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14/10/2025 ore 15.33
Attualità

Nel Sud che si spopola e perde servizi gli stranieri tengono in piedi l’economia e la speranza

I dati di Caritas-Migrantes: in crescita l’occupazione e le nascite grazie a chi arriva da fuori. Nel Mezzogiorno aumentano le assunzioni (+13,6%) ma restano disuguaglianze e sfruttamento

di Redazione Attualità

Oltre 24 milioni di occupati in Italia, di cui più di 2,5 milioni stranieri: il 34° Rapporto Immigrazione Caritas-Migrantes fotografa un Paese che, pur attraversato da fragilità sociali e disuguaglianze territoriali, continua a reggersi sull’apporto dei lavoratori immigrati.

Il tasso di occupazione complessivo sale al 61,3%, ma la media nasconde forti divari: cala l’occupazione tra i non comunitari (57,6%, -3,3 punti) e resta stabile tra i comunitari (62,2%). La disoccupazione diminuisce nel complesso, ma la forbice resta ampia: 10,2% tra gli stranieri, contro 6,1% tra gli italiani.

Sud in movimento: più assunzioni e più speranza

Se il Nord continua a concentrare la maggioranza dei contratti, sono il Sud e le Isole a segnare il passo più dinamico: qui le assunzioni di stranieri crescono del 13,6% in un anno, un incremento quasi doppio rispetto al resto del Paese.

Pur con un’incidenza minore (16,6% sul totale), il Mezzogiorno si rivela così il terreno dove il lavoro migrante contribuisce in modo più evidente a sostenere interi comparti produttivi.

Agricoltura, turismo, logistica e assistenza domestica restano i settori chiave. Dal 2010 al 2024 i lavoratori stranieri in agricoltura sono raddoppiati, superando le 426mila unità.

Ma insieme al dinamismo, il Rapporto denuncia «le contraddizioni di un sistema che ancora tollera caporalato, lavoro grigio e sfruttamento digitale», piaghe che colpiscono soprattutto le campagne meridionali.

Il Sud non si spopola grazie ai migranti

Oggi in Italia vivono oltre 5,4 milioni di stranieri, pari al 9,2% della popolazione.

Nel 2024 più di un quinto dei nuovi nati (21%) ha almeno un genitore straniero: un dato che, sottolineano Caritas e Migrantes, «rende evidente il contributo strutturale delle famiglie migranti alla rigenerazione demografica del Paese».

Nel Sud, dove lo spopolamento minaccia interi territori, la presenza straniera è spesso ciò che mantiene vivi scuole, servizi e attività economiche di base.

Le 217mila acquisizioni di cittadinanza registrate nel 2024 ne sono un segnale: nelle aree interne del Mezzogiorno, nuovi italiani arrivati da Bangladesh, Albania, Marocco e Perù alimentano un tessuto sociale che altrimenti si sarebbe svuotato.

Povertà e casa: un divario ancora aperto

Resta però profondo il divario economico: il 35,1% degli stranieri vive in povertà assoluta, contro il 7,4% degli italiani.

Il rapporto parla chiaro: 1,7 milioni di persone straniere si trovano sotto la soglia della povertà, pari a quasi un terzo dei poveri assoluti in Italia.

Nel Mezzogiorno, la questione abitativa resta critica: dai ghetti agricoli del Foggiano alle baraccopoli della Piana di Gioia Tauro, fino alle occupazioni urbane di Palermo e Napoli, si registrano condizioni «di forte vulnerabilità, aggravate da barriere e discriminazioni».

Scuola e giovani: nuove generazioni cresciute nel Sud

Nell’anno scolastico 2023/2024 gli studenti con cittadinanza non italiana sono 910.984, l’11,5% del totale.

Molti di loro sono nati in Italia e frequentano le scuole del Sud, dove la convivenza multiculturale è già realtà quotidiana.

«Sono ragazzi italiani di fatto, anche se non ancora di diritto», sottolineano Caritas e Migrantes, che nel titolo del rapporto — “Giovani, testimoni di speranza” — trovano la chiave per leggere il futuro: «Il contributo umano e simbolico dei giovani di origine straniera è una risorsa per la rinascita del Paese».

Religioni e convivenza nel Mezzogiorno

I cristiani restano la maggioranza assoluta degli stranieri (51,7%), ma cresce la componente musulmana (31,1%), con una presenza sempre più visibile anche nel Sud.

Nel Meridione, dove la religione è ancora un forte collante sociale, la pluralità di fedi — cattolici filippini, ortodossi romeni, musulmani marocchini e bangladesi — diventa spazio di dialogo e partecipazione, più che di conflitto.

Criminalità e percezioni: «Non un binomio automatico»

Il Rapporto smonta infine la narrazione che lega immigrazione e criminalità. Al 31 dicembre 2024 i detenuti stranieri erano 19.694, pari al 31,8% del totale, una quota stabile da anni.

Dietro lo squilibrio numerico si celano disuguaglianze strutturali — nell’accesso al lavoro, alla giustizia, alla casa — e non una «maggiore propensione al reato».

«Ridurre la criminalità significa investire in inclusione, non in stigmatizzazione», ammonisce il dossier.

Il Sud come laboratorio del futuro

Dai campi agricoli della Capitanata alle scuole di Napoli e Palermo, il Sud si conferma laboratorio di convivenza e di rinascita sociale.

Un territorio in cui l’immigrazione non è più solo un tema d’emergenza, ma una realtà strutturale e vitale, capace di generare lavoro, cultura e futuro.

«Dietro le cifre ci sono volti, storie e comunità che tengono insieme l’Italia – conclude il Rapporto –, un Paese che, grazie anche agli stranieri, continua a credere nella speranza».