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08/12/2025 ore 17.51
Attualità

Sandokan, quando la satira televisiva conferma le denunce e richiede risposte

La nota trasmissione satirica in un servizio di Michele Macrì riprende l’inchiesta di LaC dello scorso 11 agosto gettando una nuova luce sulla vicenda della serie televisiva prodotta da Lux Vide, in collaborazione con Rai Fiction, e il sostegno della Calabria Film Commission

di Redazione Cronaca

Il servizio di Michele Macrì su Striscia la Notizia, riprendendo l’inchiesta di LaC dello scorso 11 agosto, getta una luce nuova sulla vicenda. Dopo la nostra denuncia, il caso ha fatto il giro delle redazioni nazionali, fino a diventare una denuncia pubblica diffusa su scala nazionale.

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Nel corso di Striscia è stata letta una nota della Calabria Film Commission che tentava di giustificare la spesa: la scenografia, si afferma, era stata acquistata come struttura permanente, “pregevole”, destinata a durare. Ma la realtà — come mostrano le immagini di ieri e quelle di oggi — racconta tutt’altro. E quando a denunciarlo non è solo una testata regionale, ma un programma di grande audience nazionale, la domanda diventa inevitabile: chi è responsabile di tutto questo? Come sono stati spesi quei 560mila euro?

Di fronte a questo scenario, non gridiamo allo scandalo per lo scandalo, non lo abbiamo mai fatto. Ma è lecito chiedere trasparenza, chiarezza. Per poi pretendere manutenzione, valorizzazione delle opere realizzate con soldi pubblici. Ma, prima di tutto, almeno un rendiconto chiaro dell’intera operazione. E se è servita a qualcosa.

Riprendendo l’acuta analisi del nostro Gianfranco Donadio dopo la messa in onda del nuovo Sandokan, ecco cosa è venuto fuori: «Il nuovo Sandokan è costato quanto un film kolossal […] Ha fatto sì che per qualche mese il nome “Calabria” fosse pronunciato in conferenza stampa accanto a parole come “location perfetta”, “paradiso inesplorato”, “respiro della storia”. Tutto vero. Tutto giusto. Tutto meritato. […] Ma poi arriva la messa in onda e il miracolo si spegne. Il motivo è semplice: questa non è un nuovo Sandokan. È una fanfiction da 25 milioni di euro. […] E la Calabria? È usata come fondale da cartolina: non respira, non puzza di alghe e sudore, non ha la violenza della natura che Salgari descriveva. È una Calabria da dépliant turistico, non da romanzo d’avventura».

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Meritavamo qualcosa in più. Ma soprattutto meritano più rispetto i contribuenti calabresi, che sono quelli che hanno pagato l’operazione. Quando i soldi sono pubblici, significa che chi amministra ne deve rispondere. E deve essere chiaro. Così come continuiamo a chiedere chiarezza su tante operazioni portate a termine dalla Film Commission negli anni.