Gratteri sferza la politica: «L'Italia è ipocrita, non vuole davvero sconfiggere le mafie»
Nell’analisi del procuratore di Napoli, le riforme inutili e il passaggio da Paese con la migliore polizia giudiziaria del mondo a nazione che non tiene il passo con l’evoluzione del cyber crime. Il magistrato a Trame riflette anche sugli anni trascorsi a Catanzaro: «All'inizio quando indagavamo sui colletti bianchi non ci sosteneva neanche l'Anm»
«Ipocriti falsamente garantisti». Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, già a capo del distretto giudiziario di Catanzaro, come al solito la tocca piano. L’equazione per giungere alla formula «ipocriti falsamente garantisti», riferita all’inutile, fumoso lavoro di parte della classe politica italiana, è, come al solito, ricca di esempi pratici.
Parte da lontano Gratteri, da quando l’Italia era la nazione con la «migliore polizia giudiziaria del mondo», da quando «la polizia olandese veniva a scuola guida da noi», da quando, dopo la strage di Duisburg, la Germania chiedeva aiuto all’Italia per condurre le indagini e sperava che il processo si tenesse in Calabria perché i magistrati italiano lo avrebbero saputo gestire meglio. «Questo eravamo noi»
Le cose sono nettamente cambiate, ha spiegato Gratteri dal palco del festival Trame a Lamezia, da quando le mafie hanno cominciato a investire in software, a ingranare la marcia sul dark web, ad arruolare hacker tedeschi o anche rumeni per fare riciclaggio raffinato, a investire in bitcoin. In quel momento - ha detto il magistrato di Gerace - l’Italia ha cominciato a perdere il passo. Perché negli ultimi anni «Francia, Olanda e Germania hanno cominciato a investire in software» mentre l’Italia restava a guardare. «Quando il procuratore di Rotterdam – ha raccontato Gratteri – mi ha contattato per dirmi “abbiamo 20mila file di intercettazioni in italiano vi interessa?”, mi sono sentito umiliato. Oggi Francia Olanda Germania hanno bucato le piattaforme e ci danno loro i file». L’Italia non ha investito in software e in informatici esperti.
Gratteri: «Le mafie usano l’intelligenza artificiale e Nordio risponde con i pedinamenti…»Le ragioni sono diverse ma, soprattutto, «nella politica c'è mancanza di visione e programmazione. C’è ignoranza. C'è gente su una sedia che non sa nemmeno perché è seduta lì».
Insomma: «Gli altri sono riusciti a bucare le piattaforme delle mafie perché sono meno ipocriti di noi». «Ipocriti falsamente garantisti», appunto.
Una classe dirigente dovrebbe lavorare per assicurare al paese gli strumenti di contrasto alla criminalità ma invece di guardare a come affrontare l’universo del dark web sforna riforme come quelle di Nordio che «dice che bisogna tornare ai pedinamenti perché stiamo esagerando con le intercettazioni».
Il procuratore Gratteri ritorna agli anni in cui guidava la Procura di Catanzaro. Alle battaglie combattute e alle difficoltà incontrate.
«A Catanzaro le spalle non ce le ha coperte nessuno. Sei/sette giornali hanno attaccato ogni giorno, gente ai domiciliari dettava interrogazioni parlamentari contro di me. Abbiamo indagato magistrati, colletti bianchi poi condannati, ma tutto questo senza consenso. Eravamo soli, nemmeno l'Anm si muoveva quando si facevano indagini sui soliti noti. Abbiamo ottenuto risultati importanti ma il più importante è stato quello di aver ridato fiducia ai calabresi».