Stupro di gruppo a Seminara: condannati a 4 anni di carcere due minori, il terzo è in attesa di giudizio
VIDEO | Il Tribunale di Reggio Calabria ha accolto la richiesta del pm Roberto Di Palma. Le indagini avevano fatto emergere un quadro agghiacciante: la giovane vittima abusata ripetutamente quando era ancora minorenne
È arrivata oggi la sentenza del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria sul caso noto come lo stupro del branco di Seminara, una vicenda che ha scosso profondamente la comunità calabrese e l’opinione pubblica nazionale. Il collegio giudicante ha accolto integralmente le richieste del pubblico ministero Roberto Di Palma, condannando due imputati minorenni a 4 anni di reclusione ciascuno, in seguito alla scelta del rito abbreviato, il terzo minore è in attesa di giudizio.
I giovani sono accusati, a vario titolo, di aver abusato sessualmente e ripetutamente di una coetanea, in un contesto di brutalità e sopraffazione che si sarebbe protratto nel tempo, mentre la ragazza era ancora minorenne. Le indagini avevano fatto emergere un quadro agghiacciante: la giovane era stata vittima di violenze in gruppo, fisiche e psicologiche, da parte di ragazzi che si conoscevano tra loro e che avrebbero agito con piena consapevolezza della fragilità e dell’isolamento della vittima.
L’inchiesta è partita dalla denuncia della stessa ragazza, che con coraggio ha rotto il muro del silenzio. A supportarla fin da subito gli investigatori e il sistema di protezione minorile, che hanno lavorato in stretta sinergia per raccogliere gli elementi necessari all’avvio del procedimento giudiziario.
La sentenza di oggi rappresenta un primo passo verso la giustizia per la vittima e un segnale forte contro la cultura del branco e del silenzio. La prossima udienza, che riguarda invece i maggiorenni coinvolti, è ancora in fase di redazione delle motivazioni del giudice di primo grado.
Il caso ha acceso un faro non solo sul tema della violenza di genere, ma anche sulla necessità di educare i giovani al rispetto e al consenso, all'interno di contesti familiari e scolastici che spesso non riescono a intercettare per tempo i segnali del disagio.
Intanto, resta alta l’attenzione delle istituzioni e della comunità. La giustizia ha parlato. Ora, come spesso accade, spetta alla società fare i conti con le proprie responsabilità.