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31/10/2025 ore 20.03
Cronaca

«Abbiamo parlato con l’arbitro di serie A»: nell’inchiesta Penalty i progetti del gruppo Catanoso per truccare più partite

I soci del sistema pronti a cercare nuovi fischietti: «Ne ho due in D e uno di Cosenza di serie C». Previsti investimenti fino a 20mila euro per reclutare direttori di gara e allargare il giro delle scommesse

di Pablo Petrasso

«Siamo come fratelli». Luigi Catanoso, l’arbitro al centro dell’inchiesta Penalty finito ieri agli arresti domiciliari, diceva così ai suoi complici nel presunto giro di partite truccate che avrebbe fruttato guadagni per decine di migliaia di euro. «Famiglia», «team top», «società in tutto e per tutto»: così si definivano Catanoso&Co.

Tutti al lavoro per uno scopo: quello di allargare il business delle scommesse sui match addomesticati agganciando arbitri per «fidelizzarli/reclutarli nell’ambito non della manipolazione di un singolo incontro sportivo, bensì di un sistema più ampio e permanente di corruttela di disparati incontri sportivi». Affari in espansione, dunque: con altri fischietti e per altre partite, visto che gli indagati «si impegnavano a coltivare l’illecito progetto, non soltanto nell’immediatezza, ma anche nel lungo periodo», cioè «in vista dell’attuale stagione calcistica 2025/2026». Come? «Dedicandosi alla ricerca di arbitri compiacenti e a intrattenere conversazioni circa la quantificazione del compenso loro da riconoscere».

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La caccia, insomma, è aperta. «Sto creando il giro e già ho tre colleghi e ho pure l’arbitro di serie…», dice Catanoso il 29 maggio 2024. Durante una delle gare finite nell’inchiesta della Procura di Reggio Calabria, sempre nel mese di maggio, il direttore di gara reggino spiega il progetto: «Per settembre già ho due di serie D, arbitri di serie D della mia sezione e uno di Cosenza di serie C… due di primavera… tra lui e magari se ci sono io l’anno prossimo, e pure lui quest’altro di Cosenza che li fa. Lui fa pure serie C». È la prospettiva di una scalata: da Primavera e Primavera 2 ai campionati professionistici.

Il 13 settembre dello stesso anno, Catanoso prospetta al suo presunto socio Giampiero Reale il suo rientro sui terreni di gioco «nelle categorie di serie A e B come guardalinee, non escludendo la possibilità di poter incidere fraudolentemente, anche in tale veste, sullo svolgimento degli incontri sportivi». «Vabbè, qualcosa facciamo, poi vediamo, non ti preoccupare», spiega a Reale.

L’obiettivo diventa esplicito, per gli inquirenti, quando l’arbitro arrestato esalta «l’elevato grado di vincite» arrivate grazie al «modus operandi intrapreso»: «Stiamo parlando che tutte le domeniche si vince – dice – lo vedi qua, portiamo partite, portiamo arbitri, portiamo cose, l’abbiamo adescato per l’anno prossimo». Trovare nuovi arbitri ed equilibrare il costo della corruzione con i guadagni possibili: 10mila per i fischietti infedeli vanno bene, purché ne entrino 50mila dalle giocate.

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Cifre che sottendono l’esistenza di notevoli disponibilità economiche assicurate dai presunti finanziatori del gruppo Giampiero e Tommaso Reale, titolari del centro scommesse che sarebbe stato la base logistica dei soci. Nel quadro organizzativo, i magistrati sottolineano il «bagaglio conoscitivo di arbitri assicurato da Catanoso, in ragione del suo pregresso ruolo di direttore arbitrale, giungendo anche a garantire al gruppo l’instaurazione di significative relazioni fraudolente con arbitri di serie A per importi di 15mila-20mila euro, rispetto a cui il sodalizio dava concreta prova di avere un’assoluta finanziaria affermando, anche con presunzione, la disponibilità del gruppo a soddisfare ogni tipo di richiesta economica degli arbitri».

È sempre Catanoso ad annunciare i nuovi acquisti: «Abbiamo parlato con l’arbitro di serie A… in settimana glielo saliamo». A cosa si riferisce? Secondo gli investigatori parlano di possibili compensi per alterare i risultati delle partite: «Te li do… pure 15… pure 20». Ciascuno per il suo ruolo, tutti contribuiscono «come fratelli» al progetto: «il gruppo calabrese composto da Santoro, da Fiumanò capitanato da Catanoso» è «dedito ai contatti e ai reclutamenti degli arbitri compiacenti; il duo toscano, Tommaso e Giampiero Reale è adibito alla complessiva attività di finanziamento di tale sistema illecito». Tutto ben strutturato: poi è arrivata l’inchiesta della Procura di Reggio Calabria.