Armi, estorsioni e truffe: 5 arresti nel blitz contro la cosca di ‘ndrangheta Arabia in Emilia Romagna – NOMI
Venti in tutto gli indagati. Perquisizioni della Polizia e della Guardia di finanza nelle province di Reggio Emilia, Parma e Crotone. Emerse frodi fiscali per quasi 2 milioni di euro e numerose intimidazioni
di Redazione Cronaca
Blitz della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza contro la 'ndrangheta a Reggio Emilia. Dalle prime ore dell'alba, la Polizia di Stato - Squadra Mobile di Reggio Emilia, con l'ausilio del Servizio Centrale Operativo e della Squadra Mobile di Bologna e Crotone - insieme ai militari della Guardia di Finanza reggiana, ha dato esecuzione a 19 perquisizioni nelle province di Reggio Emilia, Parma e Crotone, nel cui contesto sono state eseguite 5 misure cautelari personali in carcere per il delitto di associazione a delinquere di stampo mafioso.
I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dal gip presso il Tribunale di Bologna Alberto Ziroldi, su richiesta della Procura della Repubblica di Bologna - Direzione distrettuale antimafia, sulla base degli esiti di una lunga e complessa indagine, denominata Ten, coordinata dal sostituto procuratore Beatrice Ronchi, nei confronti di alcuni esponenti del sodalizio mafioso di tipo 'ndranghetista operante in Emilia-Romagna e avente quale epicentro la città di Reggio Emilia. Gli approfondimenti investigativi effettuati dalla Polizia di Stato avrebbero infatti consentito di attestare l'esistenza e l’operatività, nell'alveo della cosca 'ndranghetistica emiliana, del gruppo mafioso Arabia.
I nomi di indagati e arrestati
Gli indagati in carcere con l’accusa di associazione mafiosa:
- Giuseppe Arabia, nato a Cutro il 19 febbraio 1966;
- Giuseppe Arabia, Crotone, 4 ottobre 1989;
- Nicola Arabia, Crotone, 15 ottobre 1985;
- Salvatore Messina, Germania, 11 agosto 1980;
- Salvatore Spagnolo, Crotone, 19 luglio 1991.
Gli indagati sono:
- Nicola Arabia, Cariati, 18 aprile 1987;
- Salvatore Arabia, Cirò Marina, 19 ottobre 1993;
- Rosario Arabia, Cutro, 18 maggio 1971;
- Romualdo Caminiti, Messina, 8 maggio 1980;
- Lina Cerminara, Cirò Marina, 23 agosto, 1991;
- Pasquale Copertino, Cava dei Tirreni, 16 aprile 1962;
- Ismaele Del Vecchio, Copertino, 30 agosto 1981;
- Teresa De Novara, Cirò Marina, 28 giugno 1965;
- Giuseppe Giglio, Crotone, 22 settembre 1967;
- Ramona Leonetti, Roma, 19 maggio 1988;
- Luigi Lerose, Crotone, 2 agosto 1991;
- Enzo Macario, Germania, 28 dicembre 1973;
- Maria Marino, Agrigento, 28 giugno 1973;
- Giuseppe Migale Ranieri, Cutro, 12 ottobre 1978;
- Luca Spotti, Parma, 7 dicembre 1977.
Le indagini
Secondo quanto appurato dagli investigatori, il sodalizio sarebbe stato caratterizzato dall'ampia disponibilità di armi e dedito alle estorsioni, alle truffe, nonché alla ricettazione di beni provento di furti a ditte di autotrasporto, commessi al fine di agevolare l'attività dell'associazione mafiosa. L’uomo ritenuto a capo del sodalizio, già condannato con sentenza passata in giudicato per associazione a delinquere di stampo mafioso e il cui fratello è stato ucciso nel 2003 a Steccato di Cutro nel corso della guerra di mafia, operando in sinergia con i suoi sodali, avrebbe posto in essere condotte tipicamente mafiose, con l'adozione di modalità violente e comunque intimidatorie, sia a scopo ritorsivo e punitivo, sia per imporre, con la forza di intimidazione promanante dall'appartenenza al sodalizio 'ndranghetistico emiliano, la propria volontà.
Tra l'altro, nell'agire con metodo mafioso, il gruppo avrebbe dimostrato di disporre anche di armi, custodite in luoghi nascosti grazie alla complicità dei sodali. In una circostanza, nel corso delle indagini, la Polizia di Stato ha sequestrato un fucile, abilmente occultato all'interno di un gommone custodito all'interno di un camion, su cui era stato caricato del tutto all'insaputa del trasportatore.
Ulteriori approfondimenti investigativi, svolti con l'ausilio della Guardia di Finanza di Reggio Emilia, hanno permesso di ricostruire
numerose frodi fiscali, confermando, ancora una volta, come il sodalizio 'ndranghetista operante in Emilia fosse anche specializzato nell'emissione di fatture per operazioni inesistenti. Il meccanismo fraudolento posto in essere dagli indagati mediante l'emissione di fatture per operazioni inesistenti per un totale di 1.802.930,93 nei confronti, in particolare, di 12 principali società utilizzatrici, ha fruttato in pochi anni al sodalizio criminale un guadagno pari ad 326.435 euro quale prezzo del reato, somma oggetto di sequestro preventivo disposto dal gip con l'ordinanza e eseguito congiuntamente dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia di Stato. Contestualmente all'esecuzione del sequestro preventivo sono state perquisite anche le sedi di sei società, che, sulla base dei riscontri investigativi eseguiti, risultavano essere coinvolte nel sistema di frode.