Banditi a Cosenza, è di San Fili il “solista” degli uffici postali
Il trentasettenne Francesco Picicco ha messo a segno tre colpi da centinaia di migliaia di euro nel giro di poche settimane, ma gli è costata cara l’ultima impresa criminale tentata in Abruzzo
Un bandito vecchia maniera, il “solista” degli uffici postali. È stato questo e altro Francesco Picicco, 37 anni da San Fili, autore di una serie di rapine in provincia di Cosenza e, come nelle migliori tradizioni da gangster story, protagonista di una fuga lunga un mese conclusasi, alcuni giorni fa, con il suo arresto in un paesino dell'Abruzzo. Non era andato lì per nascondersi, ma per colpire ancora.
La rapina è il suo mestiere, fin da quando era appena ventenne, ma è negli ultimi mesi che Picicco ha dato il peggio di sé, assaltando in rapida successione ben tre uffici postali a Castrolibero, Zumpano e Camigliatello Silano. Li prediligeva piccoli e poco sorvegliati e la sua strategia d'assalto era quasi sempre la stessa. Si appostava davanti alla sede di buon mattino, in attesa dell'arrivo del direttore. E quando quest'ultimo apriva la porta, saltava fuori lui, pistola giocattolo puntata alla testa del malcapitato di turno, e la preghiera del fuorilegge declamata a memoria: “Non muoverti, questa è una rapina”.
A quel punto non gli restava che attendere l'apertura automatica delle casseforti per arraffare il bottino e filare via indisturbato. Incursioni molto proficue, che nei tre casi appena citati, gli hanno fruttato più di trecentomila euro. Il suo modus operandi ammetteva anche alcune deroghe. In una circostanza, ad esempio, indossa una pettorina gialla da postino, in un'altra occasione si presenta a volto coperto; precauzione inutile a causa di quel vistoso tatuaggio sul collo che porta subito alla sua identificazione. Forse per questo, da quel momento in poi, rinuncia ai “camuffi” per agire direttamente a volto scoperto, sempre più spregiudicato, forse sempre più disperato.
Agisce così anche in provincia di Teramo, la sua ultima impresa, ma stavolta trova pane per i suoi denti. Il direttore, una donna, gli si scaglia contro e ingaggia con lui una colluttazione. La poveretta si è romperà anche una gamba, ma lo costringe ad andarsene a mani vuote. A quel punto, però, Picicco ha già le ore contate. I carabinieri di Celico gli stanno ormai addosso e prima di loro arriverà la polizia, a riprova di un accerchiamento in stile “nemico pubblico” che si conclude con il suo arresto.
Oltre che del tentato colpo in Abruzzo, dovrà rispondere anche delle quelli messi a segno a Zumpano e Castrolibero. A breve, però, all'elenco dovrebbe aggiungersi anche un'ordinanza di custodia in carcere per la rapina di Camigliatello.