Regionali Calabria, Belcastro (Dp): «Non arrivo da spettatrice, ho già amministrato e lottato per cambiare le cose»
L’ex sindaco di Caulonia e già consigliere metropolitano alla sfida elettorale: «Il mio un percorso fatto di impegno e responsabilità»
Consigliere, assessore e già sindaco di Caulonia. Presidente dell’Assocomuni della Locride e consigliere metropolitano di Reggio. E poi ancora dirigente di partito e politica di lungo corso. C’è anche Caterina Belcastro tra i candidati alla carica di consigliere alle elezioni regionali di questo fine settimana. Il suo nome figura nella lista dei Democratici e Progressisti a sostegno di Pasquale Tridico e a “Il Reggino” ha spiegato la sua visione di Calabria e motivi che l’hanno spinta a mettersi in gioco per la prima volta alla ricerca di un posto nell’assemblea di Palazzo Campanella.
Dalle infrastrutture alla sanità, tanti troppi i gap raccontati dall’opinione pubblica. Come si fa una scala di priorità per la Calabria e quale è la sua?
«Ha perfettamente ragione, i gap sono tanti, troppi. E spesso si sommano tra loro, aggravandosi a vicenda. Ma è proprio per questo che serve una scala di priorità seria, credibile, costruita non in base agli annunci, ma ai bisogni reali delle persone. E la mia scala di priorità parte da una parola chiave: diritti. La prima emergenza certamente la sanità pubblica. La sanità in Calabria è un’emergenza strutturale. Non si può parlare di sviluppo, di lavoro, di turismo se manca la sanità. Se una madre deve percorrere decine di chilometri per far visitare suo figlio. Se un anziano non può curarsi vicino casa. La mia priorità numero uno è riportare la sanità pubblica al centro. Basta con i commissariamenti infiniti, basta con i primari che mancano, con i pronto soccorso in affanno, con le liste d’attesa da mesi. Serve assumere personale, investire in medicina territoriale, mettere in funzione gli ospedali che esistono ma non sono operativi. È una questione di dignità. Di giustizia».
Per Belcastro «La seconda priorità è collegare la Calabria a sé stessa e al resto del Paese. Strade, ferrovie, porti, aeroporti. Non possiamo parlare di turismo, impresa, agricoltura o lavoro se i cittadini impiegano due ore per percorrere 60 chilometri o se l’unico treno per Roma parte all’alba. Serve un piano straordinario con fondi europei e PNRR (laddove ancora utilizzabili), con una regia regionale forte, per sbloccare le opere ferme e farne partire di nuove, con trasparenza e tempi certi. La mobilità non è solo un problema tecnico, è un diritto sociale».
Occhiuto guarda oltre il voto e illustra l’agenda della prima settimana: «Reddito di merito e poi sanità». Tridico: «Fake news»E poi ancora «Creare opportunità per i giovani. I nostri ragazzi sono bravissimi, ma li stiamo perdendo. Vogliamo incentivare chi investe, chi assume, chi innova. Sostegno alle start-up, all’artigianato, all’agricoltura moderna, al turismo sostenibile. Serve una Regione che sia alleata delle imprese sane e che aiuti i giovani a non partire o a tornare. Io non prometto miracoli, ma ascolto e ho un’agenda chiara. Partiamo da ciò che è essenziale, come salute, mobilità, lavoro e poi allarghiamo lo sguardo su ambiente, cultura, legalità, innovazione. La Calabria ha bisogno di una Regione che scelga, che non rimandi, che non abbia paura di decidere. E io sono pronta a farlo.
«Cosa terrei del programma del mio avversario? Ci sono alcune proposte e investimenti che, si possono considerare utili e su cui si può costruire un dialogo concreto, se si mettono in chiaro vincoli, trasparenza, priorità sociali. Come gli investimenti sulla statale 106. Il centrodestra ha puntato molto su opere strategiche con stanziamenti importanti. È ragionevole da parte mia accettare che le infrastrutture sono fondamentali, servono per collegare meglio, per diminuire il divario territoriale, per rendere più accessibili servizi, per lo sviluppo economico locale. Se è reale, se si concretizza, è un passo avanti. Il potenziamento dei collegamenti è utile in particolare per le aree interne, che soffrono di isolamento».
Secondo Belcastro servono «Interventi urgenti per la sanità, se reali e misurabili. Il centrodestra sostiene di aver “ricostruito ospedali”, di aver riattivato alcune strutture, e di essere impegnato con l’emergenza sanitaria. Se queste riaperture sono reali, monitorabili, se emergono risposte concrete alla carenza di medici e tempi d’attesa, sono elementi su cui fare leva, anche per chiedere che il pubblico funzioni davvero, su tutto il territorio».
Regionali, Donzelli a Locri per Calabrese e FdI: «La rivoluzione di Occhiuto non può essere interrotta»Per l’ex sindaco di Caulonia ci sono tuttavia diversi aspetti del programma del centrodestra che andrebbero fortemente corretti «perché rischiano di restare promesse vuote, causare inutili sprechi, o aggravare disuguaglianze. Opere faraoniche senza copertura chiara, senza programmazione trasparente, senza verifica ambientale e di impatto sociale. Il “Ponte sullo Stretto” è simbolo potente, ma rischia di diventare una grandiosa promessa poco utile se non collegato bene a infrastrutture esistenti, se costa troppo, se non si valuta davvero il ritorno sul territorio. Spesso accade che si annuncino cantieri, stanziamenti, impegni formali, ma i tempi slittano, i bandi ritardano, le opere previste accessorie non partono».
Capitolo Sanità. «Dove sono le 101 strutture assistenziali territoriali? Reparti chiusi e mancanza di personale indicano che molti obiettivi del centrodestra non sono stati realizzati. Cestinerei la retorica dell’“abbiamo ricostruito tutto”, serve che le promesse sanitarie diventino fatti tangibili, che ogni cittadino abbia accesso, che non ci siano sanità a più velocità».
Belcastro parla di «Promesse e programmi troppo generici, con mancanza di priorità sociale. Alcune proposte vengono presentate in termini generali “più infrastrutture”, “sviluppo”, “ponte”, “alta velocità” ma senza dire concretamente quando, come, con quale impatto sugli abitanti, sulle zone più deboli. Mancano spesso misure specifiche per i giovani, per il lavoro, per il contrasto alla povertà, per le disuguaglianze territoriali. Il rischio è che le opere infrastrutturali non tengano conto del dissesto, della sostenibilità ambientale, del cambiamento climatico. Molti progetti grandi impattano ambiente, biodiversità, coste, faglie geologiche. Servono studi, verifiche, partecipazione pubblica. Alcuni programmi sembrano fatti “dall’alto”, senza coinvolgere davvero i territori, i piccoli comuni, le aree interne. Questo crea scontento, distacco, diffidenza. Se non ascolti le persone nei borghi, non capisci che cosa serve davvero, servizi minimi, collegamenti, trasparenza. Insomma, terrei ciò che è concreto, utile, partecipato e cestinerei ciò che è fumoso, divisivo o ideologico senza risorse. Perché la Calabria non può più accettare mezze promesse. Servono cose che funzionano, ora».
«Mi candido al Consiglio regionale della Calabria perché sento il dovere di mettere a disposizione di questa terra l’esperienza maturata negli anni, il legame profondo con i territori e una visione chiara del cambiamento di cui abbiamo bisogno. Non arrivo a questa sfida da spettatore o da tecnico calato dall’alto: arrivo da chi ha già messo le mani nella realtà, da chi ha già lavorato, ascoltato, e lottato per migliorare le cose, passo dopo passo. Un percorso fatto di impegno e responsabilità. Da ex sindaco ho imparato quanto conti l’ascolto delle nuove generazioni, la forza delle idee che nascono dal basso, la necessità di dare voce a chi spesso non l’ha mai avuta. Da ex consigliere metropolitano, ho toccato con mano i problemi quotidiani dei cittadini, la complessità delle istituzioni, ma anche le potenzialità straordinarie che la nostra Calabria può esprimere quando c’è volontà politica e competenza. Perché oggi? Perché adesso? Perché la Calabria non può più permettersi governi distratti, né consiglieri silenziosi. Servono persone che conoscano la macchina pubblica, non abbiano mai perso il contatto con le piazze, con le periferie, con le aree interne, con i giovani. Mi candido perché credo in una Regione che ascolta, che agisce, che smette di rincorrere le emergenze e inizia a costruire soluzioni. Il mio impegno sarà lavorare per una sanità pubblica efficiente e accessibile, vicino ai territori. Investire davvero in mobilità, lavoro giovanile, servizi locali. Dare dignità ai piccoli Comuni, rilanciando le aree marginalizzate. Sostenere un’amministrazione regionale trasparente, competente e presente. Non mi candido per occupare una poltrona. Mi candido per rappresentare una comunità che chiede risposte, una generazione che vuole restare, un Sud che non chiede più assistenza, ma opportunità. E porterò in Regione il coraggio, la concretezza e la passione che ho sempre avuto nel mio percorso».