Bisignano, sei anni senza verità per l’omicidio di Luigi Fumarola. Il padre: «Attesa infinita, chiediamo giustizia»
È stato uno dei casi più controversi sul versante della cronaca nera e ancora oggi non ha trovato un epilogo. Dal luglio 2019, la tragica scomparsa del ragazzo ha lasciato tanti interrogativi non ancora risolti
Il tempo spazza via l’interesse collettivo e di certo non aiuta quando un omicidio sta rientrando sempre più nella categoria dei cold case. A quasi sei anni dalla tragica scomparsa di Luigi Fumarola, giovane boxeur che fu assassinato l’11 luglio del 2019, non sembrano esserci ancora novità rilevanti che possano far luce su uno dei casi più controversi di tutta la cronaca nera calabrese.

Una vicenda, quella del giovane Fumarola, che parte proprio da una torrida estate di sei anni fa, quando del ragazzo se ne persero misteriosamente le tracce. Non era una fuga volontaria, i primi indizi erano netti con Luigi che aveva lasciato la sua casa in zona Mastro d’Alfio con qualche panno ancora da sistemare e senza rientrare a breve per dare da mangiare ai suoi amati cani.
Così, l’11 luglio 2019 resta ancora oggi una macchia all’interno del paese di Bisignano, luogo dove abitava il boxeur, che fu prelevato in orario serale e portato poi nelle campagne circostanti, precisamente nella zona adiacente della Serricella al confine con Acri.

Da lì, fu ucciso con un fucile a canne mozze e gettato in un dirupo: vani gli appelli e i tentativi di ritrovamento sino al giorno di ferragosto quando, su segnalazione di alcune persone trovatisi in aperta natura a caccia di fichi d’india, fu rinvenuto il cadavere in evidente stato di decomposizione. Anche senza gli esami tecnici del caso, nessuno aveva dubbi sul fatto che quei resti appartenessero a Luigi, la sensazione di quanti accorsero sul luogo del ritrovamento fu unanime.
Dal giorno di ferragosto passò un altro mese e mezzo prima di poter dare luogo alle esequie e di esser poi trasportato al cimitero locale, lasciando tutti con lo stesso interrogativo: chi aveva interessi ad uccidere Luigi Fumarola? Perché accanirsi così brutalmente contro un ragazzo, ai tempi 25enne?
Diverse restano le ipotesi sul movente per un delitto così cruento, il giovane fu freddato proprio da chi lo conosceva per bene e questo non è un dettaglio scontato. Luigi era stato sin da giovanissimo un amante delle arti marziali, un kickboxer che aveva raccolto da adolescente delle buone soddisfazioni, tanto da aver partecipato con buon profitto in gare nazionali. Era quindi un ragazzo abituato alla fisicità, difficilmente si sarebbe lasciato sopraffare, a meno di essere colto palesemente di sorpresa.
Altro dettaglio non da poco: prima di essere ammazzato a colpi di fucile, Luigi Fumarola è stato intercettato dalla Squadra Mobile di Cosenza che, proprio in quel periodo, indagava sui traffici di droga in entrata e in uscita dalla cittadina di Sant’Umile. Rimane però farraginoso fare piena luce sulla vicenda a distanza di ormai sei anni, mentre resta ancora vivo il ricordo per i familiari, che non si arrendono e vogliono vederci chiaro dopo tanti anni di illusioni e di incertezze.

È il padre Alessandro ad aprirsi ai nostri microfoni, colui che lo fece appassionare allo sport e, ancora oggi, è pienamente consapevole di non doversi arrendere per ottenere la piena verità. Il ricordo di suo figlio è accompagnato dalla consapevolezza di voler ottenere una svolta necessaria: «La nostra è un’attesa infinita, chiediamo giustizia. Attendiamo che si faccia piena luce sulla vicenda, dopo sei anni di silenzio resto e restiamo in attesa di una novità importante, abbiamo fiducia nell’operato degli inquirenti e siamo sempre a disposizione per ulteriori informazioni, così come lo siamo stati in passato».
Alessandro Fumarola ha dedicato già da qualche tempo una stanza commemorativa nell’ex abitazione del figlio, mostrando i trofei, le coppe, i riconoscimenti, gli articoli di giornale nonché le tante foto che ne attestavano il potenziale talento da campione.

Un rimpianto che matura sempre più, alcune scelte di vita avevano allontanato Luigi dai ring sportivi, papà Alessandro sa come non è facile vivere senza conoscere la piena verità sulla triste vicenda: «La notte ci penso spesso su quanto accaduto, sul fatto che quanto accaduto a Luigi non abbia trovato un epilogo. Il silenzio è logorante, manca forse un tassello per giungere alla conclusione. Spero che presto possano esserci dei risvolti su questo caso, non resta che attendere».
Resta una speranza di giustizia, restano i soliti cerimoniali che avverranno sul territorio cratense nelle immediatezze dell’anniversario della sua scomparsa. Dopo ciò, si tornerà a un’apparente normalità, una normalità che ha sempre un’ombra difficile da scrollare.