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01/12/2025 ore 16.17
Cronaca

Furti negli agrumeti confiscati alla ’ndrangheta, l’allarme della cooperativa Valle del Marro: «Situazione insostenibile»

A Gioia Tauro rubati quintali di arance biologiche destinate alla distribuzione. Preoccupazione della cooperativa e dura presa di posizione del Pd, che denuncia un tentativo di piegare un’esperienza simbolo di riscatto territoriale

di Redazione

A pochi mesi dagli incendi estivi che avevano devastato alcune coltivazioni, la cooperativa sociale Valle del Marro – Libera Terra torna a essere bersaglio di gravi danneggiamenti. Nell’arco di pochi giorni sono stati infatti scoperti due furti agricoli nello stesso agrumeto confiscato alla ’ndrangheta, situato in località Sovereto, V Stradone, nel territorio di Gioia Tauro.

Il primo episodio risale al 26 novembre, quando ignoti hanno sottratto circa 60 quintali di arance navel biologiche. Denunciato il fatto ai Carabinieri, il 1° dicembre gli operatori della cooperativa hanno trovato nuovamente il terreno depredato: un secondo furto, sempre nello stesso appezzamento, ha portato via un’altra quantità significativa di prodotto destinato alla Grande distribuzione cooperativa – in particolare Unicoop Firenze – e ai Gruppi di acquisto solidale. Sulla seconda incursione sta indagando la Polizia.

La stagione agrumicola, iniziata in anticipo rispetto al passato, sta già registrando rese inferiori alle attese, soprattutto per le arance. Le razzie aggravano quindi ulteriormente la tenuta economica della Valle del Marro, realtà che dalla pandemia in avanti fronteggia condizioni di crescente precarietà.

«La situazione è insostenibile» denuncia Domenico Fazzari, socio della cooperativa. «I raccolti di fine anno – olive, clementine, arance, kiwi – sono decisivi per coprire le spese agronomiche accumulate durante l’anno. Invece ci troviamo in una condizione di totale affanno, aggravata dai problemi strutturali che ancora condizionano la gestione dei beni confiscati: dai mancati titoli comunitari ai finanziamenti insufficienti per garantire continuità alle attività di riutilizzo».

Fazzari richiama inoltre il valore sociale dell’esperienza della cooperativa: «Non è solo una questione di produzione. Il nostro lavoro restituisce dignità a braccianti liberati dallo sfruttamento, sostiene famiglie in difficoltà, educa i giovani a rifiutare la mentalità mafiosa. È una visione di sviluppo sostenibile che, evidentemente, dà fastidio a chi continua a voler depredare il territorio. Chiediamo l’individuazione dei responsabili e una risposta forte delle istituzioni e della società civile».

La rabbia di Nicola Irto: «Chiaro tentativo di uccidere un modello di legalità»

In questo quadro già critico arriva anche la presa di posizione del Partito Democratico calabrese, che in un comunicato esprime «ferma indignazione» per i nuovi attacchi subiti dalla cooperativa.

Il senatore Nicola Irto, segretario regionale del Pd, parla di «un attacco diretto al cuore della Calabria che vuole liberarsi dalla criminalità organizzata».

«Rubare prodotti agricoli coltivati su un bene confiscato – denuncia – è un tentativo di annientare un modello sociale alternativo alle logiche criminali, e ciò non può essere tollerato. Ci aspettiamo una risposta immediata e forte dello Stato».

Il Pd sottolinea come i furti colpiscano «una cooperativa simbolo del riscatto territoriale, fondata da giovani e lavoratori che hanno scelto di vivere senza ricatti mafiosi». Episodi del genere, aggiunge la nota, sono «ritorsioni gravissime contro chi da anni forma ragazzi alla legalità, garantisce reddito dignitoso a persone liberate dallo sfruttamento e produce qualità e sostenibilità».

«Qualcuno vuole piegare la speranza e imporre la paura – afferma ancora Irto –, ma non bisogna permetterlo».

Il Pd conclude rivolgendo solidarietà e vicinanza ai soci della cooperativa: «La loro denuncia ha un peso enorme. La situazione è divenuta insostenibile. Il governo assicuri vigilanza, sicurezza e tutela alla Valle del Marro e a tutte le cooperative che operano sui beni confiscati».