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02/07/2025 ore 15.30
Cronaca

Frana l’inchiesta sul Sistema bibliotecario vibonese, imputati tutti prosciolti dal gup

Nessun rinvio a giudizio e nessun processo per l’inchiesta della Guardia di finanza coordinata dalla Procura di Vibo. La riqualificazione dei reati ha fatto crollare giuridicamente l’intero impianto accusatorio

di Giuseppe Baglivo

Nessun rinvio a giudizio per gli indagati dell’inchiesta della Procura di Vibo Valentia che mirava a fare luce sulla gestione opaca del Sistema bibliotecario vibonese. Il gup del Tribunale di Vibo Valentia, Roberta Ricotta, ha infatti deciso per il non luogo a procedere per tutti gli indagati, disattendendo la richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla Procura (oggi in aula con il pm Barnabei). Escono così scagionati dalle accuse - condotte sul campo dalla polizia giudiziaria della Guardia di Finanza della Procura di Vibo – i seguenti indagati: Gilberto Floriani, 77 anni, e i figli Emilio, 44 anni, Giuseppe, 48 anni, e Gabriele Floriani, 36 anni, tutti di Vibo Valentia; Valentina Amaddeo, 44 anni, di Vibo. Parti offese nel procedimento penale figuravano: il Comune di Vibo (che aveva deliberato con apposita delibera della Giunta la costituzione di parte civile), la Regione Calabria, Mariateresa Marzano e Cristian Montesano. Emilio Floriani era assistito dagli avvocati Danilo Iannello e Maria Caterina Inzillo, mentre gli altri Floriani erano assistiti dagli avvocati Danilo Iannello e Giacinto Inzillo. Valentina Amaddeo era invece difesa dagli avvocati Giosuè Monardo e Giovanni Vecchio.

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La riqualificazione delle accuse

Inizialmente la Procura di Vibo Valentia aveva contestato agli indagati l’accusa di peculato, ma il Tribunale del Riesame l’aveva riqualificata nel reato di abuso d’ufficio (323 del codice penale), abrogato però dalla riforma voluta dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. Dinanzi alla riqualificazione del reato decisa dal Riesame, l’ufficio di Procura di Vibo aveva contestato un reato ancora diverso, ovvero il 314 bis, che punisce “l’indebita destinazione di denaro o cose mobili”, ma la contestazione è stata fatta dalla pubblica accusa come prorogatio del 323 (cioè dell’abuso d’ufficio, reato ormai abrogato). Una scelta, quella della Procura, che non deve aver convinto il gup del Tribunale di Vibo sulla configurabilutà di tale ipotesi di reato e, quindi, ha disposto il non luogo a procedere per tutti gli indagati.

Le contestazioni cancellate

Secondo le indagini condotte dalla Guardia di finanza di Vibo Valentia, Floriani, in condizione di conflitto di interesse, e Amaddeo, «avendo per ragioni del proprio servizio la disponibilità di denaro, eludendo le disposizioni normative in materia di accesso all’impiego nelle pubbliche amministrazioni, se ne appropriavano, utilizzandolo per il soddisfacimento di interessi privati», ovvero destinandola ai figli di Floriani e allo stesso ex “patron” del Sistema bibliotecario. In particolare, Floriani avrebbe avuto, a titolo di indennità di direzione, rimborsi spese e per il conferimento di incarichi, pari a 87.204,41 euro mentre ai figli Emilio, Giuseppe e Vittorio sarebbero andate, rispettivamente le somme di 64.648,73 euro, 70.147,08 euro e 8.100 euro. Nel corso delle indagini nella sede del Sistema Bibliotecario Vibonese, le Fiamme gialle hanno evidenziato “disordine, carenza di organizzazione e, soprattutto, una gestione amministrativo/contabile poco limpida”.

Quindi l’assenza di documenti indispensabili per la corretta gestione del Sistema e, soprattutto, per la predisposizione dei bilanci di previsione e consuntivi. Nonostante siano stati richiesti, infatti, non sono stati consegnati il libro degli inventari e le relazioni ai bilanci che, tra l’altro, come si vedrà, per le annualità in cui sono stati “approvati” non sono stati sottoposti al necessario vaglio di un revisore dei conti”.
Fin dalla costituzione del Sistema Bibliotecario Vibonese, nel 1998, Gilberto Floriani ne è stato direttore, un incarico che ha ricoperto fino a giugno 2017 quando su richiesta dello stesso di recedere dall’incarico “l’assemblea dei sindaci, con deliberazione numero 4, ritenuta illegittima, ha creato dal nulla due nuove figure organizzative, nominando direttore amministrativo la dottoressa Valentina Amaddeo e direttore tecnico-scientifico lo stesso Gilberto Floriani”.

Il Sistema bibliotecario nella bufera

Diversi gli episodi ricostruiti dagli investigatori, ad iniziare dalla determinazione del 25 giugno 2015 con la quale il direttore del Sbv, Gilberto Floriani, “aveva delegato illecitamente le funzioni di direttore amministrativo alla dottoressa Valentina Amaddeo già due anni prima della deliberazione – illegittima, aveva sostenuto il pm – dell’assemblea dei sindaci. Una scelta certamente finalizzata ad aggirare le ovvie incompatibilità che riguardavano gli affidamenti di incarichi ai propri figli e, dunque, a mascherare la situazione di conflitto di interesse in cui si sarebbe trovato. Proprio in qualità di direttore del Sbv, in data 21 aprile 2017 Gilberto Floriani ha sottoscritto una convenzione per l’attivazione di un polo tecnologico con l’Università Telematica internazionale Uninettuno. Tale scrittura – sostengono gli inquirenti – conferma che lo stesso, nonostante abbia illegittimamente trasferito le competenze alla Amaddeo dal 25 giugno 2015, di fatto continuava a gestire il Sistema bibliotecario vibonese”.
La spesa per il supermercato

Al fine di verificare le movimentazioni contabili, la Guardia di finanza aveva poi consultato alcuni rapporti bancari concentrandosi in particolare su quattro operazioni che interessano il Sistema bibliotecario vibonese “sulla cui liceità si nutrono seri dubbi”. Essi riguardano “prelevamenti per contanti e un pagamento di 534 euro effettuato il 2 dicembre 2019 nei confronti di un supermercato di Vibo”. Gli investigatori non erano riusciti tuttavia in questo caso a sapere “chi ha effettuato i prelevamenti e chi ha disposto il bonifico nei confronti del supermercato che fa riferimento ad una fattura che non è stata rinvenuta, né vi è traccia della determina di pagamento”. Il proscioglimento degli indagati deciso oggi dal gup pone la parola “fine” all’inchiesta. Si capirà in seguito se e quanto le contestazioni riqualificate siano state formulate giuridicamente in maniera corretta dall’ufficio di Procura e quanto la cancellazione del reato di abuso d’ufficio abbia inciso nell’affossare l’inchiesta.