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22/05/2025 ore 23.11
Cronaca

Abusi in parrocchia, l’ex suora Siria Scarfò rompe il silenzio. Il vescovo di Oppido-Palmi: «Ferita per tutta la Chiesa»

Nel libro "Mi svelo", l’ex religiosa denuncia presunti abusi subiti da adolescente da un ex sacerdote. Il presule Alberti esprime turbamento e promette indagini severe: «Una ferita che interpella la nostra coscienza»

di Redazione Attualità

Siria Scarfò, ex suora in una parrocchia di Polistena, nella Piana di Gioia Tauro, ha deciso di raccontare in un libro autobiografico - "Mi svelo" - i presunti abusi subiti da un ex sacerdote 80enne, adesso ridotto allo stato laicale, insieme ad un coetaneo, nel periodo adolescenziale.

I contenuti del libro hanno immediatamente suscitato la presa di posizione di mons. Giuseppe Alberti, vescovo della diocesi Oppido-Palmi, che in una lettera aperta afferma che «si tratterebbe di fatti risalenti a molti anni fa, che, se confermati, suscitano in tutti noi profondo turbamento e rinnovata responsabilità». I

l presule, nella sua lunga missiva, sottolinea che «i fatti, se verranno accertati come veri, ci sconvolgono e che condanniamo senza timore alcuno. Con spirito di giustizia e verità - prosegue mons. Alberti - la Diocesi auspica che gli eventuali responsabili vengano chiamati a rispondere attraverso i percorsi previsti dalla legge e che, anche a distanza di tempo, sia possibile far emergere ogni elemento utile a ricostruire quanto accaduto».

Il vescovo di Oppido-Palmi, inoltre, «si augura che su quei fatti venga fatta denuncia alle forze dell'ordine perché accertino la verità, nonostante il tempo trascorso, e il nostro pensiero non può non andare a coloro che quelle violenze avrebbero subito e che hanno cambiato la loro esistenza. La Chiesa Diocesana - evidenzia mons. Alberti - vive queste situazioni come una profonda ferita, che interpella la coscienza e la responsabilità di tutti, e che ci richiama a un rinnovato impegno per la trasparenza e la tutela dei più fragili. Fatti che, come Chiesa Diocesana, ci addolorano e ci inducono alla preghiera profonda e misericordiosa nella vicinanza alle vittime con la speranza che fatti del genere non accadano mai più».

«Come Chiesa - prosegue - viviamo queste denunce come una ferita aperta che ci inducono ad andare fino in fondo anche attraverso verifiche interne, che verranno effettuate con la massima severità perche' vogliamo che la Chiesa sia un luogo sicuro, soprattutto per i bambini, i giovani e le persone vulnerabili». «La nostra Diocesi - dice ancora mons. Alberti - ha già cominciato a investire sulla tutela dei minori e le persone vulnerabili, avviando con convinzione un'attività formativa, di prevenzione e di vigilanza, nella consapevolezza che l'efficacia delle linee guida avviate dalla Cei passa inevitabilmente attraverso un lavoro capillare di accompagnamento di chi ha responsabilità educative all'interno dei nostri gruppi e comunità cristiane. L'auspicio è che cresca sempre di più nei nostri ambienti ecclesiali una cultura del rispetto e della salvaguardia dell'infanzia e del variegato mondo della vulnerabilità».

Mons. Alberti, concludendo, ha confermato «la disponibilità della diocesi alla collaborazione».