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05/05/2025 ore 19.34
Attualità

Shoah, il prof Unical Carlo Spartaco Capogreco: «Vi spiego cosa furono i campi di Salò»

VIDEO | Il professore ordinario di Storia Contemporanea dell’Unical ricostruisce nel suo ultimo libro il ruolo e le responsabilità del fascismo nella persecuzione degli ebrei

di Emilia Canonaco

In occasione dell’ottantesimo anniversario della Liberazione italiana dal nazi-fascismo, lo storico Carlo Spartaco Capogreco dà alle stampe (per i tipi di Einaudi) il libro “I Campi di Salò“. Il professore ordinario di Storia Contemporanea dell’Università degli Studi della Calabria e presidente della Fondazione Ferramonti di Tarsia contribuisce – con il suo prezioso e approfondito lavoro di ricerca – a consolidare le basi di una memoria collettiva, legata a filo doppio al venir meno, uno dopo l’altro, dei testimoni diretti di una pagina buia e vergognosa del nostro Paese.

Le date circoscrivono, passo dopo passo, le tappe di un percorso che, inesorabilmente, è destinato a concludersi con la deportazione degli ebrei arrestati in Italia nei campi di concentramento nazisti: la pubblicazione del “Manifesto della razza” nel luglio del 1938, il censimento degli ebrei avviato ad agosto, l’emanazione delle leggi razziali (che il professore Carlo Spartaco Capogreco preferisce definire razziste) a settembre, le modifiche del Codice civile italiano che limitano la personalità giuridica delle persone in base alla razza apportate a dicembre dello stesso anno e via via, fino allo sterminio finale.

L’internamento degli ebrei è regolato dall’istituto giuridico del Confino, introdotto in Italia nel 1926 e applicato nei confronti degli avversari politici. La destituzione di Mussolini decisa dal Gran Consiglio del fascismo nella celebre seduta del 25 luglio 1943, la formazione del Governo guidato da Pietro Badoglio (che inizialmente mantiene in vigore le leggi razziali) e l’Armistizio firmato l’otto settembre dello stesso anno ridanno gradualmente la libertà agli ebrei italiani. Ma si tratta di un’illusione destinata a svanire nel giro di pochi mesi.

L’Italia è spezzata in due: gli Alleati anglo-americani sbarcano in Sicilia il nove luglio e il tre settembre arrivano a Reggio Calabria. A un Mezzogiorno liberato, si contrappone il resto del Paese che rimane ancora sotto il controllo nazista. Mussolini, prigioniero sul Gran Sasso, viene liberato dai tedeschi e trasferito in Germania. Hitler gli propone la guida di un nuovo Stato fascista: nasce così la Repubblica di Salò.

È adesso che per gli ebrei si apre un’altra pagina dolorosa, la più dolorosa: inizia ufficialmente la Shoah. Il Governo stanzia 35 milioni di lire e il ministro dell’Interno chiede ai capi delle Province di sapere quali e quanti campi siano ancora funzionanti. In alternativa, vengono utilizzate le carceri come luoghi di internamento degli ebrei, in attesa del loro trasferimento nei campi di concentramento nazisti.

Il rastrellamento più numeroso è quello attuato il 16 e 17 settembre 1943 nel ghetto di Roma, con il supporto della Questura: delle 1.259 persone catturate, ne vengono deportate 1.022. Mussolini non gradisce che sul territorio vengano rastrellati cittadini italiani da parte dei tedeschi senza alcun preavviso, ma non protesta ufficialmente, e diviene complice della “soluzione finale”.

La permanenza nei “Campi di Salò” è breve: da qualche giorno a poche settimane. A Milano, il tristemente noto “Binario 21” – oggi sede del Memoriale della Shoah – vede partire convogli carichi di uomini, donne e bambini che, nella maggior parte dei casi, non faranno più ritorno a casa.