Economia e lotta ai clan, il procuratore Guarascio: «Nel Crotonese decine di imprese infiltrate dalla ‘ndrangheta»
Nella lunga chiacchierata con LaC News24, il magistrato racconta l’isolamento del territorio: «Perché se ne parlasse, i Grande Aracri hanno dovuto conquistare Bologna». Ma i problemi sono anche altri: «Quando faccio i turni mi rendo conto che non ho pm»
Ci si è accorti di Crotone e della ‘ndrangheta d’élite che governa questo territorio perché «i Grande Aracri si sono installati in un territorio importante e ricco qual è l’Emilia Romagna. Anche in questo sta l’isolamento del Crotonese: per ricordarci che esiste deve vivere a Bologna col processo Aemilia». E questo al netto di inchieste come Kyterion, prodromiche anche per le indagini al Nord.
È un uomo concreto e un magistrato navigato, nonostante la giovane età, il procuratore di Crotone, Domenico Guarascio, 45 anni. Dopo dieci anni come sostituto procuratore della Dda di Catanzaro – delegato proprio sulla provincia pitagorica dove ha affrontato una ‘ndrangheta che non esita a definire «molto imprenditoriale, molto silente, molto raffinata nel suo occuparsi di bitcoin, monete virtuali, con aderenze in territori esteri» – da cinque mesi guida l’ufficio giudiziario di un territorio che conosce bene e che sta in qualche modo riscoprendo: «In questa nuova veste ho scoperto che c’è tanta domanda di giustizia, più di quella che io pensassi», dice nel corso di una lunga intervista che concede a LaC News24.
«Domanda di giustizia e dialogo con la Procura»
E per rispondere a questa domanda di giustizia racconta che «sulla scia del procuratore Gratteri ho creato la possibilità di prenotarsi, sul sito della Procura di Crotone, per un appuntamento con me e con gli altri sostituti per parlare, perché credo che i cittadini abbiano bisogno di essere ascoltati e di avere delle figure di riferimento. Il mio invito è quello di fidarsi, di parlare con le forze dell’ordine e la Procura».
I problemi della giustizia
Parla anche di riforma della giustizia Guarascio, non disdegna stilettate alle nuove norme, però, dice, «i veri problemi della giustizia sono anche la penuria di uomini e mezzi. Quando faccio i turni mi rendo conto che non ho i magistrati. Mancano gli amministrativi per comunicare i decreti di liquidazione dei consulenti. I problemi della giustizia sono questi. Poi dopo possiamo fare filosofia. Io sono una persona molto pratica. I cittadini devono sapere che se denunciano verranno ascoltati. Se sono imputati devono sapere quanto tempo ci mette la macchina giustizia a dare una sentenza».

I reati ambientali e la truffa
Pur avendo mantenuto la delega in diversi procedimenti istruiti come pm della Dda, Guarascio si trova oggi a dover combattere problemi nuovi, come quelli legati ai reati ambientali e a «reati che sembrano bagatellari ma in realtà non lo sono. Come la truffa. Crotone è un territorio assolutamente specializzato nella truffa. E questo è un dato allarmante perché oltre a una penuria di risorse industriali c’è un tessuto economico frammentato. Io dico sempre che questo genere di delitti crea difficoltà a investire nel Crotonese. Noi iscriviamo tantissimi reati di truffa che provengono da tutta Italia i cui autori sono del Crotonese. C’è una sorta di tradizione criminale nella truffa che crea una distorsione economica evidente».
«E poi c’è un territorio devastato da problemi ambientali – aggiunge –. Tolta la bonifica sull’ex Pertusola e tutto ciò che concerne la dismissione delle grandi industrie nel territorio crotonese, resta un deposito incontrollato di rifiuti che viene ad essere praticato senza il benché minimo criterio. E spesso gli autori del reato sono persone nullatenenti, mere intestatarie dei terreni. Questo crea problemi amministrativi per la bonifica per cui i Comuni devono essere accompagnati in questo percorso».
L’isolamento di Crotone
Crotone, ci spiega il procuratore, sconta «un certo tipo di isolamento logistico, riferito alle vie di comunicazione, sconta una storia industriale che è naufragata miseramente e che ha lasciato problematiche ambientali con una bonifica che sono 15 anni che non si riesce ad attuare, sconta il fatto che la popolazione sta invecchiando sempre di più, con centri che si spopolano in maniera evidente».
La ‘ndrangheta crotonese
Ben nascosta da questo isolamento è cresciuta la ‘ndrangheta crotonese che - afferma il procuratore Guarascio - «è molto imprenditoriale. Se dovessi fare un censimento delle imprese mafiose del Crotonese sarebbe sterminato. Accanto a un’economia sana ci sono imprese che lavorano sia sul campo delle false fatturazioni che degli appalti. Ma c’è difficoltà a leggere il fenomeno mafioso perché spesso non si accompagna con una prevaricazione così visibile. Ma che esiste. Questo isolamento, questa difficoltà, questa penuria anche di mezzi, di risorse e di uomini – perché questo il Crotonese lo sconta pur avendo una criminalità d’élite – fa sì che anche la cittadinanza abbia molta diffidenza a denunciare». A questo si aggiunge il fatto che all’interno della ‘ndrangheta crotonese vi siano «pochi collaboratori di giustizia».
«L’abuso d’ufficio era uno strumento che serviva»
Anche sulle riforme il procuratore Guarascio mantiene saldo il dato pratico e lascia andare le speculazioni politiche. E lo dice subito: «Appartengo a quei magistrati che non discutono quasi mai la politica giudiziaria dei governi». Il suo giudizio tecnico però è tranchant e non fa sconti a nessuno. Prendiamo l’abolizione dell’abuso d’ufficio. Il magistrato spiega che «noi pubblici ministeri molte volte abbiamo archiviato sulla base di quel reato perché era un reato molto complesso da dimostrare». Però.
«È un reato che serviva quale elemento spia per rendersi conto di come la gestione della cosa pubblica all’interno di un ente venisse a essere formulata. Il legislatore ha deciso di abrogarlo e di annullare tutta una serie di condanne passate in giudicato. Questa è una valutazione che è di natura politica e io non entro. Però c’è il rischio di non considerare quali sono i fenomeni criminali all’interno delle pubbliche amministrazioni».
L’esempio, a chilometri zero, è presto fatto: «In un territorio come questo piegare la logica amministrativa a favorire qualcuno che, magari, è il figlio o il parente del capocosca è molto ricorrente». La domanda che ci si pone è «quell’assunzione nei confronti del figlio del capo cosca può essere la porta d’ingresso per capire che rapporto reale c’è tra il sindaco e quella cosca? Questo oggi viene a mancare perché viene meno la possibilità da parte degli inquirenti di verificare questo fatto perché non è più reato. Io da procuratore calabrese le dico che lo strumento dell’abuso d’ufficio serviva, serviva anche nella lotta alla ’ndrangheta».

«Si sta aumentando la convenienza a delinquere»
Sempre in tema di riforme, ci sono reati che non sono più procedibili d’ufficio ma solo dietro querela. Tra questi la violenza privata e alcuni casi di sequestro di persona. Questo però non tiene conto della paura che può provare una persona che non denuncia. «Questa – spiega Guarascio – è la corretta osservazione del fenomeno criminale. Noi siamo titolari della nostra libertà, che sia denunciare o meno. Ma in territori come questo, dove la libertà è compromessa da un sistema criminale silente e oppressivo, ha senso definire la pienezza della libertà? Se poi si vuole dire: ci sono troppi reati, introduciamo la querela così deflazioniamo l’azione penale, però bisogna tener conto di quello che si sta dicendo… Il cittadino che ha paura, al quale, per esempio, viene rubata l’auto e che riceve la telefonata, “non fare denunce o l’auto non la trovi più”, una volta era procedibile d’ufficio, oggi no. Stiamo aumentando la convenienza a delinquere», spiega utilizzando le parole di «più illustri e anziani colleghi». «Si sta dicendo al delinquente che è più conveniente fare quel tipo di reato perché basta incutere timore…». Così, tornando all’esempio dell’auto rubata, «anche se un poliziotto vede un soggetto armeggiare intorno a un’auto ma poi arriva il proprietario e non fa la denuncia, il poliziotto non può arrestare il soggetto. Questo non si spiega ai cittadini. È vero: le leggi le fanno i politici e poi le forze dell’ordine e la magistratura le fanno osservare. Però dei rischi se ne dovrebbe parlare».
L’omaggio dei ragazzi: «Sono commosso, sono il nostro futuro»

Al termine dell’intervista notiamo un disegno alle spalle della scrivania del procuratore. Domenico Guarascio si illumina, è un omaggio al suo lavoro, un racconto contro la ‘ndrangheta che lo vede protagonista, creato dai ragazzi della scuola media dell’istituto comprensivo di Rogliano, plesso di Parenti, paese di nascita del magistrato: «Questo gesto mi ha molto commosso – commenta con un sorriso Guarascio –, sono stato invitato a un evento alla Proloco di Parenti in cui mi hanno omaggiato di questo racconto e del cortometraggio che hanno realizzato. Penso che i ragazzi siano il nostro futuro, tutti dovremmo investire sui giovani, soprattutto chi pratica, insegna, discorre di legalità. Perché saranno loro le future classi dirigenti e sono loro che dovranno essere sottratti ai pericoli del crimine e all’utilizzo delle droghe che sono la vera porta a diventare manovalanza della criminalità».