più il cittadino, ma solo se stessa. Una macchina pensata per proteggersi e non per semplificare». La Dott.ssa Maria Rossi, analista per un centro studi parlamentare, aggiunge: «Ogni tentativo di riforma si arena per la frammentazione normativa: troppe leggi, spesso in conflitto tra loro, troppe competenze sovrapposte tra Stato, Regioni, Comuni».
(Con il contributo esterno di Luca Capalbo, Bruno Mirante ed Ernesto Mastroianni)