Dipendenti sfruttati nei supermercati del Catanzarese, rinviate a giudizio quattro persone e due società
Il processo avrà inizio il 10 giugno. Contestate retribuzioni inadeguate, intercettazione dei dipendenti ed estorsione. Sono 51 le parti civili ammesse al processo
Il gup di Catanzaro, Mario Santoemma, ha rinviato a giudizio sei persone nell’ambito del procedimento sul presunto sfruttamento dei lavoratori nei supermercati del gruppo Paoletti distribuiti tra Montepaone, Soverato e Chiaravalle Centrale.
Il processo davanti al Tribunale collegiale di Catanzaro avrà inizio il prossimo 10 giugno per Antonio Citriniti, Paolo Giordano, Maria Teresa Panariello, Giorgio Rizzuto – in qualità di collaboratori di Paoletti – e per le due società coinvolte Food & More srl e Paoletti spa.
Hanno scelto il rito abbreviato e per loro il processo proseguirà il prossimo 18 giugno, Paolo Paoletti, Anna Valentino, Rosario Martinez Paoletti, Vittorio Fusto, Tiziana Nisticò, tutti dipendenti e collaboratori di Paolo Paoletti. Abbreviato anche per Vito Doria, conciliatore sindacale della Uila.
La stragrande maggioranza delle 51 parti civili è composta da dipendenti dei supermercati.
L’inchiesta
L’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza di Catanzaro e coordinata dal sostituto procuratore Saverio Sapia, oggi sostituito in aula dal pm Francesca Ravizza, contesta retribuzioni inadeguate, o comunque insufficienti rispetto alla quantità e qualità del lavoro svolto (4,00 euro all’ora, a fronte di una prestazione di attività lavorativa di oltre 50 ore a settimana) parte delle retribuzioni sottratte (con restituzione in contanti) dietro la minaccia del licenziamento e facendo leva sullo stato di bisogno dei dipendenti. Inoltre, secondo quando già emerso nel corso dell’esecuzione della misura cautelare, Paoletti e la moglie Anna Valentino avrebbero adoperato, all’interno degli uffici amministrativi, un impianto di intercettazione ambientale consistente in un registratore con risponditore automatico al fine di controllare a distanza due dipendenti e tutti i lavoratori presenti nella stanza.
A Paoletti, Valentino, Rizzuto e Nisticò viene contestato, a vario titolo, il reato di estorsione per aver costretto otto dipendenti, tanti ne conta la chiusura indagini, a «restituire parte della retribuzione dietro la minaccia di licenziamento».