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02/07/2025 ore 10.18
Cronaca

Gestione illecita delle scommesse online a Reggio Calabria, per il Tribunale la ’ndrangheta non c’entra: condanne e assoluzioni

Nel processo ordinario cade l’aggravante mafiosa: assolti Lagrotteria e altri coimputati. Due condanne con interdizione perpetua dai pubblici uffici. Contrasto netto con il giudizio abbreviato

di Antonio Alizzi

Il tribunale collegiale di Reggio Calabria ha emesso la sentenza nel procedimento di rito ordinario legato all’operazione “Gambling”, una delle inchieste più complesse sulla gestione illecita delle scommesse online con ramificazioni internazionali. Per i giudici reggini, la 'ndrangheta non c’entra.

Il collegio, presieduto dalla giudice Silvia Capone, ha condannato Antonino Alvaro a 10 anni di reclusione e Cristian Fortunato Costantino a 7 anni, riconoscendo l’associazione per delinquere (416 c.p.) aggravata ai sensi dell’art. 7 della legge 203/91 e, per entrambi, l’associazione mafiosa (416 bis c.p.), ma escludendo l’aggravante del ruolo apicale e molte altre imputazioni perché prescritte o non costituenti reato.

Per entrambi è stata disposta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, la libertà vigilata per due anni e il risarcimento alle parti civili, da liquidarsi in separato giudizio.

Una frattura tra riti: cade la mafia

La decisione del Tribunale smentisce, di fatto, quanto deciso nel giudizio abbreviato della stessa inchiesta, dove la matrice mafiosa era stata riconosciuta.

Assoluzioni e prescrizioni

Sono stati assolti con formula piena diversi imputati, tra cui Domenico Lagrotteria, Mario Vardè, Alessandro Ciaffi, Giovanni Battista Ciarfaglia e Davide Taher, per i reati di trasferimento fraudolento di valori (art. 12-quinquies) e per alcune imputazioni di associazione mafiosa. Le altre assoluzioni hanno riguardato: Cosimo William Apice, Giancarlo Apice, Silvio Barone, Gaetano Cipolla, Giovanna Cipolla, Francesco Carmelo Dattola, Marianna Nava, Francesco Ollio, Sacha Ubaldo Ruggeri e Francesco Sergi.

Molti capi di imputazione sono invece caduti per intervenuta prescrizione, tra cui quelli a carico di Francesco Giardino, Vincenzo Giuliano, Giuseppe Marcianò, Giovanni Maringolo, Domenico Cesare Cardamone, originario di Corigliano Rossano (difeso dall’avvocato Giuseppe De Marco) e Antonio Pantisano Trusciglio.

Una macchina transnazionale del gioco

Secondo la Dda di Reggio Calabria, l’associazione avrebbe gestito una rete globale di siti di scommesse, camuffando attività illecite dietro concessioni estere (Antille Olandesi, Malta, Austria) e appoggiandosi a strutture tecniche italiane (come Agile S.r.l., Tuke S.r.l., Microgame e People S.r.l.). Il sistema, sostenevano gli inquirenti, eludeva la normativa italiana su gioco legale, fisco e antiriciclaggio, generando enormi profitti.

La struttura, a dire dell’accusa, era articolata in due gruppi operativi: uno legato alla Uniq Group Ltd di Mario Gennaro, l’altro alla Betsolution4u Ltd e alla Teberal Ltd, riferibili a Lagrotteria, entrambe formalmente riconducibili alla GVM Holding Ltd, il cui capitale era detenuto da David Gonzi, figlio dell’ex premier maltese. Questa contestazione, tuttavia, non ha retto. Nel collegio difensivo figurano anche gli avvocati Daniela Agnello e Giuseppe Milicia.