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18/05/2025 ore 16.32
Attualità

«Sara, ti ho amato ma non ho saputo dirtelo e così sono diventato un’ombra»

Il rapporto con la migliore amica diventa una passione. Nascosta per paura mentre l’oggetto del desiderio s’innamora di un altro uomo: «Sono rimasto fermo come un cretino, ora sto cercando di lasciarla andare»

di Un pavido

Ecco le vostre storie che narrano di amori e di passioni. Questa è la terza storia arrivata alla nostra redazione e che vi proponiamo ovviamente in forma anonima.

Se anche tu hai una storia da raccontarci scrivici a redazione@lactv. it.

Non so quando è successo. Non c’è stato un momento preciso, tipo quelli che vedi nei film dove tutto cambia in un secondo. È stato più come un fastidio che cresce piano, come quando hai una scheggia sotto la pelle e non te ne accorgi finché non inizia a far male. Sara era la mia migliore amica. Punto. Ridevamo, ci mandavamo messaggi stupidi, passavamo serate a parlare di niente. Ma poi, non so, qualcosa è scattato. E io mi sono incasinato.

All’inizio era solo lei che mi faceva stare bene. Quando ero con lei, il mondo sembrava meno pesante. Aveva questo modo di ridere, con la testa all’indietro, che mi faceva venir voglia di fermare il tempo. “E tu, cosa vuoi dalla vita?”, mi chiedeva, e io non lo sapevo, ma volevo lei. Lei che sorrideva e non lo sapeva. Non sapeva che ogni volta che mi guardava, io ci vedevo qualcosa di più. Siamo stati amici per anni. Condividevamo tutto: le figuracce a scuola, i sogni mezzi rotti, le serate a mangiare pizza sul divano.

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Ma a un certo punto, non era più abbastanza. Io volevo di più. Non so se era amore, desiderio, o solo la paura di perderla. Ma quando lei ha iniziato a parlare di Matteo, questo tizio che aveva conosciuto all’università, ho sentito qualcosa spezzarsi. Lui era tutto quello che io non ero: sicuro di sé, con quel sorriso da stronzo che piace a tutti. Lei lo nominava e le si illuminavano gli occhi. Io, invece, mi sentivo un idiota.

Una sera, eravamo al bar, e lei non faceva che parlare di lui. “Matteo ha detto questo, Matteo ha fatto quello”. Io annuivo, ma dentro mi ribolliva tutto. Avrei voluto dirle: “E io? Non mi vedi?”. Ma niente, le parole mi si bloccavano in gola. Come dice Mahmood, “cerco un posto nel tuo caos, ma non lo trovo”. Ecco, io ero lì, perso nel suo caos, e lei non se ne accorgeva.

Non fraintendetemi, non ero ossessionato. Non stavo lì a scrivere poesie o a stalkerarla. Ma ogni volta che ci vedevamo, era una pugnalata. Il modo in cui mi abbracciava, come se fossi suo fratello. Il modo in cui mi raccontava di Matteo, come se fossi un diario. Io volevo essere altro. Volevo che mi guardasse come guardava lui. Ma non l’ho mai detto. Paura? Orgoglio? Non lo so. Forse entrambe.

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Una volta, a una festa, l’ho vista ballare con lui. Lei rideva, lui la teneva per la vita. Io ero in un angolo, con una birra in mano, a fingere che non me ne fregasse niente. Ma dentro era un casino. T’amo ma non so dirtelo. Ecco, era esattamente così. Avrei voluto avvicinarmi, prenderla per mano, dirle tutto. Ma sono rimasto fermo, come un cretino.

Poi le cose sono cambiate. Lei e Matteo sono diventati una coppia, e io sono diventato… boh, un’ombra. Ci vediamo ancora, ogni tanto. Ma non è più lo stesso. Lei è felice, credo. Io sto imparando a lasciarla andare. Non è facile, però. Come dice Baglioni, “strada facendo, vedrai, che non sei più solo”. Ma per ora, sono solo con questo peso che non so spiegare.

Non so se lei abbia mai capito qualcosa. Forse un giorno glielo dirò, o forse no. Magari questa storia non ha un senso, non ha una morale. È solo un pezzo di me che dovevo buttare fuori. Non sono bravo con queste cose, con i sentimenti messi nero su bianco. Ma se c’è una cosa che ho imparato, è che l’amicizia è una cosa fragile. E l’amore, a volte, è solo un casino che ti porti dentro.