Escalation criminale nel Cosentino, in meno di dieci giorni quattro assalti con esplosivo a poste e bancomat: è emergenza
Da Lauropoli a San Marco Argentano, la scia di esplosioni disegna una mappa criminale lucida e spietata. Una banda di professionisti assedia la provincia: quattro assalti agli Atm che confermano l'allarme sicurezza
E sono quattro. In un clima di crescente tensione che rasenta un paesaggio di guerra, la provincia di Cosenza si risveglia ancora una volta scossa dal boato di un’esplosione. L’ultimo assalto, avvenuto a San Marco Argentano poco dopo la mezzanotte, non è che l’ultimo tassello di un mosaico criminale che sta mettendo a ferro e fuoco l’intero territorio cosentino. Se tre indizi fanno una prova, il quarto colpo in pochi giorni trasforma il sospetto in una certezza assoluta confermando che siamo di fronte a una vera e propria emergenza sicurezza. Il modus operandi è quasi sempre lo stesso con un commando organizzato specializzato all'uso di esplosivi (la tecnica della "marmotta") e una fuga fulminea verso le arterie principali.
L’escalation criminale che sta martoriando la provincia di Cosenza non può più essere letta come una sequenza di eventi slegati, ma come il dispiegamento di una vera e propria geometria del terrore. Unendo i punti di questa offensiva si delinea un poligono che abbraccia le principali arterie di comunicazione del territorio, trasformando l’intera area in un terreno di caccia ideale.
Assalto ai bancomat nel Cosentino: c’è l'ombra di un'unica banda dietro la scia di esplosioni tra Jonio, Tirreno e PollinoI colpi di Lauropoli e San Marco Argentano rappresentano il baricentro interno di questa strategia, colpendo il cuore delle valli della Sibaritide e dell’Esaro. In queste zone, la banda ha potuto sfruttare una fitta rete di strade secondarie per sparire nel nulla, agendo lontano dai grandi centri urbani ma restando sempre a brevissima distanza da svincoli strategici che garantiscono la fuga e dunque l'impunità. Spostando lo sguardo verso il confine del poligono creato, l'assalto di Laino Borgo assume i connotati di un colpo di frontiera.
Nuovo assalto con esplosivo a un ufficio postale del Cosentino, colpo a Laino Borgo: «Due boati fortissimi, siamo sconcertati»La sua posizione, a ridosso dell’autostrada A2, lo rende il punto di fuga perfetto verso Nord, in direzione Basilicata o Puglia, confermando la natura itinerante e altamente organizzata del commando. A completare questo quadro di accerchiamento è stata la direttrice tirrenica con il furto a Santa Maria del Cedro. L’attacco sulla Statale 18 ha dimostrato plasticamente la capacità della banda di tagliare trasversalmente la provincia, spostandosi con una logistica impeccabile dallo Ionio al Tirreno nel giro di pochissime ore. L’analisi tecnica di questi atti delinea una matrice quasi paramilitare, fondata probabilmente sulla sistematica applicazione della tecnica della "marmotta".
L’uso di cariche esplosive ad alto potenziale, inserite con precisione millimetrica nelle fessure degli ATM, rivela una competenza criminale che va ben oltre il dilettantismo. È necessaria una profonda conoscenza chimica e manuale per sventrare lo sportello senza incenerire le banconote contenute all'interno.
Un altro elemento cardine di questa strategia è il controllo maniacale del fattore tempo. Ogni operazione viene portata a termine in un arco cronologico di pochissimi minuti, un tempo calcolato con precisione chirurgica per anticipare l'intervento delle pattuglie delle forze dell'ordine. Non pare azzardato ipotizzare che questa rapidità d'esecuzione nasca da sopralluoghi preventivi meticolosi e da una scelta dei bersagli tutt'altro che casuale. Colpire i Postamat dei piccoli centri significa mirare a obiettivi meno protetti rispetto alle grandi banche cittadine, ma capaci di garantire flussi di contante costanti, specialmente durante i periodi di pagamento delle pensioni o in concomitanza con le festività.
Il dato tragico che emerge è che quello a cui stiamo assistendo è molto più di un’emergenza sicurezza, è una sfida aperta allo Stato. Mettere a segno quattro colpi in dieci giorni è un atto di spregiudicatezza inaudita, di aperta sfida. I colpi messi a segno ritaglia una precisa area del nord calabrese che, vittima sotto i colpi di chi sa perfettamente come muoversi, colpire e svanire nel nulla, lasciano dietro di sé solo detriti e un profondo senso di impotenza sociale.