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24/05/2025 ore 07.38
Attualità

Ponte sullo Stretto, la sindaca di Villa Caminiti punta la delibera di Meloni: «C’è una violazione di legge reale»

Il Comune contesta la legittimità del progetto: «La Commissione Via-Vas lo giustifica dicendo che mancano le alternative, ma va valutata anche l’alternativa zero. Il report allegato fa acqua da tutte le parti»

di Elisa Barresi

Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina affronta un ulteriore ostacolo legale. Il Comune di Villa San Giovanni presenta un nuovo ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (Tar). Abbiamo chiesto proprio al sindaco di Villa San Giovanni Giusy Caminiti se questa novità si scontra o meno con le comunicazioni del ministro Salvini che continua, invece, a premere sull’acceleratore. Dallo Stretto di Messina arrivano comunicazioni insistenti sull’avvio dei cantieri, ma questo ricorso potrebbe nuovamente bloccare l’iter.

Questo è un ricorso per motivi aggiunti che si inserisce nell’iter giudiziario e che è stato intrapreso con l’impugnazione del parere della Commissione Via-Vas. «È un ricorso per motivi aggiunti che chiede l’annullamento della delibera della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 9 aprile scorso, con l’allegato report che qualifica l’interesse prioritario alla realizzazione del Ponte come legato alla salute pubblica e alla sicurezza nazionale».

«E allora, già questo politicamente ci lascia particolarmente perplessi, perché per anni ci è stato raccontato che l’esigenza del Ponte, l’interesse per il Ponte, era di tipo logistico-trasportistico, per collegare l’Europa al continente e alla Sicilia. Oggi, soltanto per evitare di dover rimettere gli atti alla Commissione Europea e quindi un, per noi ovvio, illegittimo rallentamento dei tempi (perché serve l’autorizzazione dell’Europa), si estrae dal cilindro l’interesse alla salute pubblica».

E non solo, per il sindaco villese «c’è una violazione di legge reale nella delibera della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha come presupposto il parere reso dalla Commissione. Abbiamo detto più volte che la Commissione dà l’ok pur esprimendo un parere negativo sulla cosiddetta valutazione di impatto appropriata, ossia la mitigazione dell’impatto che l’opera Ponte avrà sulle nostre zone difese da una direttiva comunitaria: Natura 2000, zone di protezione speciale o zone di conservazione speciale (Ganzirri). Orbene, quando si dà una valutazione di impatto appropriata negativa, la si deve giustificare. Si deve giustificare il progetto. Invece la Commissione Via-Vas giustifica il progetto dicendo che mancano le alternative. La legge dice – in primis lo dice la legge – che deve essere valutata anche l’alternativa zero. L’alternativa zero non è stata valutata con costi-benefici».

Ma le motivazioni non finiscono qui e la Caminiti precisa come nell’aprile del 2021, la Commissione creata dall’allora ministro «depositò agli atti del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti una relazione dove, a pagina 154, i professori e gli ingegneri che partecipano a quella Commissione sul Ponte dicono che è preferibile, a un ponte così lungo a campata unica, un ponte anche più lungo ma a due campate, da spostarsi nella zona più a nord o più a sud, perché la zona a nord è difesa dalla direttiva Natura. Allora noi riteniamo che il report, che è sotteso alla delibera della Presidenza del Consiglio dei Ministri, faccia davvero acqua da tutte le parti».