I procuratori Gratteri e Curcio ai ragazzi: «Costruitevi una vita per essere liberi dalla ’ndrangheta»
I due magistrati hanno incontrato gli studenti delle superiori a Catanzaro. Il magistrato di Gerace: «Allenatevi a vivere senza telefonino». Il capo della Dda di Catanzaro e i pericoli delle «famiglie deleganti». Il plauso ai nuovi vescovi che hanno chiuso la saracinesca ai clan
«Costruitevi una vita per essere liberi, senza dover dipendere da nessuno. Se si è bravi e preparati c’è posto anche per i figli di nessuno». E ancora: «L’azione repressiva dello Stato non è mai risolutiva. Quello che occorre è altro: un cambiamento che deve passare dal rinnovamento culturale e da una rivoluzione delle coscienze».
Hanno parlato agli studenti dell’ultimo anno delle superiori, questa mattina, il procuratore di Napoli Nicola Gratteri e il procuratore di Catanzaro, Salvatore Curcio.
L’occasione è stata un incontro, organizzato dalla Cisl Magna Grecia nel Teatro Comunale del capoluogo, moderato dal segretario generale della Cisl Magna Grecia, Daniele Gualtieri, al quale hanno preso parte anche l’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace Claudio Maniago, il Questore Giuseppe Linares, il comandante della Legione carabinieri Calabria, Riccardo Sciuto, il comandante regionale della Guardia di Finanza, Gianluigi D’Alfonso, il capo della Dia di Catanzaro, Beniamino Falvo, l’imprenditore Pippo Callipo e il segretario generale della Cisl Calabria, Giuseppe Lavia.
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«I calabresi e il fenomeno ‘ndrangheta»
Cogliendo l’occasione della presentazione del romanzo per ragazzi “Senza scorciatoie” che Nicola Gratteri ha scritto col professore e saggista Antonio Nicaso, il procuratore Salvatore Curcio ha legato le proprie riflessioni ai libri per i giovani scritti dai due autori. Collegandosi al saggio di Nicaso, “La mafia spiegata ai ragazzi”, Curcio ha spiegato quanto ancora oggi venga sottovalutato il fenomeno ‘ndrangheta. «Noi calabresi stessi non abbiamo la consapevolezza della portata del fenomeno». Il procuratore ha raccontato come, negli anni Novanta, gli ‘ndranghetisti si defilarono dalla politica stragista di Cosa Nostra ottenendone grandi vantaggi. Un profilo basso che permise alla mafia calabrese di acquistare potere e crescere nel mercato del narcotraffico consolidando i rapporti con i cartelli Sudamericani.
Ricordare chi ha dato la vita per il cambiamento
«Parliamo poco di coloro che hanno sacrificato la propria vita sull’altare del cambiamento. Tenere memoria significa metabolizzare quelle persone e il loro operato», ha aggiunto Curcio richiamando il libro “Non chiamateli eroi”.
Il procuratore di Catanzaro ha citato il libro “La Costituzione attraverso le donne e gli uomini che l’hanno fatta” e ha ricordato che «qualsiasi stravolgimento della Carta costituzionale comporta uno stravolgimento della nostra società».
La «famiglia delegante»
Infine, lo spunto di riflessione del libro più recente, “Senza scorciatoie”, è rivolto alle famiglie. Il magistrato ha affermato che oggi dilaga il modello di «famiglia delegante». «Non abbiamo più tempo per i nostri ragazzi – ha detto Curcio – si delega ai nonni, alla scuola, agli educatori, se va bene. Se va male si delega al web e alla realtà virtuale». Il procuratore ha ricordato il processo per la morte del piccolo Dodò, Domenico Gabriele, ucciso a soli 11 anni il 25 luglio 2009, vittima innocente nel corso di una sparatoria a Crotone. Quando la difesa chiamò come testi alcuni ragazzi adolescenti, rimase impressa nella memoria del magistrato la grande difficoltà che questi avevano anche solo a leggere la formula di impegno prima di ogni testimonianza. Così disarmati di qualsiasi sostegno di erudizione questi ragazzi sono facili prede per la criminalità.
«Allenatevi a vivere senza telefonino»
Il procuratore Nicola Gratteri ha risposto alle domande dei ragazzi. E parlando ha cercato di dare loro dei consigli. Li ha messi in guardia dalla schiavitù del web: «Allenatevi a vivere anche cinque ore senza telefonino». «Oggi essere giovane – ha ammesso – è più difficile rispetto a un tempo». Il problema è che i ragazzi oggi sono in balia di se stessi. Di genitori iperprotettivi o che delegano ogni responsabilità per la loro crescita agli insegnanti. Così parecchi valori si perdono, come l’importanza di guadagnare da soli i propri traguardi. E invece bisogna imparare a fare, anche da giovani, delle «scelte di campo», come decidere se andare a fare spese nel supermercato del mafioso o in quello del commerciante onesto o quali locali e pizzerie frequentare. Ma bisogna abbandonare, ha detto Gratteri, anche l’idea che per raggiungere un obbiettivo serva la raccomandazione: è una scorciatoia facile che ha un prezzo altissimo. Si diventa dipendenti dagli altri. «Costruitevi una vita per essere liberi, senza dover dipendere da nessuno. Se si è bravi e preparati c’è posto anche per i figli di nessuno».
Investire nella scuola
C’è poi il discorso scuola, vilipesa, con insegnanti sottopagati e non rispettati né dalle famiglie né dagli stessi ragazzi. «Bisogna investire di più nella scuola – ha ribadito Gratteri –, forse partendo da qui si potrebbe avere un mondo migliore».
I nuovi vescovi
«Non è facile fare il prete o il vescovo in Calabria – ha detto Gratteri rispondendo alla domanda della giovane Michelle – Oggi c’è una generazione di nuovi vescovi che quando sono arrivati non sapevano cosa fosse la Calabria, e questo è stato un bene». Se un tempo i vescovi accettavano il denaro della ‘ndrangheta i nuovi arrivati «hanno chiuso la saracinesca alla criminalità».