Anche 4 Comuni calabresi tra i 38 premiati dalla Regione Lombardia per aver ricordato Sergio Ramelli
A Catanzaro, Crotone, Taurianova e Praia a Mare una targa ricordo per aver intitolato uno spazio al militante del Fronte della gioventù ucciso a 18 anni nel 1975
Sono 38 le città italiane che hanno intitolato uno spazio a Sergio Ramelli, il militante del Fronte della gioventù aggredito da Alternativa operaia e morto a diciotto anni nel 1975. Ed è a questi 38 Comuni – tra cui quattro calabresi – che oggi la Regione Lombardia ha voluto consegnare una targa ricordo che è un ringraziamento e «un riconoscimento a chi, con coraggio, ha sfidato pregiudizi e ostilità decidendo di rendere omaggio a un ragazzo che non imbracciava armi e spranghe, ma solo un quaderno».
«Un modo - ha spiegato l'assessore regionale alla Cultura Francesca Caruso - per ristabilire verità e memoria». La premiazione di “Mille città per Sergio” è avvenuta all'auditorium Testori oggi, a cinquant'anni esatti dalla morte, nell’ambito dell’evento “Le idee hanno bisogno di coraggio”.I rappresentanti delle città in questione sono stati invitati alla cerimonia per ricevere la targa.
Il ringraziamento è andato a Milano, Lodi, Verona, ai comuni milanesi di Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo, Novate Milanese, Cassano d'Adda, Trezzano sul Naviglio, e poi Catanzaro (dove proprio ieri è stato intitolato un giardino a Ramelli), Arezzo, Ascoli Piceno, Brescia, Busto Arsizio (Varese), Cagliari, Casalpusterlengo, Sant'Angelo Lodigiano e Codogno in provincia di Lodi, Civitanova Marche (Macerata), e ancora Como, Desio (Monza), L'Aquila, Lecce, Modena, Monza, Nardò (Lecce), Sanremo e Ospedaletti (Imperia), Praia a Mare (Cosenza), Rovigo, San Severo (Foggia), Taurianova (Reggio Calabria), Vigevano (Pavia), Crotone, Pedara (Catania), Pellegrina (Verona), Perugia, Macerata, e Brugherio (Monza).
«La chiave inglese che colpì Sergio alla testa non è solo un'arma - sottolinea Caruso - ma il simbolo tragico di una stagione in cui l'identità politica era una colpa e in cui la violenza era considerata legittima, purché rivolta contro il “nemico”. Questa non è una battaglia di parte: quella stagione va conosciuta, studiata e compresa in tutte le sue sfaccettature, affinché non torni mai più».