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02/04/2025 ore 15.01
Cronaca

Capomolla lascia la Dda di Catanzaro: «Anni irripetibili, con Gratteri risultati impattanti». A breve l’insediamento a Cosenza

Il vicario della procura catanzarese si è accomiatato questa mattina dai colleghi. Il ringraziamento ai procuratori della distrettuale«per il loro lavoro e il loro impegno». E sul nuovo incarico: «Risponderemo alle istanze di giustizia»

di Luana Costa

Dopo sedici anni e mezzo di ininterrotta attività il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla lascia la direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, a breve si insedierà in qualità di procuratore capo a Cosenza. Da poco si è concluso il commiato nel chiostro dell’ufficio di procura, il sentimento della giornata è «l’emozione».

Gli ultimi anni trascorsi al fianco, da vicario, dell’ex procuratore di  Catanzaro, Nicola Gratteri, che Capomolla definisce «entusiasmanti». «Hanno consentito all’ufficio di darsi un assetto organizzativo estremamente efficace ed efficiente con risultati che non sta a me giudicare ma sicuramente impattanti».

Una stagione definita «irripetibile, anche se l’impegno di ciascuno di noi sarà il massimo in qualunque ufficio giudiziario».

Riguardo il suo imminente incarico a Cosenza il magistrato lo ha definito «estremamente importante. Ci sarà il massimo impegno, so di trovare colleghi che già hanno lavorato e stanno lavorando con assiduità. Risponderemo alle istanze di giustizia in termini di impegno, di efficienza dell’attività e di efficacia dell’azione di contrasto all’illegalità».

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L’ex aggiunto della Dda ha poi tracciato un quadro sulla attività svolte dall’ufficio di Procura: «Le indagini hanno riguardato le articolazioni di ‘ndrangheta che operano sul territorio. Le ndrine, il nucleo più elementare, e anche le organizzazioni più complesse, i locali di ‘ndrangheta. Progressivamente estese anche alle proiezioni nazionali e internazionali (di ieri l’inchiesta sulle articolazioni del locale di Cirò Marina in Germania) e in particolare le proiezioni in termini di interessi patrimoniali, di accumulazione della ricchezza. Una ‘ndrangheta capace di organizzarsi sotto il profilo militare nei momenti di fibrillazione ma capace di intessere rapporti con il mondo professionale, imprenditoriale e istituzionale».

Quindi un ringraziamento ai procuratori di Catanzaro: «Grazie al loro lavoro e al loro impegno che è stato massimo siamo riusciti a conseguire quei risultati di contrasto di illegalità organizzata su più livelli. I colleghi di Catanzaro sono capaci, conoscono bene il territorio e continueranno a svolgere la loro attività nel modo migliore. I colleghi di Cosenza rappresentano il futuro per me. Cercherò di valorizzare tutte le esperienze positive e continuerò a lavorare con impegno massimo per affermare la legalità in concorso con tutti gli enti e istituzioni».

«Dopo questi sedici anni mi auguro per il territorio di Catanzaro e nel complesso del suo distretto – ha quindi concluso Capomolla – che abbia i benefici migliori dall’azione di contrasto dell’azione della Procura di Catanzaro, con cui chiaramente continueremo ad avere rapporti di collaborazione».

Ad aprire i saluti è stato il procuratore di Catanzaro, Salvatore Curcio che ha voluto evidenziare prima ancora che le «doti professionali e le capacità tecniche l’essere stato un punto di riferimento certo per tutti i colleghi dell’ufficio. La Procura di Catanzaro è fondamentalmente composta da giovanissimi magistrati che hanno visto in Vincenzo un punto di riferimento certo, un amico a cui confidare anche le proprie questioni personali. E allora salutarlo per me è complicato – ha aggiunto Curcio -, nel salutarlo voglio evidenziare le sue doti umane. L’avere concepito la propria professione in termini di umanità, l’avere sempre approcciato al fascicolo non come un numero ma con piena consapevolezza che dietro quel fascicolo c’erano delle vite, non solo degli indagati e delle persone offese, l’aver garantito un servizio pubblico essenziale, qual è la giustizia».


Quindi ha proseguito il magistrato: «Vincenzo ha sempre avuto piena consapevolezza che più che l’esercizio di un potere, lui ha esercitato una pubblica funzione al servizio del popolo, per come previsto dalla nostra carta costituzionale. Però non posso fare a meno di ricordare anche Vincenzo sul campo. Mi ricordo negli 2009/2010 uno dei primi omicidi dell’ultima guerra di ‘ndrangheta dove ci ritrovammo tutti e due a ritrovare pallettoni in una cassetta di frutta. Me lo ricordo estremamente operativo e collaborativo con la polizia giudiziaria che non finiremo mai di ringraziare per il supporto, l’aiuto e la preziosa collaborazione.
Quindi a Vincenzo voglio dare oggi solo un arrivederci – ha quindi concluso -, arrivederci sicuramente a presto altrimenti mi incateno al Consiglio superiore».