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01/07/2025 ore 17.09
Cronaca

Bambina morta nel Parco acquatico a Rende, l’ipotesi di una congestione prima dell’annegamento: domani l’autopsia

Il medico legale Silvio Berardo Cavalcanti, incaricato dalla procura di Cosenza, eseguirà l'esame. L'autorità giudiziaria attende l'informativa dei carabinieri. Secondo quanto emerso, nella struttura non c’era un defibrillatore

di Antonio Alizzi

Le comunità di Cosenza e Rende sono sconvolte dalla morte di Simona Vanessa Szilagyi, la bambina di otto anni deceduta ieri pomeriggio nella piscina del Parco Acquatico “Santa Chiara”. Una tragedia che ha scosso l’intera Calabria, unita al dolore dei familiari per la perdita della piccola nata in Romania.

Bambina annegata nel Parco acquatico di Rende: «Scena straziante». Due infermieri hanno tentato di salvarla, struttura sotto sequestro

Bambina morta in piscina, domani l'autopsia

Sul fronte investigativo, la procura di Cosenza ha disposto il sequestro della struttura e l’autopsia sul corpo della vittima. I carabinieri della Compagnia di Rende hanno acquisito le immagini delle videocamere di sorveglianza, apponendo i sigilli all’impianto.

L’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Antonio Bruno Tridico, procede su più fronti. Nella giornata di ieri è stato conferito l’incarico al medico legale Silvio Berardo Cavalcanti, che domani pomeriggio eseguirà l’esame autoptico: un passaggio fondamentale per accertare le cause del decesso.

L’ipotesi

Secondo le prime ricostruzioni, la bambina avrebbe accusato un malore mentre si trovava in acqua. L’ipotesi è quella di una congestione provocata da quanto ingerito poco prima, complici le temperature elevate. Dopo un primo episodio di vomito (con la fuoriuscita di liquido dal colore rossastro), Simona Vanessa sarebbe tornata in piscina, ma a quel punto il quadro si sarebbe aggravato: un secondo malore, l’annegamento, il disperato tentativo di rianimarla prima (forse) da un familiare e poi da due infermieri liberi dal servizio.

Sul posto erano presenti i bagnini, ma – secondo quanto emerso – mancava un defibrillatore. L’intera dinamica è ora al vaglio dell’autorità giudiziaria, che attende l’informativa dei carabinieri per valutare un’eventuale ipotesi di reato e procedere con le prime iscrizioni nel registro degli indagati, laddove dovessero emergere profili di responsabilità penale.