Stroncata a 39 anni da una malattia rara, la famiglia avvia una raccolta fondi per sostenere la ricerca
Valeria Ferrari è morta il 27 giugno scorso dopo aver lottato per sei mesi contro una sindrome che non le ha lasciato scampo. Da Cariati parte un’iniziativa per ricordarla e aiutare chi può ancora farcela
Valeria Ferrari se n’è andata a poco meno di un mese dal suo quarantesimo compleanno. Avrebbe dovuto festeggiare il 23 luglio, invece il 27 giugno è morta stroncata da una malattia che l’ha trascinata via in appena sei mesi. Una febbre improvvisa manifestatasi a gennaio la strappa alla tranquillità del quotidiano per gettarla nell’inquietudine. Senza più una normalità e senza neanche un nome da dare al nemico che quella normalità sta distruggendo. Decine di esami, l’attesa, il nulla, poi la diagnosi. Sindrome emofagocitica. Una malattia di cui si conoscono pochissimi casi.
I mesi vanno avanti a passo pesante per Valeria e per chi le vuole bene. Le cure sono a base di farmaci sperimentali perché una terapia precisa non c’è. Si tenta, e si attende la risposta dell’organismo. Valeria sembra reagire bene. A maggio viene dimessa dall’ospedale in cui è ricoverata, il Policlinico Sant’Orsola di Bologna. Torna a casa, dal suo compagno.
Nel capoluogo emiliano vive ormai da anni. Ma quaggiù in Calabria in tanti hanno il fiato sospeso per lei. Valeria è cresciuta a Cariati. Nella cittadina ionica la notizia arriva con la violenza di un pugno nello stomaco. Agli inizi di giugno Valeria ha una ricaduta, il 7 torna in ospedale. La terapia che sembrava funzionare non riesce più a contrastare il male che avanza. Venti giorni dopo, la morte.
La storia potrebbe finire qui. Invece no. Vincenzo Ferrari è il fratello di Valeria. È lui a dar vita a una raccolta fondi nel nome di sua sorella. Per continuare quello che lei aveva iniziato. «Faceva donazioni alla Fondazione Policlinico Sant’Orsola. L’idea è partita da qui, dal suo esempio». Una prima parte dei fondi raccolti è già stata versata alla Fondazione, impegnata nella ricerca e nella cura delle malattie rare. «Inoltre nei giorni scorsi – racconta Vincenzo – il posto in cui Valeria lavorava, l’Acli Bologna, ha organizzato una messa per lei durante la quale sono stati raccolti ulteriori fondi, anche questi già donati».
La raccolta, intanto, prosegue. Man mano che si raggiunge una certa somma, Vincenzo la versa alla Fondazione. Ma c’è anche un’altra idea: «Vorrei far realizzare una targa da mettere nella cappella di famiglia al cimitero con inciso un pensiero in sua memoria a nome mio e di tutti i donatori».
L’intento, adesso, è diffondere l’iniziativa. Perché da tanto dolore possa nascere qualcosa di buono. Coerente a tutto quello che Valeria era. «Era speciale, e non lo dico perché sono suo fratello. Era per le cose giuste. Aveva sempre il sorriso ma quando qualcosa non le piaceva e si arrabbiava dovevi solo scappare». Si prende una pausa Vincenzo, perché non è facile racchiudere in poche parole una vita intera.
Valeria aveva un sacco di amici, tante persone che le volevano bene e che in questi giorni si stanno mobilitando assieme alla sua famiglia per promuovere la raccolta fondi. Era disponibile e premurosa. L’ultimo ricordo di suo fratello la descrive esattamente così: «Quando era ricoverata in ospedale, anziché preoccuparsi di se stessa, si preoccupava di me e dei miei bambini». Qui il link per partecipare alla raccolta: https://4fund.com/it/rzajgk