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15/07/2025 ore 10.11
Cronaca

Catanzaro, ondata di arresti tra medici e infermieri della Dulbecco: si facevano pagare in contanti dai pazienti visitati in ospedale – NOMI

VIDEO | La Guardia di Finanza ha dato esecuzione a 13 misure cautelari personali e 9 reali nei confronti di 14 indagati. Le accuse legate principalmente all’attività di intramoenia che sarebbe stata svolta in maniera truffaldina, spesso in cliniche private e con personale del nosocomio

di L.C.

Tredici misure cautelari personali e nove misure cautelari reali. È il bilancio del provvedimento emesso dal gip ed eseguito stamani dal Comando provinciale della Guardia di finanza di Catanzaro e dal Nucleo antisofisticazioni e sanità dei carabinieri. In totale sono quattordici le persone coinvolte che devono rispondere dei reati di associazione per delinquere, truffa aggravata ai danni dello stato, accesso abusivo a sistema informatico o telematico, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in certificati o autorizzazioni amministrative, peculato, falsa attestazione di presenza in servizio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio e autoriciclaggio.

Le misure

Nel dettaglio, per 5 dirigenti medici, 3 infermieri e 2 dipendenti dell’Ufficio Alpi (attività libero professionale intramuraria) dell’Aou “Renato Dulbecco”, nonché per un imprenditore operante nel settore della vendita di dispositivi medicali è stata applicata la misura degli arresti domiciliari; nei confronti di un ex dirigente medico della “Renato Dulbecco” per fatti commessi quando era ancora in servizio è stata applicata la misura non detentiva dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria; per un altro dirigente medico è stata applicata la misura cautelare non detentiva del divieto di dimora nel comune di Catanzaro. Con lo stesso provvedimento, Il Gip ha disposto il sequestro di circa un milione di euro complessivi nei confronti di 8 dirigenti medici ed un imprenditore, in quanto ritenuto profitto di alcuni dei reati contestati.

Agli arresti domiciliari:

- Gianpiero Maglia, all’epoca dei fatti dirigenti medico del reparto di Cardiologia – Utic dell’ex azienda Pugliese Ciaccio (oggi azienda Dulbecco), dimessosi volontariamente dopo le perquisizioni del maggio 2023. È accusato di associazione a delinquere, truffa, falsità materiale, accesso abusivo a un sistema informatico, autoriciclaggio;

- Mafalda Candigliota, dirigente medico del reparto di Cardiologia –Utic. È accusato di associazione a delinquere, accesso abusivo a un sistema informatico, peculato, truffa, falsità materiale, riciclaggio e autoriciclaggio;

- Marco Scicchitano, dirigente medico del reparto di Oculistica. È accusato associazione a delinquere, truffa, falsità materiale, accesso abusivo a un sistema informatico, autoriciclaggio;

- Anna Rita Procopio, infermiera del reparto Oculistica fino ad aprile 2025. È accusata di associazione a delinquere, truffa, autoriciclaggio;

- Riccardo Sperlì, infermiera del reparto di Oculistica. È accusato di associazione a delinquere, truffa, autoriciclaggio;

- Roberto Iuliano, dirigente medico del reparto di Gastroenterologia. È accusato di associazione a delinquere, truffa, falsità materiale, accesso abusivo a un sistema informatico;

- Luigi Mancuso, all’epoca dei fatti dirigente medico responsabile della struttura semplice dipartimentale Alpi, attualmente in pensione. Accusato di associazione a delinquere, truffa, falsità materiale e ideologica, accesso abusivo a sistema informatico.

- Rossella Viscomi, dipendente amministrativo in servizio all’Alpi, è accusata di associazione a delinquere, truffa, falsità materiale, accesso abusivo a sistema informatico;

- Mariateresa Debora Lanatà, dipendente amministrativo in servizio all’Alpi, accusata di associazione a delinquere, truffa, falsità materiale, accesso abusivo a sistema informatico;

- Antonio Attisani, infermiere del reparto di Cardiologia, accusato di peculato, truffa, falsità materiale, accesso abusivo a sistema informatico, autoriciclaggio, riciclaggio;

- Maurizio Gigliotti, all’epoca dei fatti legale rappresentante della società Emmegi Hospital, accusato di associazione a delinquere, autoriciclaggio.

Obbligo di presentazione alla pg:

- Giuseppe Perri, all’epoca dei fatti dirigente medico e direttore del reparto di Oculistica, attualmente in pensione, accusato di associazione a delinquere e truffa.

- Giuseppe Mauro, all’epoca dei fatti dirigente medico e direttore della struttura di Neurochirurgia, attualmente in pensione. . Applicato il divieto di dimora nel comune di Catanzaro.

Sono stati attinti da sequestro preventivo:

Maglia, Scicchitano, Gigliotti, Candigliota, Iuliano, Mancuso, Perri e Antonio Raffaele Billa, dirigente medico del reparto di Ginecologia

Le indagini

Le articolate indagini - svolte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria/gruppo tutela spesa pubblica Catanzaro della Guardia di Finanza e dal Nas dei Carabinieri di Catanzaro – che si sono articolate anche in attività di intercettazione e di perquisizioni, hanno consentito di rilevare come 8 dirigenti medici della “Renato Dulbecco”, con la complicità dell’ufficio Alpi, abbiano sistematicamente svolto, negli anni, attività intramoenia allargata (ossia presso studi privati, siti al di fuori dei locali ospedalieri) in violazione della normativa di settore, ossia gestendo in autonomia le visite, incassando dai pazienti – rigorosamente in contanti – il corrispettivo per le prestazioni erogate e provvedendo a versarne nelle casse dell’azienda ospedaliera di appartenenza solo una minima parte, in modo da dissimulare l’illiceità delle condotte perpetrate.

Il ruolo dell’Alpi

Tale meccanismo è stato reso possibile dal sistematico e “organizzato” apporto delle due funzionarie e del dirigente (oggi in quiescenza) e dell’ufficio Alpi, i quali, ben consapevoli dell’illecita attività svolta dai professionisti, hanno fornito loro aiuto concreto per portare a termine i propositi criminosi, sia provvedendo ad accedere al sistema informatico dell’ospedale onde registrare ex post, con date fittizie, le prenotazioni delle poche visite che venivano “regolarizzate” dai professionisti, sia indirizzando direttamente a questi ultimi i pazienti intenzionati ad avvalersi di prestazioni sanitarie intramoenia. In alcuni casi, è stato rilevato che i medici svolgevano attività intramoenia, sempre con la complicità dei componenti dell’ufficio Alpi, durante l’ordinario orario di servizio, così contribuendo a non smaltire le liste d’attesa che, notoriamente, si caratterizzano per essere estremamente lunghe.

Inoltre, è stato rilevato come due dei medici coinvolti si siano sistematicamente avvalsi, nello svolgimento della loro attività intramoenia illecita, di infermieri dipendenti dell’Azienda ospedaliera di appartenenza, i quali sono risultati pienamente coinvolti nell’attività illecita, agevolandola con specifiche condotte autonome, quali, ad esempio, la riscossione – in contanti – dai pazienti del denaro relativo alle prestazioni sanitarie rese dai professionisti.

Interventi abusivi

Gli investigatori hanno anche riscontrato come uno di tali dirigenti medici abbia svolto, nel tempo, anche interventi di cataratta abusivi, sia presso una clinica privata – i cui amministratori erano ben consapevoli dell’illiceità della condotta del medico, legato da vincolo di esclusività alla Dulbecco – sia presso il suo studio privato. A fronte di tali interventi, allorquando i pazienti richiedevano fattura, egli provvedeva a farla emettere dai complici dell’ufficio Alpi facendo loro rendicontare, tuttavia, una prestazione diversa, giacché gli interventi chirurgici non avrebbero potuto essere svolti in regime intramurario.

Fatture per operazioni inesistenti

Inoltre, sempre lo stesso dirigente medico – già raggiunto da ordinanza cautelare a gennaio del 2024 – con la complicità di due infermieri dipendenti della sua stessa azienda e di un imprenditore cosentino, anch’essi coinvolti nell’ordinanza, ha sistematicamente impiegato – così come un altro dei dirigenti medici coinvolti – parte del denaro ritenuto provento di reato nella sua attività professionale, perlopiù grazie ad un sofisticato sistema di emissione di fatture per operazioni inesistenti. Le 2 società di capitali, che hanno consentito al medico di perpetrare una truffa ai danni dell’A.O. di appartenenza e, una di esse, anche di reimpiegare il denaro provento dell’attività criminosa, sono attualmente indagate per responsabilità amministrativa degli enti dipendente da reato.

Dati gli elementi raccolti, è stato possibile ipotizzare, nei confronti di 6 dei dirigenti medici coinvolti, la sussistenza di un vincolo associativo che lega i medesimi con i componenti dell’ufficio Alpi, nonché con gli infermieri che da essi utilizzati per lo svolgimento dell’attività professionale intramuraria “allargata”. Infine, è emerso che uno dei dirigenti medici, già direttore dell’ufficio Alpi della “Renato Dulbecco”, il quale svolgeva e svolge attualmente l’attività di Doping Control Officer e Blood Control Officer per conto della Federazione Medico Sportiva Italiana, in ben 46 occasioni, ha prodotto documentazione (fatture per pasti, alberghi e spese di viaggio), del tutto fittizia, onde ottenere indebiti rimborsi dalla citata Federazione. Parimenti, in numerose occasioni, questi ha attestato falsamente la propria presenza in servizio, così procacciandosi un ingiusto profitto.