Ponte sullo Stretto, la replica a Bonelli: «Affermazioni false su Santo Sfameni»
Per il figlio, le dichiarazioni del deputato di Avs sono «diffamatorie». Il legale precisa: «Non risulta abbia mai subito condanne per criminalità mafiosa, ed è deceduto nullatenente e incensurato»
In merito all’articolo “Ponte sullo Stretto, Bonelli attacca Salvini: «Perché tra gli espropri ha inserito i terreni dei mafiosi?»” riceviamo e pubblichiamo la richiesta di rettifica del legale di Antonino Sfameni, Giovanni Randazzo.
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«Preg.mo sig. Direttore, i per conto e nell'interesse del sig. Antonino Sfameni - che sottoscrive la presente oltrechè personalmente anche quale erede del sig. Santo Sfameni - mi riferisco all'articolo pubblicato sul Vs. quotidiano on line, e rubricato «PONTE SULLО STRETTO, BONELLI ATTACCA SALVINI: "Perché tra gli espropri ha inserito terreni dei mafiosi», per evidenziare come basilari esigenze di verità impongano una serie di precisazioni miranti alla tutela della dignità personale del mio assistito, che ha espressamente incaricato il deducente legale di replicare e/o rettificare - anche ai sensi dell'art. 8 della L. n. 47/48 – al contenuto dello stesso.
Ed invero nel corpo del pezzo riportavate, va detto correttamente virgolettandola, una nota del parlamentare On.le Angelo Bonelli nell'ambito della quale quest'ultimo si faceva (tra l'altro) lecito affermare che: «Nei documenti ufficiali degli espropri per il ponte consultabili da mesi, compaiono nomi legati alla storia di cosa nostra e della 'Ndrangheta. Parliamo, ad esempio, degli eredi di Santo Sfameni... già condannato per gravi reati e arrestato con l'accusa di essere uno dei promotori della mafia nel messinese»; ed inoltre «tra gli intestatari dei fondi agricoli c'è il casolare di Villafranca Tirrena che fu rifugio di latitanti e teatro di summit mafiosi, tra cui quelli con Angelo Siino, noto come il "Ministro deli lavori Pubblici" di Cosa Nostra, e il boss Michelangelo Alfano».
Tuttavia, per come rappresentatomi dal mio assistito, le superiori asserzioni sarebbero per un verso inveritiere e, per altro, diffamatorie e/o calunniatorie in quanto il sig. Santo Sfameni non risulta abbia mai subito alcuna condanna per fatti di criminalità mafiosa, essendo deceduto da nullatenente ed incensurato; e men che meno i suoi eredi sono stati mai imputati in procedimenti giudiziari per i suddetti fatti.
Detto in altri termini, il mio assistito che è totalmente estraneo alle superiori vicende - è stato inserito suo malgrado in un illecito tritacarne mediatico: con ogni inevitabile e pregiudizievole conseguenza. Quanto rappresentato sarebbe dunque totalmente inveritiero, ed ovviamente il mio assistito riserva l'esperimento di ogni conducente ed opportuna iniziativa giudiziaria al riguardo: e ciò non solo per la tutela della sua onorabilità e dignità, ma anche di quella del defunto genitore.
Cionondimeno egli ritiene di non potere non replicare ad affermazioni ed attacchi sittanto infamanti quanto gratuiti: e ciò per evitare che si possa anche solo astrattamente ipotizzare una sua acquiescenza al contenuto dell'articolo».