Corruzione e illeciti al traforo del Monte Bianco, spunta il nome di Magorno ma un indagato dice: «Non fa favori»
Nel febbraio scorso, un imprenditore originario di Belvedere Marittimo si sarebbe rivolto all’ex senatore di Diamante per chiedere «utilità relazionali», ma sarebbe rimasto a bocca asciutta. Magorno non è coinvolto, figura unicamente come testimone. Ecco il filone calabrese delle indagini
La notizia si è diffusa nelle scorse ore: la magistratura sta indagando su un presunto giro di corruzione, riciclaggio e subappalti illeciti al traforo del Monte Bianco, che coinvolge nove persone, alcune delle quali originarie di Belvedere Marittimo. Proprio una di queste è stata intercettata dagli inquirenti mentre avrebbe chiesto favori all’ex parlamentare diamantese Ernesto Magorno, ma non ne avrebbe ricavato nulla. Al telefono la polizia giudiziaria lo avrebbe sentito dire al suo interlocutore: «Magorno, com’è noto, non fa favori». L’ex senatore della Repubblica italiana Ernesto Magorno non è indagato, è totalmente estraneo alle accuse mosse dalla procura e fino a questo momento figura nell’inchiesta unicamente come testimone.
L’inchiesta
La notizia è divenuta nota grazie a un articolo pubblicato dal giornale aostano “primalinea.it”, che da tempo segue la vicenda. Il 17 ottobre scorso ha informato i lettori che «sono attesi a giorni gli esiti dell'udienza svoltasi mercoledì 15 ottobre, davanti al Tribunale del Riesame di Torino, sul ricorso presentato dal pm della procura di Aosta Giovanni Roteglia contro la decisione del gip Davide Paladino, che il 3 luglio scorso aveva respinto la richiesta di misure cautelari per sette dei nove indagati in una complessa inchiesta penale sui lavori di manutenzione e adeguamento della galleria di Entrèves, presso il Traforo del Monte Bianco (per un importo affidato dalla pubblica amministrazione di poco più di 244 mila euro) e altri appalti minori, nonché su una serie di presunte 'pressioni' e trattative per ottenere privilegi illeciti. Le indagini dei carabinieri del Nucleo operativo di Aosta si sono sviluppate tra la fine del 2024 e i primi mesi di quest'anno».
Il filone calabrese
Gli impresari edili/stradali originari di Belvedere Marittimo sono difesi dall'avvocato Stefano Priolo. «Tra le diverse accuse - continua il giornale aostano - Pizzetti avrebbe agevolato un subappalto non autorizzato da 168 mila euro, affidato dalla NG Strade srl a Pasquale Liporace». In cambio avrebbe ricevuto «un’utilità non economica ma di tipo relazionale: l’organizzazione, tramite Rosario Liporace, di incontri con Ernesto Magorno, ex membro del Copasir, già senatore e sindaco di Diamante (Cs), e con la presidente di Sitmb, Emily Rini».
Secondo l’ordinanza, l’incontro con Magorno si verificò l’8 febbraio 2025 a Diamante. «Lo stesso Magorno in sede di interrogatorio confermò di essere stato interpellato da Pizzetti per un "aiuto" finalizzato a una promozione all’interno del Traforo. Nelle stesse pagine si segnala la presenza, nell’orbita relazionale che ruota attorno a Liporace e Magorno, di un "amico e massone con grado di ‘Maestro’ o ‘Venerabile’", circostanza che il pm ritiene rilevante ai fini dell’intreccio di relazioni e dell’accesso ai circuiti di influenza. Però, scrive ancora il gip nell'ordinanza di rigetto delle misure, "Liporace ha ammesso che, su richiesta del Pizzetti, che era particolarmente pressante, egli aveva messo in contatto quest'ultimo e l'esponente politico calabrese tramite il proprio fratello, Liporace Rosario, che vive in Calabria, e l'incontro aveva avuto luogo, ma di aver precisato all'interlocutore (Pizzetti ndr) che dall'incontro non ne avrebbe ricavato nulla perché sarebbe noto che Magorno non fa favori».