Qualità della vita, la Calabria precipita: tutte le province in fondo alla classifica. Reggio (di nuovo) ultima
Trento domina nella graduatoria del Sole 24 Ore mentre la nostra regione si conferma maglia nera: la migliore è Catanzaro, al 92esimo posto. Cosenza, Vibo Valentia (che ha i redditi più bassi) e Crotone tutte sotto il centesimo posto. Ecco i dati più rilevanti
Se Trento è la punta di un iceberg che poggia sulla solidità dell’arco alpino, la Calabria sta sul fondo, in posizione assai scomoda, con Reggio ultima in una classifica che ripropone la distanza siderale dal Nord.
La trentaseiesima edizione della Qualità della Vita del Sole 24 Ore, indagine lanciata nel 1990 per misurare i livelli di benessere nei territori italiani ed i cui risultati sono presentati oggi 1° dicembre sulle pagine del quotidiano, segna il ritorno alla vittoria della provincia di Trento: già incoronata regina dell'Indice di Sportività 2025 e di Ecosistema Urbano, Trento svetta in un podio tutto alpino di teste di serie dell'indagine: Bolzano è al secondo posto e Udine al terzo. All'ultimo gradino troviamo Reggio Calabria, maglia nera di una classifica che vede le ultime 24 posizioni tutte occupate da province del Mezzogiorno.
Qualità della vita, il solito disastro per la Calabria
Per la Calabria è, al solito, un disastro che durerà lo spazio di qualche commento politico alternato a una presa di distanza da indicatori che non raccontano, per chi amministra, la verità. La migliore tra le province calabresi è Catanzaro, al 92esimo posto (due posizioni in meno rispetto allo scorso anno), Cosenza è 100esima (migliora di due), Vibo Valentia al 102esimo posto (sale di una postazione), Crotone stabile in 105esima posizione e Reggio Calabria, come detto, ultima due posti più in basso.
I contrasti di Reggio Calabria: salotti e periferie degradate
Reggio Calabria è provincia di forti contrasti. Il Sole 24 Ore dedica alla città dello Stretto un focus a parte evidenziando la bellezza del suo “salotto” con vista sull’Etna a cui fanno da contraltare periferie degradate con strade dissestate, incuria diffusa, auto vecchie e rumorose. Una situazione simile a quella della provincia, dei tre territori che la compongono: la Locride sullo Jonio, la Piana di Gioia Tauro sul Tirreno, l’Aspromonte che li divide appoggiandosi su Reggio Calabria.
Ecco gli indicatori che bocciano senza appello Reggio: la posizione 107 della graduatoria generale è la somma del 107° posto per «Affari e lavoro», del 107° per «Ambiente e servizi» e del 101° per «Ricchezza e consumi». Ultima degli ultimi.
«Un territorio a basso reddito – spiega il quotidiano economico – in cui le famiglie con Isee sotto i settemila euro sono il 40,6% del totale, il reddito medio pro capite è poco più alto di 15mila euro, più basso della pensione di vecchiaia (21mila euro), ma l’inflazione (2%) è il doppio di quella nazionale. Ancora: Reggio Calabria è nelle ultime 15 posizioni in quasi tutti gli indicatori di «Affari e lavoro». È trentesima per start up innovative e 22ª per pensioni di vecchiaia che sul territorio rappresentano una misura di welfare non convenzionale per molte famiglie. Infatti, anche se per quoziente di natalità Reggio Calabria è 7ª in classifica, i giovani, e non solo, scappano. Il saldo migratorio totale è meno 2,5 (Reggio è 106ª, penultima in classifica) frutto anche di un fenomeno segnalato dall’Istat nel 2025 e qui ben presente: emigrano anche i pensionati che vanno al Nord a raggiungere i figli, precedentemente emigrati, per fare da baby sitter ai nipoti e cercare una sanità più efficiente di quella reggina (la provincia è 102ª nell’emigrazione ospedaliera)».
A Vibo redditi più bassi d’Italia, Crotone: offerta culturale assente
Altri indicatori rappresentano l’arretratezza della regione in settori che gli analisti considerano chiave per la qualità della vita. Qualche esempio: Vibo Valentia è ultima per retribuzione dei lavoratori dipendenti (13.300 euro contro i 34.300 di Milano, 21mila euro di differenza) e per durata media dei procedimenti civili (121 giorni a Gorizia contro più di mille; la media in Italia è 345).
Malissimo Crotone per l’offerta culturale (a Pescara 103 spettacoli ogni mille abitanti, nel capoluogo pitagorico soltanto 5) e Cosenza per quota di export sul Pil (ultima a distanza siderale da Arezzo che guida la classifica) e valore aggiunto pro capite. Crotone è ultima in classifica per qualità della vita delle donne, altro parametro per il quale Vibo è messa malissimo (è al 104esimo posto). La qualità della vita degli anziani è pessima ancora a Vibo Valentia (104esima posizione) e Reggio Calabria (105esima). Crotone è terz’ultima in Italia per qualità della vita dei bambini mentre è ultima per mortalità evitabile. Riguardo all’emigrazione ospedaliera, invece, la peggiore tra le calabresi è Cosenza (103esimo posto).
Qualità della vita, il risultato dell’indagine
L'indagine fotografa il benessere nelle province italiane con 90 indicatori divisi in sei categorie: ricchezza e consumi; affari e lavoro; ambiente e servizi; demografia, società e salute; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero. La top 10 della classifica quest'anno è popolata da territori del Nord Italia, in un mix tra grandi città come Bologna,4 ª, e Milano, 8 ª, e province di piccola taglia come Bergamo (5 ª, vincitrice nel 2024), Treviso (6 ª, con il record di posizioni risalite: +18), Verona (7 ª), Padova (9 ª, che ritorna tra le prime 10 dopo 30 anni di assenza: era nona nel 1994) e Parma (10 ª). A trionfare, come già in passato, è in particolare il versante Nord-Orientale della penisola.
Le città metropolitane registrano un miglioramento diffuso rispetto all'edizione 2024: solo due su 14, Bari e Catania, calano di posizione rispetto all'indagine dell'anno scorso, mentre altre due (Firenze, 36ª, e Messina, 91ª) risultano stabili. La competitività di questi territori sul piano degli affari e del lavoro, ma anche l'attrattività su quello degli studi e dell'offerta culturale, contribuiscono dunque a mitigare la presenza di disuguaglianze accentuate che rende queste aree più esposte alla polarizzazione interna. A guidare la risalita con un avanzamento di 13 posizioni è Roma, che si piazza 46ª, mentre Genova sale di 11 gradini arrivando al 43° posto. In miglioramento anche le già citate Bologna, che rimane tra le prime dieci ma a +5 sul 2024, e Milano (+4), che torna in top 10 piazzandosi all'8° posto. Torino sale di una posizione (57ª). La prima area metropolitana del Mezzogiorno, inteso nella sua accezione più ampia che comprende anche le isole, è Cagliari, che sale di cinque posizioni e si piazza 39ª, seguita da Bari (67ª, ma in calo di due posizioni), Messina (91ª), Catania (96ª, in calo però di 13 posizioni), Palermo (97ª) e Napoli (104ª) e Reggio Calabria, ultima per il secondo anno consecutivo. Rimane forte il divario tra Nord e Sud: una spaccatura geografica che, in 36 edizioni della Qualità della vita, non ha accennato a sanarsi, nonostante i punti di forza del Mezzogiorno nella demografia, nel clima, nel costo della vita decisamente più accessibile, e i fondi (inclusi quelli del Pnrr) che negli anni hanno contribuito a dare una spinta alle imprese e al Pil di questi territori. Le ultime 22 classificate, infatti, continuano a essere province meridionali.