Terremoti, i Campi Flegrei chiamano e la Calabria risponde: i rischi in caso di eruzione del super vulcano
Una caldera che si solleva a ritmo preoccupante, faglie attive e coste vulnerabili: cosa può accadere nel Mezzogiorno (e sulla nostra pelle) se la polveriera di Pozzuoli dovesse esplodere
Il suolo calabrese trema da sempre. La storia di questa regione, affacciata sul Mediterraneo, è scritta nelle sue ferite più profonde: terremoti devastanti, maremoti, crolli e tragedie che hanno lasciato il segno nella memoria collettiva. E mentre la terra calabrese continua a convivere con il rischio sismico, gli occhi dell’Italia – e non solo – sono puntati con crescente preoccupazione su un altro gigante addormentato: i Campi Flegrei, in Campania.
Negli ultimi mesi, proprio qui, nella caldera vulcanica alle porte di Napoli, si sta registrando una nuova impennata di attività sismica. Piccole scosse, ma sempre più frequenti. Il fenomeno si chiama bradisismo: il suolo si solleva lentamente, centimetro dopo centimetro, come se qualcosa sotto volesse prendere fiato. In tanti ricordano i mesi caldi del 1984, quando la paura spinse migliaia di persone ad abbandonare le case di Pozzuoli. Oggi la situazione è diversa, la scienza è più avanti, ma la tensione resta.
Tra i calabresi comincia a farsi strada una domanda inquietante: cosa succederebbe in Calabria se i Campi Flegrei dovessero davvero eruttare?
Un rischio silenzioso sotto i nostri piedi
Prima di guardare a nord, è bene ricordare che la Calabria non ha bisogno di eventi esterni per tremare. La regione si trova in una delle aree più sismiche d’Europa. Basta sfogliare le pagine della storia per imbattersi in date tragiche: il terribile terremoto del 1783, con le sue cinque scosse distruttive e decine di migliaia di morti; o quello di Messina e Reggio Calabria del 1908, il più potente mai registrato in Italia, con il suo devastante maremoto.
Nonostante non ci siano vulcani attivi in Calabria, il territorio è segnato da profonde fratture geologiche che ne fanno un “laboratorio” naturale di instabilità. La placca africana spinge e comprime, creando le condizioni per scosse che possono avvenire in ogni momento.
Campi Flegrei: cosa sta succedendo davvero?
I Campi Flegrei, quel vasto cratere nascosto sotto i quartieri occidentali di Napoli e il golfo di Pozzuoli, sono un supervulcano conosciuto in tutto il mondo per la loro potenziale pericolosità. La caldera, larga più di 12 chilometri, si sta sollevando a un ritmo preoccupante: circa 30 millimetri al mese. Dall’inizio del 2024 si sono registrate oltre 1.800 scosse, alcune chiaramente percepite dalla popolazione.
Gli scienziati dell’INGV monitorano costantemente l’area, precisando che – almeno per ora – non ci sono segnali chiari di un’eruzione imminente. Ma la storia insegna che in un sistema vulcanico complesso come questo, le cose possono cambiare rapidamente. In caso di necessità, è pronto un piano di evacuazione per oltre 500.000 persone in 72 ore.
Calabria e Campi Flegrei: un legame inatteso
Ed è qui che la domanda dei calabresi trova spazio. Se i Campi Flegrei dovessero eruttare, la Calabria potrebbe essere coinvolta? La risposta, sebbene rassicurante sotto certi aspetti, merita attenzione.
In caso di un’eruzione di media o grande intensità, le ceneri vulcaniche potrebbero essere trasportate dai venti fino alle coste tirreniche della Calabria. Un’eventualità che, seppur rara, metterebbe in crisi non solo la qualità dell’aria, ma anche la viabilità, le coltivazioni, la salute pubblica.
Gli esperti sottolineano che un’eruzione particolarmente violenta potrebbe, in teoria, causare anche movimenti sismici secondari lungo le faglie calabresi, già notoriamente instabili.
Ancora più remoto ma non impossibile è il rischio tsunami: se l’eruzione coinvolgesse in qualche modo il mare, le onde anomale potrebbero attraversare il Tirreno, colpendo in primis le coste campane e calabresi.
La prevenzione come unica via
Il messaggio degli scienziati è chiaro: prevenire è meglio che rincorrere le emergenze. In Calabria, dove la memoria storica dei terremoti è ancora viva, servono piani aggiornati, infrastrutture antisismiche, formazione capillare. L’eventuale crisi dei Campi Flegrei potrebbe richiedere anche alla Calabria di accogliere sfollati o di far fronte a disagi legati alla cenere o alle perturbazioni atmosferiche.
Oggi la scienza non prevede un’eruzione a breve, ma la natura ci insegna che la calma può essere ingannevole. Il bradisismo dei Campi Flegrei non è solo un fenomeno locale: è un richiamo a restare vigili in tutto il Mezzogiorno.