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14/11/2025 ore 20.11
Cronaca

Benzina e proiettili, paura a Lamezia per l’intimidazione all’imprenditore dei “Due Mari”: la verità nelle telecamere di sicurezza

I bossoli rivenuti lunedì 10 novembre erano fasciati intorno a una bottiglietta contenente carburante. La storia della famiglia fra luci e ombre: l’omicidio del capostipite, i guai giudiziari di Francesco Perri (pendenti in appello) e un impero da oltre 800 milioni restituito dopo una lunga battaglia legale

di Alessia Truzzolillo

Una bottiglietta contenente benzina con fasciati intorno dei proiettili. È quello che l’imprenditore lametino Franco Perri ha trovato davanti al cancello pedonale della propria abitazione lunedì mattina.
Perri ha avvisato i carabinieri del Gruppo di Lamezia Terme, guidati dal colonnello Gianluca Zara, che lo hanno ascoltato e hanno avviato le indagini controllando le telecamere di sorveglianza dell’abitazione dell’imprenditore, situata in via Pietro Nenni, e hanno proceduto anche nei giorni successivi a controllare tutte le telecamere della zona, dai negozi alle abitazioni private.

Nuova intimidazione a Lamezia: bottiglia incendiaria e proiettili all’ingresso dell’abitazione dell’imprenditore Perri

Sale dunque a quattro il numero degli atti intimidatori che si sono verificati nel quartiere di Nicastro. Questo è il primo che colpisce un soggetto così da vicino, tanto da interessare l’ingresso della sua abitazione. Negli altri casi erano stati fatti esplodere degli ordigni rudimentali che avevano danneggiato le vetrine di un negozio di articoli per l’igiene in via Salvatore Miceli, un negozio di abbigliamento in via XX settembre e un’ottica su corso Giovanni Nicotera. Perimetro, questo, da sempre sotto scacco della consorteria Cerra-Torcasio-Gualtieri.

Chi lunedì pomeriggio si è trovato a passare da via Pietro Nenni non ha potuto fare a meno di notare un Franco Perri molto agitato che parlava con quattro carabinieri. Le vicende di questa nota famiglia di imprenditori, che per molti anni hanno prevalso sugli altri nel settore dei supermercati, hanno spesso interessato la cronaca.

L’omicidio del capostipite

Il 10 marzo 2003 è stato ucciso Antonio Perri, 71 anni, il capostipite della famiglia, padre di Franco Perri e dei fratelli Pasqualino e Marcello. L’agguato è avvenuto all’ingresso del deposito di uno dei suoi supermercati, il Centro Commerciale Atlantico, oggi chiuso. Antonio Perri non ha fatto in tempo a vedere l’inaugurazione (avvenuta a giugno 2003) del centro commerciale Due Mari, posto alle porte di Lamezia Terme, nel comune di Maida e oggi di proprietà del Gruppo Perri in cui sono soci i suoi figli. Antonio Perri, è impresso anche sul sito del ministero della Cultura, era un imprenditore che non pagava il pizzo. Ad ucciderlo è stato Nicola Paciullo, locrese, condannato a 30 anni di reclusione. Uno scambio di “favori” tra clan del reggino e lametini – i Torcasio dicono i collaboratori di giustizia –che avrebbero voluto punire Perri proprio per quel centro commerciale fuori dalla zona di influenza del clan e vicino invece all’influenza della cosca Iannazzo.

Una storiaccia che ha portato nel 2005 al trafugamento della bara della vittima, trovata nel marzo del 2008 seppellita a 50 metri dalla strada dei “Due Mari”.
Secondo il pentito Giuseppe Giampà, il boss Iannazzo aveva posto come conditio sine qua non, per raggiungere la pax mafiosa su Lamezia, proprio la restituzione di quella salma.

Luci e ombre

Se la famiglia Perri, da un lato, ha denunciato le estorsioni e si è anche costituita parte civile in un processo per rapina, dall’altro la sua storia è segnata, giudiziariamente, dai rapporti con la cosca sambiasina. Associazione di tipo mafioso col clan Iannazzo è l’accusa rivolta a Franco Perri nell’ambito del procedimento della Dda di Catanzaro denominato Anromeda dal quale Perri è stato assolto in primo grado dal Tribunale di Lamezia Terme. Allo stato il processo è pendente in appello in seguito al ricorso della Dda.

Il sequestro e la restituzione del patrimonio

Nel 2022 su ordine del Tribunale di Catanzaro, sezione misure di prevenzione, è stato sequestrato un patrimonio riconducibile ai Perri del valore di oltre 800 milioni di euro. Secondo i giudici «i beni mobili, i beni immobili, le società e il relativo compendio aziendale sopra indicati costituisco il frutto delle attività illecite poste in essere dai rispettivi proposti nel corso degli anni». A novembre 2024 il patrimonio è ritornato definitivamente in possesso della famiglia Perri. Lo ha stabilito, dopo un lungo tira e molla giudiziario, la sesta sezione penale della Corte di Cassazione che ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto dalla Procura generale di Catanzaro. L'integrale restituzione ai fratelli Perri del loro patrimonio, era stata già decisa dal Tribunale di Catanzaro all'esito del giudizio di primo grado, e dalla Corte di Appello nel febbraio 2024.

Questa la cronistoria, a grandi linee, di una famiglia di imprenditori molto noti a Lamezia e non solo. Una storia che si infrange oggi nell’ennesimo, gravissimo, atto intimidatorio sul quale carabinieri e Procura stanno cercando di fare chiarezza.