Falcone e Borsellino, 33 anni dalle stragi tra memoria, indagini e veleni mai sopiti nell'antimafia
Nel giorno in cui si ricorda la memoria dei magistrati uccisi a Capaci e via D’Amelio, tra commemorazioni e nuove inchieste riemergono polemiche e divisioni interne al fronte che lotta contro le organizzazioni criminali, con accuse incrociate e sospetti che non si sono mai spenti
A trentatré anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, che costarono la vita ai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, a sua moglie Francesca Morvillo e a otto agenti delle scorte, lo scalo di Punta Raisi, che porta il loro nome, ospita una mostra fotografica commemorativa.
Le immagini ripercorrono le tappe principali delle loro carriere, dal maxiprocesso a Cosa Nostra al contributo del pentito Tommaso Buscetta, fino alle tensioni all’interno del sistema giudiziario, con accuse reciproche tra colleghi e polemiche sull'antimafia.
Queste divisioni, emerse già in vita dei magistrati, continuano a riaffiorare. Recentemente, il procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia Michele Prestipino ha lasciato l’incarico dopo essere stato iscritto nel registro degli indagati per rivelazione di segreto d’ufficio, nell’ambito di un’indagine sulla 'ndrangheta e i progetti legati al ponte di Messina. L’intercettazione da cui è scaturita l’indagine è legata all’inchiesta di Caltanissetta sulla scomparsa dell’agenda rossa di Borsellino, e coinvolge anche l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro e l’ex dirigente Francesco Gratteri, entrambi non indagati e con un ruolo cruciale nella lotta a Cosa Nostra.
Parallelamente, la Commissione parlamentare antimafia, presieduta da Chiara Colosimo (FdI), ha riacceso l’attenzione sulla cosiddetta “trattativa Stato-mafia”, ascoltando gli ex ufficiali dei carabinieri Mario Mori e Giuseppe De Donno. Entrambi assolti nei procedimenti giudiziari, hanno rilanciato accuse contro alcuni magistrati di Palermo, tra cui Gioacchino Natoli, Giuseppe Pignatone e Roberto Scarpinato. Quest’ultimo ha presentato una memoria difensiva per respingere le ricostruzioni dei due ufficiali.
Trentatré anni fa la Strage di Capaci, quando il tritolo colpì il cuore dello StatoIl confronto tra le diverse versioni dei fatti evidenzia una persistente frattura all’interno della narrazione giudiziaria e politica delle stragi mafiose, con implicazioni che vanno oltre la sfera giudiziaria. Mentre le inchieste sulle stragi proseguono, con ipotesi che includono possibili mandanti esterni a Cosa Nostra, resta il rischio che la complessità degli eventi e delle testimonianze contribuisca a offuscare, piuttosto che chiarire, le responsabilità.