Abusi sessuali nel clero: oltre mille preti coinvolti, in Calabria 51 casi (ma pochissimi “condannati”)
Oltre mille sacerdoti coinvolti, migliaia di vittime e Lombardia in testa: il rapporto nazionale chiede riforme e obbligo di denuncia universale. I dati forniti dalla Rete L’Abuso
In Calabria – e non è la regione più colpita – si registrano 51 casi (48 da sacerdoti, due da catechisti, uno da un laico) di cui 15 nella provincia di Reggio Calabria; le vittime sono 156, di cui 149 minorenni, 128 uomini, 5 adulti vulnerabili, una suora, una persona disabile.
È una realtà drammatica e in larga parte ancora sommersa quella fotografata dal secondo Rapporto nazionale sugli abusi sessuali nel clero diffuso dalla Rete L’Abuso, presieduta da Francesco Zanardi. Il documento denuncia una situazione allarmante e, soprattutto, la totale assenza in Italia di un sistema di prevenzione efficace per la tutela dei minori.
Secondo la Rete, «il nostro Paese continua a mancare di strumenti normativi adeguati», e per questo l’associazione chiede una riforma legislativa che introduca l’obbligo di denuncia per tutti i cittadini. L’attuale quadro giuridico, sottolinea Zanardi, rende di fatto inefficaci anche misure europee come il certificato anti-pedofilia, e non consente di applicare standard di protezione uniformi a livello internazionale.
I numeri del rapporto: 1.250 casi accertati, 1.106 riguardano sacerdoti
Al 1° ottobre 2025, la Rete L’Abuso ha censito 1.250 casi accertati di violenze sessuali legate alla Chiesa cattolica, di cui 1.106 commessi da sacerdoti. Le vittime complessive sono 4.625, la stragrande maggioranza minorenni e di sesso maschile.
Nel dettaglio: 4.395 abusi risultano commessi da preti, 9 da suore, 91 da catechisti, 76 da personale laico legato alla Chiesa e 54 da membri di gruppi scout.
Di queste vittime, 2.414 sono in contatto con l’associazione, mentre 2.211 risultano irreperibili, spesso a causa del tempo trascorso o dell’assenza di assistenza dopo i fatti.
Il rapporto sottolinea che la percentuale di sacerdoti coinvolti – il 3,57% dei circa 31.000 preti italiani – è «molto alta», considerando che i dati non derivano da indagini ufficiali ma da segnalazioni spontanee e documentazione pubblica.
Il sommerso e i limiti della giustizia italiana
Ancora più inquietante è la dimensione del cosiddetto “sommerso”: 839 casi su 1.106 (oltre il 75%) non sono mai stati denunciati all’autorità giudiziaria italiana.
Molte vittime, osserva la Rete L’Abuso, rinunciano a sporgere denuncia perché i tempi dei procedimenti canonici fanno maturare la prescrizione del reato in sede penale.
Gli abusi avvengono per lo più in contesti parrocchiali, scolastici o educativi cattolici, e le vittime sono prevalentemente minorenni di sesso maschile.
Lombardia in testa, poi Piemonte e Sicilia
Sul piano territoriale, la Lombardia risulta la regione con il maggior numero di casi censiti: 174 in totale, di cui 148 commessi da sacerdoti.
Le vittime sono 562, quasi tutte minorenni (547), e in grande maggioranza di sesso maschile (519). Seguono Piemonte e Sicilia, con 103 casi ciascuna.
In Piemonte, 88 riguardano sacerdoti e 31 si concentrano nella provincia di Torino; le vittime sono 387. In Sicilia, 82 sacerdoti sono coinvolti, con 20 casi nella provincia di Palermo e 270 vittime registrate.
Veneto, Toscana e Lazio: numeri ancora alti
In Veneto si contano 88 casi, di cui 84 attribuiti a sacerdoti, con 32 episodi nella provincia di Verona. Le vittime sono 572, quasi tutte minorenni.
Segue la Toscana con 81 casi (75 sacerdoti coinvolti) e 292 vittime, mentre Lazio e Trentino-Alto Adige ne registrano 80 ciascuno.
Nel Lazio, 38 episodi sono concentrati a Roma; nel Trentino, la quasi totalità (71 su 80) si verifica nella provincia di Bolzano.
Campania ed Emilia-Romagna, 75 casi ciascuna
In Campania, i casi accertati sono 75, di cui 73 riguardano sacerdoti; 32 episodi si concentrano nella provincia di Caserta. Le vittime sono 184, la maggioranza uomini e minorenni. Stesso numero per l’Emilia-Romagna, dove i sacerdoti coinvolti sono 71 e le vittime 192.
Segue la Puglia con 70 casi, concentrati soprattutto nella provincia di Lecce (26). Le vittime sono 261, quasi tutte minorenni.
Il resto d’Italia: numeri diffusi da Nord a Sud
La Liguria conta 69 casi, la Calabria 51, mentre Marche e Sardegna si attestano a 37 ciascuna. In Abruzzo sono 36, in Friuli Venezia Giulia 31, in Umbria 19, in Molise 16 e in Basilicata 15. Chiude la Valle d’Aosta con 4 episodi registrati. Persino nella Città del Vaticano risultano 4 casi con 10 vittime minorenni.
Poche condanne e nessuna prevenzione
Nonostante la gravità del fenomeno, le condanne canoniche risultano quasi assenti. In regioni come la Lombardia o la Calabria, dove si contano oltre cento episodi, solo uno o due procedimenti ecclesiastici si sono conclusi.
Anche sul piano penale, le sentenze definitive sono poche: 21 in Lombardia, 14 in Toscana, 12 in Campania, 11 in Sicilia, a fronte di centinaia di casi documentati.
La richiesta: obbligo di denuncia e censimento nazionale
La Rete L’Abuso chiede con forza una riforma legislativa che imponga l’obbligo di denuncia per tutti i cittadini. Secondo l’associazione, «l’assenza di tale obbligo rende inefficaci strumenti europei di prevenzione come il certificato anti-pedofilia e lascia i minori più esposti al rischio di abusi».
Il rapporto si conclude con un appello netto: «Il fenomeno non può più essere affrontato come un problema interno alla Chiesa, ma come una questione di salute pubblica e di giustizia collettiva».