Bullismo e cyberbullismo, Bianco: «Solo una rete tra istituzioni, scuola e famiglie può proteggere i ragazzi»
Sociologi, psicologi, forze dell’ordine e amministratori si sono confrontati a Cosenza sull’urgenza di costruire strategie condivise per tutelare i minori e promuovere il benessere relazionale
“Bullismo e Cyberbullismo: analisi, prevenzione e strategie di intervento”, il tema di una interessante iniziativa di alto valore scientifico, culturale e sociale dedicata a uno dei fenomeni più complessi e urgenti che interessano le giovani generazioni. Si è tenuta nella Sala degli Stemmi del Palazzo Arcivescovile di Cosenza, con la partecipazione dell’Arcivescovo Checchinato, il sindaco della città, Caruso, moderato dal giornalista e scrittore Pino Aprile, ha visto la partecipazione di rappresentanti di diverse istituzioni, delle forze dell’ordine, oltre a sociologi, psicologi, pedagogisti ed esperti impegnati nella tutela dei minori e nella promozione del benessere relazionale.
Un confronto ampio e qualificato, che ha posto al centro la prevenzione, l’educazione e la costruzione di una rete territoriale capace di rispondere in modo efficace ai fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, accentuati dall’uso sempre più pervasivo delle tecnologie digitali. A margine del convegno abbiamo intervistato il dottor Ugo Bianco, presidente dell’Associazione Nazionale Sociologi – Dipartimento Calabria, che ha illustrato le finalità dell’iniziativa e l’importanza di un approccio condiviso e multidisciplinare.
Presidente, quali sono le motivazioni principali che vi hanno spinto a organizzare questo convegno?
«Abbiamo voluto questo convegno per approfondire, in modo scientifico e condiviso, i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, favorendo un dialogo tra istituzioni, esperti e comunità, per costruire insieme strategie di prevenzione e di intervento».
Perché oggi è così importante parlare di bullismo e cyberbullismo, soprattutto in un territorio come il nostro?
«Perché questi fenomeni non riguardano più solo le singole scuole o famiglie, ma investono la salute relazionale dei nostri giovani e la coesione sociale del territorio. Nel contesto calabrese è urgente affrontarli con strumenti concreti e condivisi».
Quale contributo concreto possono dare istituzioni, scuola e famiglie nella costruzione di una rete di prevenzione efficace?
«Le istituzioni possono promuovere politiche e sinergie, la scuola può educare e formare, le famiglie possono sostenere comportamenti responsabili: insieme possono creare una rete che protegga i ragazzi e promuova benessere e responsabilità».
In che modo la presenza di diverse figure al convegno arricchisce il confronto e il messaggio dell’iniziativa?
«La presenza di sociologi, pedagogisti, psicologi, forze dell’ordine, associazioni e istituzioni consente un confronto multidisciplinare: ciascuna prospettiva arricchisce l’altra, offrendo una comprensione più ampia del fenomeno e delle soluzioni possibili».
Avete riscontrato, negli ultimi anni, un aumento delle segnalazioni o dei casi legati a comportamenti aggressivi tra i giovani?
«Nella nostra osservazione e attraverso i professionisti coinvolti si registra una maggiore attenzione ai casi di bullismo e cyberbullismo, anche perché l’uso delle tecnologie amplifica dinamiche aggressive che prima restavano meno visibili».
Quali risultati sperate di ottenere a breve e a lungo termine grazie a questa iniziativa?
«A breve desideriamo accrescere la consapevolezza e il confronto pubblico; a lungo termine puntiamo a consolidare reti territoriali di prevenzione e di intervento, a migliorare le pratiche educative e a rafforzare il ruolo della comunità nella tutela dei giovani».
Il convegno propone un approccio multidisciplinare: quali sinergie tra esperti ritenete più decisive per affrontare questo fenomeno?
«Le sinergie tra sociologi, educatori, psicologi, forze dell’ordine, associazioni e istituzioni sono decisive: solo lavorando insieme possiamo comprendere e intervenire sulla complessità del fenomeno, unendo competenze diverse ma complementari».
Qual è il ruolo della cultura e delle attività educative nella promozione di una comunità più inclusiva e rispettosa?
«La cultura e l’educazione sono leve fondamentali per diffondere valori di rispetto, inclusione e responsabilità. Educare significa porre le basi per relazioni sane, comunità coese e cittadini consapevoli».