Il neo pentito del clan Catarisano confessa 4 omicidi: «Avevo 19 anni, mi dissero di non parlare o mi avrebbero ucciso»
Andrea Guarnieri racconta alla Dda di aver eseguito gli ordini di Salvatore Abbruzzo. Ha sempre avuto il ruolo di pilota. Le moto e le auto rubate, la vittima che aveva cercato di fuggire e il ruolo del pentito Ielapi
La prima cosa della quale il nuovo collaboratore di giustizia Andrea Guarnieri, 31 anni, parla con il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Debora Rizza, sono quattro omicidi. L’interrogatorio risale allo scorso sei marzo e l’ex braccio destro del capo cosca Salvatore Abbruzzo, elemento apicale della cosca Catarisano di Roccelletta di Borgia, si trova all’interno del commissariato di polizia di Catanzaro Lido, dove si è recato spontaneamente perché dice di essere preoccupato perché la notte precedente, rientrando a casa dal suo lavoro di magazziniere a Marcellinara, era buio e ha sentito il movimento di qualcuno che lo ha spaventato.
Il primo omicidio
Subito dopo confessa di essere a conoscenza di quattro omicidi ai quali ha partecipato. C’è da premettere che fino ad oggi a Guarnieri era stata contestata la partecipazione nella cosca Catarisano ma mai omicidi.
L’ordine per il primo delitto (il nome della vittima è stato omissato) gli sarebbe stato commissionato, racconta, da Salvatore Abbruzzo che lo raggiunge in un camping nel quale lavorava in nero. Il capo cosca gli dice che pomeriggio avrebbe dovuto recarsi «ad una parte», e lo guarda male quando il giovane chiede spiegazioni «perché non avrei dovuto fargli quella domanda».
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Guarnieri viene portato a Girifalco dove ad attenderlo c’è Sandro Ielapi (anche lui oggi collaboratore di giustizia), già armato di mitraglietta.
A Soverato Guarnieri e Pietro Abbruzzo avrebbero rubato un motorino lasciato incustodito e, al segnale di Vincenzo Tolone, Ielapi e Guarnieri partono. Al segnale di Ielapi, Guarnieri si ferma, Ielapi scende e il 31enne racconta di non avere visto nulla ma solo di aver sentito gli spari e di aver ripreso a bordo il killer per fuggire.
La fase finale del delitto sarebbe stata gestita da Massimo Citraro che avrebbe dato fuoco al motorino e, infine, portò Guarnieri, attraverso un serie di stradine secondarie, a casa di Nando Catarisano, promotore della cosca. Il collaboratore racconta di aver avuto paura durante il tragitto, paura che «Citraro potesse uccidermi» ed ebbe la tentazione di scendere dalla macchina. «Arrivati là – prosegue il racconto - Catarisano mi disse di non dire niente a nessuno di ciò che era stato fatto altrimenti mi avrebbero ucciso e che dovevo fare come loro mi dicevano».
Il secondo omicidio: «Anche questo nel 2013»
Per il secondo omicidio la moto è stata rubata a Soverato, dice il neo collaboratore, e nascosta nel garage di Pietro Abbruzzo a Roccelletta. La dinamica è molto simile al delitto precendete: Guarnieri e Ielapi aspettano il segnale di Tolone. Nell’attesa parte un colpo e Ielapi quasi si spara su un piede. Quando Tolone suona il clacson per dare il segnale i due partono e raggiungono la vittima (il nome è sempre omissato) che si recava «in una sala giochi o circoletto». Guarnieri ferma la moto, Ielapi scende ed entra nel circoletto, e dall’interno del locale il collaboratore racconta di aver sentito partire gli spari. Poi la fuga, il passaggio davanti a una benzina dove fanno attenzione alle telecamere e gettano la moto da una scarpata. Infine salgono in macchina, portati via da Vincenzo Tolone.
«Gli omicidi sono avvenuti nel 2013 a distanza di pochi mesi uno dall’altro, io avevo 19 anni».
Il terzo delitto: «Buttarono le pistole in acqua»
La terza vittima, anche questo nome è imbiancato, ha cercato di fuggire. Guarnieri racconta che Ielapi «lo ha raggiunto e lo ha sparato, ma io non ho visto la scena». La moto, questa volta uno scooterone rubato insieme a Bruno Abbruzzo e a un altro soggetto il cui nome è stato oscurato, è stata gettata un in piccolo burrone mentre la fuga avvenuta a piedi li ha portati «a Germaneto e abbiamo attraversato la fiumara e lì nell’acqua Ielapi ha buttato una o due pistole…». Siamo nel 2015/16.
La quarta vittima tra il 2016 e il 2017
Sul quarto delitto, avvenuto tra il 2016-17, gli inquirenti hanno nascosto sia il nome del morto che quello del killer. Traspare solo il fatto che Guarnieri e il suo complice si erano appostati in una Panda bianca, anche questa rubata insieme a Pietro Abbruzzo. Il collaboratore racconta che inizialmente il delitto doveva essere compiuto da Ielapi e Tolone ma Salvatore Abbruzzo, infastidito dalla perdita di tempo dei due, aveva dato mandato a Guarnieri e a un altro soggetto.
Il delitto è avvenuto in una benzina di Germaneto dove il killer è sceso dall’auto guidata da Guarnieri e ha raggiunto la vittima sparandole. Pietro Abbruzzo e Massimo Citraro, dice il collaboratore, hanno dato fuoco all’auto con l’arma dentro.