«A Milano c’è la ’ndrangheta come in Calabria»: la ricostruzione del pm nel processo Hydra descrive il sistema lombardo
Inizia la requisitoria nel maxi processo a 146 persone coinvolte nell’inchiesta che ha svelato l’alleanza tra clan calabresi, Cosa nostra e camorra. Tra due giorni le richieste di condanna per il rito abbreviato
A Milano c'è un «contesto mafioso» simile a quello calabrese, «né più né meno della Calabria». Così i pm della Dda milanese Alessandra Cerreti e Rosario Ferracane hanno iniziato la loro requisitoria nel filone del rito abbreviato, a porte chiuse e nell'aula bunker, per quasi 80 imputati, nel maxi procedimento "Hydra” a carico di 146 persone, scaturito dalle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo. Inchiesta su una presunta "alleanza" tra affiliati di Cosa Nostra, 'ndrangheta e camorra in Lombardia per fare "affari", ossia sul cosiddetto "sistema mafioso lombardo".
Nella maxi udienza, tra i 146 imputati 77 hanno scelto l'abbreviato, 59 l'ordinario dell'udienza preliminare, mentre gli altri puntano a patteggiare. La requisitoria, con la ricostruzione delle indagini e gli elementi di prova sulle vari posizioni, andrà avanti oggi fino al pomeriggio e si concluderà con le richieste di condanna nella prossima udienza tra due giorni. Mentre le difese parleranno il 17 e il 28 novembre, giorno in cui riprenderà pure il filone dell'udienza preliminare, sempre davanti al gup Emanuele Mancini.
Tra coloro a giudizio in abbreviato ci sono Giuseppe Fidanzati, figlio del boss di Cosa Nostra Gaetano Fidanzati, e Bernardo, Domenico e Michele Pace, che avrebbero fatto parte del mandamento della provincia di Trapani, con al vertice Paolo Aurelio Errante Parrino, parente di Matteo Messina Denaro. Parrino, invece, è in udienza preliminare. Al procuratore Marcello Viola e alla pm Cerreti, tra l'altro, nei mesi scorsi era anche stata rafforzata la scorta per minacce ricevute legate a queste indagini. Indagini passate pure per una decisione del gip che bocciò gran parte degli arresti, poi però confermati da Riesame e Cassazione.
«La ’ndrangheta cercava qualcosa di politico a destra»: il pentito Scarface racconta il tentativo di agganciare SantanchéNel frattempo, nella scorsa udienza il giudice aveva accolto la richiesta della Dda di acquisire nel processo i sei interrogatori, più altri atti a riscontro, di William Alfonso Cerbo, detto "Scarface", il nuovo pentito del maxi procedimento. Sulla tranche ordinaria dell'udienza preliminare, invece, c'è una riserva del giudice sull'acquisizione degli atti. Cerbo ha confermato ai pm l'ipotesi accusatoria in sei verbali, tra settembre e ottobre, con dettagli pure sul suo ruolo di "collettore economico a Milano del clan Mazzei di Catania". Oltre ad affari di tutti i tipi per decine di milioni di euro - dai traffici di droga all'usura al recupero crediti alle estorsioni, fino ad investimenti con infiltrazioni illecite in aziende, cliniche e nel settore delle costruzioni - negli interrogatori di Cerbo, con tante parti omissate, ci sono anche contrasti tra clan, omicidi (si parla del caso di 'lupara bianca' del boss catanese Gaetano Cantarella) e di presunte talpe nelle forze dell'ordine.