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04/10/2025 ore 07.46
Attualità

San Francesco d’Assisi, la fede luminosa del santo che parla ancora al mondo: l’Italia gli dedica una festa nazionale il 4 ottobre

A ottocento anni dalla sua morte, questa figura resta simbolo di pace, povertà e fraternità universale. Dal 2026 il “suo” giorno diventerà un omaggio all’eredità spirituale, civile e culturale di un santo che ha rivoluzionato la Chiesa dall’interno

di L. F.
San Francesco d'Assisi

San Francesco d’Assisi rimane, a ottocento anni dalla sua morte, una delle figure più amate e universali del cristianesimo. Un santo che appare sempre giovane, brillante, allegro, felice, capace di parlare al cuore dei credenti, ma amatissimo anche dai non credenti. Francesco ha denunciato con la sua vita gli eccessi e la mondanità della Chiesa medievale, senza mai uscirne e senza mai contestare l’autorità del papa. Ha saputo rivoluzionarla restando dentro, fondando un ordine religioso di frati mendicanti e poveri. Per tanti nel mondo è diventato simbolo di pace, di amore per la natura, di sobrietà evangelica vissuta con gioia e leggerezza. La sua attualità è tale che, per decisione del Parlamento, dal prossimo anno il 4 ottobre – giorno in cui si celebra la sua memoria – diventerà festa nazionale, un riconoscimento che va oltre la dimensione religiosa per toccare quella civile e culturale del nostro Paese. La sua grande attualità nella Chiesa è dimostrata anche dal fatto che il cardinale Bergoglio, eletto al Soglio di Pietro, ha assunto il nome di Francesco, ispirando il suo papato al santo povero e gioviale, lottando a sua volta contro la corruzione e proponendo un modello di vita spirituale distaccato dai beni materiali, dalla ricchezza e dagli eccessi. San Francesco abbracciava i lebbrosi, Papa Francesco ha abbracciato gli ultimi, i migranti, gli esclusi dalla società.

San Francesco fu il primo, in un’epoca segnata da potere e ricchezze, a proporre con forza una Chiesa povera tra i poveri. Non si mise mai fuori dalla comunità ecclesiale, non fondò modelli alternativi, ma scelse di denunciare le storture e la corruzione restando dentro, con coraggio e con una radicalità che non lasciava spazio a compromessi. Nel modo di diffondere il cristianesimo e il messaggio evangelico, fu senza dubbio un rivoluzionario: nato in una famiglia benestante, rinunciò a tutto, ai beni, all’eredità e agli agi da mercante che lo attendevano, per sposare in toto la povertà e farne il fondamento di ogni sua scelta, trasformandola in motivo di gioia.

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Francesco celebrò il Creato, guardando al mondo non come a una proprietà da sfruttare, ma come a una famiglia di fratelli e sorelle. Con il suo Cantico delle Creature ci ha lasciato un inno d’amore alla natura che oggi viene letto come un manifesto spirituale e, in un certo senso, ecologico. Non parlava di ambiente come lo intendiamo noi, ma sapeva vedere la terra, l’acqua, il sole, la luna, gli animali come fratelli e sorelle da rispettare, non da dominare. “Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle: in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle. Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento”. Con queste parole anticipò una sensibilità verso l’ambiente che nei secoli successivi si sarebbe persa e che solo in tempi recenti la Chiesa, anche grazie a papa Francesco con l’enciclica Laudato si’, ha riscoperto e posto al centro del suo impegno.

Francesco fu santo, mistico e profeta, ma anche uomo concreto, con l’obiettivo di cambiare la vita della Chiesa. Fondò una comunità religiosa con i suoi primi numerosi seguaci, che avrebbe avuto un impatto notevole sulla storia ecclesiale e sull’Europa. Nel 1209 ottenne, dopo molte insistenze, l’approvazione orale da papa Innocenzo III della prima forma di regola del suo ordine, e nel 1223 Onorio III approvò la Regola bollata, dando pieno riconoscimento ai frati minori. Questi religiosi, mendicanti e itineranti, rompevano con la tradizione monastica dell’epoca e segnarono una svolta. Nei secoli successivi i francescani – minori, conventuali e cappuccini – hanno continuato a incarnare il suo messaggio di povertà, umiltà e fraternità, diventando una delle famiglie religiose più diffuse al mondo, ancora oggi presente in decine di Paesi.

La popolarità di Francesco non è mai venuta meno. Assisi continua ad essere meta di migliaia di fedeli da tutto il mondo, città che nel tempo è diventata non solo luogo di fede, ma anche di dialogo e di pace. Tanti papi hanno visto in lui un esempio e un modello di vita. Ancora oggi Francesco rimane una fonte di ispirazione, capace di parlare al mondo con il volto felice del cristianesimo. Non come quei predicatori cupi e minacciosi che per secoli hanno diffuso l’immagine di un Dio terribile e vendicativo. Francesco era un giovane che aveva scelto la vita religiosa, ma sapeva cantare, ridere, danzare, e riusciva a rendere la fede luminosa, contagiosa, un ideale di libertà e gioia. Incarnava il Vangelo non come peso o condanna, ma come vita piena e liberante. È forse per questo che continua a parlare a generazioni lontane, a credenti e non credenti, a culture diverse. In questa nostra epoca segnata da conflitti, violenza e odio, il suo messaggio è più attuale che mai: custodire la natura, combattere la corruzione e l’ingiustizia, vivere la povertà con amore, amare gli ultimi della terra.

Dal prossimo anno, in Italia, il 4 ottobre tornerà ad essere festa nazionale. Non sarà soltanto un giorno in più di calendario rosso, ma il riconoscimento della grandezza di un giovane frate che predicava la pace, la fraternità e l’amore per la natura. Un santo che non smette di parlare al nostro tempo e che ancora oggi rappresenta il volto più umano, sorridente e universale del cristianesimo.