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10/03/2025 ore 18.07
Cronaca

Deridono un coetaneo e postano il video sui social, il caso a Catanzaro: «Non una semplice bravata»

Lo sfogo della mamma del ragazzo che si chiede «cosa ha in testa la nuova generazione». L’intervento del Garante per la tutela delle vittime di reato: «Non possiamo tacere di fronte a episodi simili»

di Francesco Graziano

C'è un video che corre sul web. Viaggia in fretta come l'indignazione che è in grado di provocare. Ad essere immortalato, contro la sua volontà, è un ragazzo fermo su un marciapiede che costeggia una strada trafficata del centro di Catanzaro. Uno dei tanti viali frequentati dagli studenti delle scuole superiori.

Tra risate scomposte e battute che falliscono il tentativo di far divertire, il giovane viene raggiunto da due ragazze e, visibilmente infastidito per l'incursione subita, diventa prontamente oggetto di scherno e derisione. Gli viene chiesto di «mandare un kiss», «fare un cuoricino» da rivolgere «ai suoi tanti fan». Persino l'ombrello color arcobaleno tenuto in mano dallo studente si trasforma in motivo di ironia. L'incontro, ripreso con il cellulare, è stato successivamente caricato in rete e, nel giro di poco tempo, è divenuto virale suscitando una cascata di commenti di condanna per l'accaduto.

A denunciare l'episodio sui social è stata la mamma della vittima che, a commento del filmato, ha aggiunto: «Vorrei sapere cosa ha in testa la nuova generazione. Avete visto tutti il film accompagnati dai docenti "Il ragazzo dai pantaloni rosa" ma non avete capito nulla». Uno sfogo che prosegue con l'invito ad evitare il ripetersi di simili episodi.

L’intervento del Garante per la tutela delle vittime di reato

L’Ufficio del Garante per la tutela delle vittime di reato è intervenuto sulla vicenda: «Raccapricciante quello che siamo stati costretti a vedere in un video girato su viadotto Kennedy in Catanzaro. Un video in cui si notano delle ragazze che bullizzano un giovane portatore di handicap». Il garante spiega in una nota che sarà «a disposizione di questa famiglia per qualunque tipo di azione che intenderà intraprendere. Non possiamo tacere di fronte ad episodi che non possono essere banalizzati come delle semplici bravate. Anche la condivisione del video da parte di gente adulta, seppur animata da buone intenzioni, non può essere accettata. Il compito di costoro è di educare le giovani generazioni sulle conseguenze delle proprie azioni, ma soprattutto sul valore dell’inclusione.

L’Ufficio del Garante per la tutela delle vittime di reato da mesi sta lavorando ad un progetto contro il bullismo, ma questi episodi, evidentemente, ci suggeriscono che probabilmente occorre lavorare di più sulle famiglie, affinché tengano gli occhi aperti sui comportamenti dei loro figli. Scelgo di mandare questo comunicato senza condividere il video perché ciò significherebbe dare visibilità a chi al momento ha bisogno soltanto di essere accompagnato in un percorso di consapevolezza, proprio di chi ha la necessità di riflettere sugli errori commessi. L’Ufficio del Garante si farà carico di promuovere un incontro tra la famiglia del ragazzo vittima di bullismo, le famiglie delle ragazze, nonché le rispettive scuole di appartenenza al fine di evitare altri episodi simili. Al momento, c’è spazio solo per la solidarietà e la riflessione».