«False consulenze» per nascondere i favori di Daffinà alle cliniche private: nell’inchiesta la rete del manager in Regione
Per la Procura, le somme ricevute dal commercialista vibonese sarebbero anche servite per pagare «funzionari pubblici». Le fatture con causali “truccate” e le collusioni per turbare la gara sulla transizione digitale
Prestazioni professionali fittizie con causali “truccate”. È questo il sistema che avrebbe consentito ad Antonino Daffinà di ottenere indebite somme di denaro dalle strutture sanitarie private, mascherando così la reale ragione dei pagamenti, ovvero l’intermediazione con i gangli della sanità regionale. In Cittadella avrebbe potuto, infatti, contare su una vasta rete di relazioni, secondo la Procura di Catanzaro che al commercialista vibonese contesta il traffico di influenze illecite.
Le intercessioni per le cliniche private
Romolo Hospital, Tirrenia Hospital e Dialisi San Giorgio (del gruppo Formedical) (nessuna indagata nell’inchiesta), le strutture sanitarie che avrebbero beneficiato delle intercessioni di Daffinà e che a lui avrebbero consegnato somme di denaro da utilizzare, all’occorrenza, per pagare i funzionari pubblici che avrebbero poi dovuto adottare provvedimenti in favore delle cliniche. Attraverso le sue società (Fenice e Administration&Consulting) avrebbe quindi emesso una serie di fatture nei confronti delle tre cliniche per prestazioni professionali mai rese e, quindi, inesistenti.
La gara per la transizione
Tra gli interlocutori di Daffinà in Cittadella, ricostruiti dalla finanza attraverso intercettazioni telefoniche, figura Tommaso Calabrò, dirigente ad interim del dipartimento Salute e titolare della Transizione digitale. Turbata libertà degli incanti è l’accusa mossa ad entrambi in concorso in relazione all’affidamento dell’appalto per l’acquisizione del sistema di contabilità di cui la Regione si sarebbe dovuta dotare. Il software (Accrual) della Deda Value (non indagata nell’inchiesta) sarebbe stato “privilegiato” attraverso collusioni e mezzi fraudolenti turbando così la gara sulla transizione digitale in favore della società designata.
Alloggi popolari e sanità
Anche la revoca di un provvedimento riguardante una dipendente dell’Asp di Vibo Valentia è poi finito nelle maglie dell’inchiesta della Procura. Amica di Pasquale Salvatore Cannatelli, dirigente dell’ufficio finanziario di Aterp Calabria, che avrebbe promesso in concorso con Daffinà a società private l’affidamento dei lavori di efficientamento energetico degli alloggi popolari. La contropartita – secondo la Procura – sarebbe stata proprio la revoca dell’atto adottato dall’azienda sanitaria, interessamento costato ad entrambi una accusa per corruzione.
Regione Calabria, l’indagine della Procura lambisce i piani alti: nel mirino gli incarichi a professionisti e comunicatoriIn scadenza di mandato
Stessa contestazione mossa ad Alfonso Grillo, commissario straordinario del parco regionale delle Serre. In scadenza di mandato si sarebbe rivolto a Daffinà per ottenere una ulteriore proroga dell’incarico. Una intercessione presso il presidente della Regione Calabria in cambio del suo impegno “esplicito” ad assumere un giovane segnalato dal commercialista vibonese.
Incarichi e consulenze
E infine il capitolo incarichi e consulenze. Per chi indaga, professionisti e comunicatori avrebbero stipulato contratti fittizi al solo scopo di ottenere denaro. Peculato è il reato contestato al docente Unical Giulio Nicola Nardo, al giornalista Antonino Fortuna e alla segretaria particolare del presidente della Regione Calabria Veronica Rigoni. Il primo con un contratto con Sogesid, società fornitrice di servizi per l’attuazione del Piano Sviluppo e Coesione (PSC), gli altri due invece con Eutalia, società in house del Mef. Comune denominatore, anche in questo caso, è Antonino Daffinà ma nella sua qualità di sub commissario alla depurazione in Calabria. Grazie ai poteri esercitati nelle due società pubbliche avrebbe procurato ai tre contratti fittizi.