Emis Killa nel cerchio magico di Luca Lucci: il rapper descritto come “uomo di fiducia” del capo ultrà
Il nome dell’artista emerge nelle carte del processo abbreviato agli ultras di San Siro. Secondo la Dda di Milano, avrebbe avuto un ruolo attivo nelle dinamiche della Curva Sud rossonera.
Il nome di Emis Killa – all’anagrafe Emiliano Rudolf Giambelli – torna prepotentemente nelle carte giudiziarie. Questa volta non per un featuring o una hit estiva, ma in un processo abbreviato che scuote il mondo delle curve ultrà di Milano. Secondo quanto riportato dalla memoria depositata dal pm Paolo Storari, nell’ambito del procedimento contro il “sodalizio” criminale che avrebbe gestito con metodi paramilitari la Curva Sud rossonera, Emis Killa sarebbe stato un uomo di fiducia di Luca Lucci, storico leader del tifo organizzato milanista.
Il rapper – già indagato in un altro filone dell’inchiesta per associazione a delinquere – viene descritto dalla Dda come "inserito a pieno titolo" in quella che definiscono una sorta di “cerchio magico” riferibile a Lucci, con un ruolo attivo e operativo nello stadio Meazza, territorio considerato dagli inquirenti “controllato come una vera milizia privata”.
La figura del cantante non è marginale nel documento di oltre 600 pagine depositato agli atti. Ben una quarantina di pagine sono dedicate a lui, ai suoi rapporti con Lucci e alla sua presenza in occasioni cruciali per la “vita interna” della curva.
Emis Killa è definito "un uomo di stadio con ruolo attivo", coinvolto anche in una vicenda di aggressione a uno steward. Ma non solo. La memoria racconta di una frequentazione costante e di un rapporto fiduciario con il capo ultrà: dalle feste private – come quella di Natale 2023 nella casa di Lucci – fino alla partecipazione alla cresima del figlio, evento durante il quale, stando alle intercettazioni, gli ultrà avrebbero messo in atto "ispezioni e bonifiche" per scongiurare la presenza di microspie.
Inoltre, Giambelli risulterebbe intestatario del marchio “Italian Ink”, una catena di barberie e tattoo shop “ideata e voluta da Lucci stesso”, la cui gestione è stata affidata a soggetti vicini al mondo della curva. Un modo, secondo gli inquirenti, per mimetizzare affari e rapporti d’affari dietro un’attività commerciale lecita.
Il 30 settembre 2024, in coincidenza con il blitz che ha portato all’arresto di 19 persone tra Polizia e Guardia di Finanza, anche Emis Killa è stato perquisito. Nella sua abitazione sono stati trovati 35mila euro in contanti, ma anche armi da taglio come pugnali e coltelli, oggi sotto esame per capire la loro natura e la loro funzione all’interno delle dinamiche contestate.
Il cuore del procedimento vede imputati alcuni esponenti chiave delle curve di Milan e Inter, accusati di aver creato una vera e propria organizzazione con struttura gerarchica, metodi intimidatori e controllo capillare del territorio dello stadio Meazza. Una “milizia privata” capace di decidere chi può vendere sciarpe, chi può entrare nei settori riservati e persino chi può essere presente in trasferta.
Le società calcistiche Milan e Inter si sono costituite parte civile, chiedendo oltre 900mila euro di risarcimento per il danno d’immagine subìto. Il nome di Emis Killa, oggi, si lega così a un’indagine che rischia di lasciare macerie non solo nel mondo del tifo, ma anche nell’immagine di una star della musica che – fino a qualche anno fa – dominava le classifiche e i palchi più prestigiosi. Ora dovrà affrontare una battaglia giudiziaria delicata e ad alto rischio reputazionale.