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14/05/2025 ore 18.29
Cronaca

Crollo del ponte di Longobucco, la Procura chiude l’inchiesta: nel mirino 12 persone tra tecnici e professionisti

VIDEO | Iniziati i primi interrogatori. Varie le contestazioni nei confronti dei membri della commissione di gara, dei responsabili del progetto, dell’impresa aggiudicataria e dei dirigenti di settore dell’Anas

di Antonio Alizzi

Dodici indagati per il crollo del ponte di Longobucco. La Procura di Castrovillari, rappresentata dal pubblico ministero Veronica Rizzaro, ha chiuso le indagini e avviato i primi interrogatori con i tecnici e i professionisti coinvolti nell'inchiesta, coordinata dal procuratore capo Alessandro D'Alessio.

Il 3 maggio 2023 si verificò il crollo del Viadotto Ortiano 2, costruito nove anni prima per attraversare un fiume. Quel giorno, ingrossatosi a causa del maltempo, il fiume portò alla chiusura del ponte, già a rischio di crollo. Anas, infatti, aveva registrato uno smottamento a pochi metri dal viadotto.

Un anno dopo l’incidente, Anas ha avviato i lavori di demolizione e ricostruzione del Viadotto Ortiano II. Il progetto prevede anche la realizzazione di opere collaterali per mitigare il rischio idraulico.

Le dichiarazioni dell'assessore regionale

Pochi mesi fa, l'assessore regionale Maria Stefania Caracciolo ha rassicurato la cittadinanza circa la tempistica della realizzazione del ponte a monte, nel territorio di Longobucco. «Il ponte sarà realizzato entro i primi mesi del 2026», ha dichiarato il componente della Giunta Occhiuto, mentre la progettazione della parte a valle, che si ricongiungerà con la Statale 106 Jonica, è attualmente in fase di esecuzione.

L’indagine della Procura

Nel frattempo, l'indagine ha proseguito il suo corso e, verso la fine del 2024, la Procura di Castrovillari ha concluso le indagini, notificando l'avviso di conclusione per dodici persone, anche se uno degli indagati originariamente presente negli atti del fascicolo, è venuto a mancare.

Crollo del ponte di Longobucco, le accuse

I membri della commissione di gara, incaricati di selezionare la ditta per l'appalto integrato del IV Lotto della strada Mirto-Longobucco-Sila, sono accusati di cooperazione colposa per negligenza e imprudenza. Nonostante il progetto definitivo, approvato con conferenza di servizi e validato dai dirigenti, prevedesse l'inserimento di 32 micropali sotto i plinti di fondazione di tutti i viadotti per prevenire il rischio di scalzamento, i membri della commissione avrebbero accettato delle modifiche al progetto proposte dall'impresa aggiudicataria. La modifica consisteva nella riduzione del numero di micropali da 32 a 15 e nel loro posizionamento sotto solo alcuni plinti di fondazione, senza considerare adeguatamente i rischi idraulici, e in particolare il rischio di costruzione in alveo, che ha portato al crollo del viadotto Ortiano II.

Nel secondo capo d’accusa i dirigenti responsabili del progetto, in qualità di componenti della commissione di gara e successivamente come responsabili della realizzazione e verifica del progetto esecutivo, sono accusati di concorso per la modificazione sostanziale del progetto iniziale. L’imputazione riguarda l'eliminazione dei micropali sotto i plinti di fondazione e la conseguente modifica del progetto, che ha ridotto il numero dei micropali.

Nonostante i chiarimenti richiesti durante le riunioni e le spiegazioni non fornite dalla ditta aggiudicataria, la modifica sarebbe stata accettata senza una valutazione adeguata dei rischi, in particolare il rischio idraulico, che avrebbe dovuto essere monitorato più attentamente. Inoltre, il progetto finale, che ha consentito la realizzazione di un viadotto con una struttura modificata rispetto al progetto originario, è stato depositato senza la corretta considerazione dei rischi derivanti dall'eliminazione dei micropali, e ha quindi contribuito al crollo dell'opera.

Inoltre, l’impresa aggiudicataria, in qualità di responsabile della progettazione e dell’esecuzione dei lavori, è accusata di aver presentato un progetto esecutivo che modificava in modo sostanziale la proposta iniziale, rimuovendo i micropali sotto i plinti di fondazione. La modifica, che non rientrava nelle migliorie consentite dal bando di gara, sarebbe stata accettata senza una valutazione adeguata delle conseguenze.

L’impresa, secondo la Procura di Castrovillari, ha redatto un disegno tecnico che collocava i micropali al di fuori dei plinti di fondazione, contrariamente alla bozza di gara. Nonostante la consapevolezza delle modifiche non approvate, l'impresa ha proceduto con la realizzazione del progetto modificato, senza integrare i costi e senza considerare il rischio di scalzamento della struttura.

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Sì al collaudo senza le modifiche al progetto

Nel mirino del pm Veronica Rizzaro ci sono sempre i membri della commissione di collaudo dell'opera, che hanno redatto il certificato di collaudo tecnico-amministrativo nel 2016. Gli stessi sono accusati di aver convalidato il collaudo senza aver considerato le modifiche sostanziali al progetto, che avevano portato all’eliminazione dei micropali sotto i plinti di fondazione. Nonostante la documentazione disponibile, che indicava la modifica del progetto, la commissione avrebbe convalidato il collaudo senza sollevare obiezioni o richiedere chiarimenti sulle modifiche apportate.

Le visite di controllo effettuate sui cantieri, pur documentando danni e cedimenti, non hanno portato a richieste di intervento o a un esame più approfondito delle problematiche riscontrate. La commissione di collaudo, quindi, non avrebbe preso le necessarie misure per evitare il crollo, nonostante i segnali di deterioramento della struttura.

C’è anche Anas

Il responsabile della gestione della rete in Anas, in qualità di responsabile del controllo e della supervisione delle opere, è accusato di non aver richiesto la documentazione relativa agli elaborati del progetto esecutivo, che avrebbe consentito di rilevare l’assenza dei micropali sotto i plinti di fondazione. Nonostante le segnalazioni di cedimenti e scalzamenti, non avrebbe provveduto a un’ispezione adeguata e non avrebbe predisposto interventi di manutenzione. La sua negligenza avrebbe impedito di identificare i rischi strutturali e di adottare le misure necessarie per evitare il crollo del ponte.

E ancora, il responsabile dell’ispezione delle opere d’arte in Anas è accusato di non aver richiesto la documentazione tecnica necessaria per monitorare le condizioni del Viadotto Ortiano II. Pur avendo avuto a disposizione i dati che segnalavano il deterioramento della struttura, non avrebbe intrapreso le azioni necessarie per controllare la situazione e risolvere i problemi riscontrati. Inoltre, il responsabile dell’ispezione delle opere d’arte in Anas non avrebbe disposto le ispezioni appropriate e non avrebbe preso misure per prevenire i danni strutturali segnalati dalle schede di monitoraggio.

Anche il responsabile della manutenzione di Anas per la zona del crollo è accusato di non aver provveduto alla verifica e al monitoraggio delle condizioni del Viadotto Ortiano II nonostante le numerose segnalazioni di cedimenti delle fondazioni. Non avrebbe chiesto la documentazione necessaria per accertarsi delle condizioni del ponte e non avrebbe predisposto le misure correttive necessarie, contribuendo così al crollo della struttura.

Difformità nella realizzazione del progetto esecutivo finale

Uno degli indagati si è sottoposto ad interrogatorio. Parliamo di un noto professore universitario, presente nella commissione di gara, il quale avrebbe spiegato il ragionamento dal punto di vista ingegneristico alla base della selezione, sottolineando che poi il progetto esecutivo ha optato per altre soluzioni e l’opera sarebbe stata realizzata in difformità del progetto esecutivo finale.

Nel collegio difensivo figurano gli avvocati Michele Donadio, Nicola Carratelli, Paolo Cristofaro, Michele Franzese, Nicola Candiano, Alessandro De Paola, Angelo Mari, Guido Siciliano, Pierluigi Pugliese, Mauro Magnelli e Roberto Le Pera.