Pranzi, coperte e abiti ai migranti della tendopoli: «Per loro non c'è Natale, non hanno neanche gli occhi per piangere»
Promotore dell'iniziativa Bartolo Mercuri (Papà Africa): «Aiutiamo questi ragazzi, è quello che ci chiede il Signore. Sono figli di Dio anche loro»
Il Natale, una festività tradizionalmente associata alla gioia, all’amore e alla condivisione, assume contorni diversi alla tendopoli di San Ferdinando. Qui, le luci natalizie sono spente dalla realtà quotidiana di privazioni e difficoltà. Tuttavia, tra le ombre di una vita marcata dalla miseria, emergono storie di solidarietà che illuminano di speranza anche i cuori più afflitti.
Bartolo Mercuri, insieme al suo braccio destro, la moglie Giuseppina, e ai volontari dell’associazione il “Cenacolo”, hanno donato ai migranti che vivono in loco: viveri di prima necessità, 1000 pranzi caldi completi, oltre 1200 coperte, abiti puliti, shampoo e bagnoschiuma per l’igiene personale frutto di una donazione che aveva fatto Papa Francesco prima di morire.
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Un momento di accoglienza e condivisione per gli abitanti del ghetto. Un’iniziativa simbolo di resilienza, un antidoto alla solitudine, nonostante le avversità. Bartolo Mercuri è un punto di riferimento per chi vive situazioni di disagio nella Piana di Gioia Tauro. Guidato da una fede incrollabile, si dona al prossimo instancabilmente. È conosciuto anche con il nome di “Papà Africa” per via dell’aiuto quotidiano che fornisce ai lavoratori migranti.
«Tutto ciò è stato possibile grazie alla provvidenza divina – afferma ai nostri microfoni Bartolo Mercuri -. La situazione alla tendopoli non è buona per niente. Vorrei fare un appello: chiedo a chi è di competenza di aiutare questi ragazzi. Sono soli e hanno tanto bisogno del nostro aiuto, non hanno nemmeno occhi per piangere. Ognuno di noi potrebbe fare qualcosa. In fondo, è quello che ci chiede il Signore. Sono figli di Dio anche loro. Vederli in queste condizioni mi rattrista il cuore, sto male. Muoiono dal freddo. In alcuni giorni non c'è neanche la corrente. Io, per quello che posso, sto mentendo in pratica il Vangelo. Periodicamente, un dottore viene a visitarli, ed è già importantissimo. C’è bisogno della collaborazione di tutti. Per loro non c’è nessun Natale».
Dalla conversione religiosa in carcere a 33 anni al resto della vita speso per aiutare il prossimo: ecco “Papà Africa” della Piana di Gioia