Un ponte oltre le sbarre, a Catanzaro una partita speciale coinvolge genitori detenuti e i loro figli
L’iniziativa ha permesso di alimentare il senso di continuità familiare, troppo spesso messo a dura prova dalla detenzione: «È stato un regalo»
Anche quest’anno l’iniziativa “La partita con mamma e papà”, promossa dall’Associazione Bambini senza Sbarre, ha fatto tappa nella Casa Circondariale Ugo Caridi di Catanzaro, coinvolgendo detenuti, che hanno partecipato numerosi, famiglie e volontari in una giornata all’insegna dell’incontro, della leggerezza e del legame familiare.
Nel campo sportivo della struttura – si legge nel comunicato stampa dei promotori - si è disputata una partita speciale: genitori detenuti e i loro figli insieme, per condividere un momento di normalità e affetto. Tra sorrisi, abbracci e tifo caloroso, il calcio è diventato un pretesto per ricostruire ponti e alimentare il senso di continuità familiare, troppo spesso messo a dura prova dalla detenzione.
Il direttore dell’Istituto Patrizia Delfino, ha espresso grande soddisfazione per l’iniziativa: «Siamo entusiasti di poter ospitare eventi come questo, che mettono al centro l’umanità, la genitorialità e il valore della relazione affettiva. Il carcere non deve essere solo pena, ma anche occasione di rinascita».
Anche i detenuti hanno partecipato con emozione. Uno di loro ha raccontato: «Giocare con mio figlio è stato come uscire da qui, anche solo per un’ora. È stato un regalo che porterò nel cuore».
A conclusione della mattinata, è stato offerto un buffet preparato con cura dai volontari e la giornata è stata arricchita anche dalla donazione di alcuni gadget da parte dei volontari della Cappellania che operano quotidianamente all’interno dell’Istituto, a dimostrazione di una comunità solidale che non dimentica il valore del sostegno reciproco.
L’iniziativa – si legge nella nota stampa - rappresenta un chiaro esempio di quanto siano fondamentali le attività trattamentali in carcere, strumenti indispensabili per il recupero del legame sociale e familiare, per la responsabilizzazione della persona e per il suo futuro reinserimento. Investire su questi percorsi significa lavorare per una giustizia più giusta, capace di rieducare e offrire nuove possibilità.