Sezioni
Edizioni locali
09/04/2025 ore 10.20
Cronaca

La cannabis light è droga, il decreto sicurezza affonda anche aziende calabresi: «Situazione catastrofica, distrutti anni di investimenti»

Parla Mattia Cusani, presidente dell’Associazione nazionale canapa sativa e guida di un’azienda del settore a San Giovanni in Fiore: «Ora agricoltori e commercianti saranno costretti a gestire magazzini e scorte dichiarati stupefacenti esponendosi anche a sanzioni penali e amministrative»

di L.F.
Il giovane imprenditore Mattia Cusani, nei riquadri giovani al lavoro nell'azienda Jurefarm

Il decreto Sicurezza, approvato nella serata di venerdì, con la sua entrata in vigore prevede anche che le infiorescenze di canapa sotto i limiti di legge italiani ed europei, saranno comunque considerate come uno stupefacente. Ne parliamo con il giovane imprenditore Mattia Cusani che guida un’azienda del settore a San Giovanni in Fiore ed è presidente dell’Associazione nazionale canapa sativa.

«Questa decisione segna una svolta drammatica e inaspettata: un prodotto che fino a ieri era simbolo di legalità, trasparenza e sostenibilità, viene convertito in potenziale reato. Tale retroattività, applicata senza alcun preavviso, mina la fiducia degli operatori del settore e mette in crisi un comparto strategico per l’economia nazionale, esponendo imprenditori e investimenti a rischi penali ingiustificati».

Per mesi le associazioni di categoria del settore canapa hanno cercato un dialogo con il governo per sottolineare quella che molti rappresenta un’assurdità in questo provvedimento. Perché non avete trovato ascolto?
«Nonostante reiterati e costruttivi tentativi di confronto, il governo ha optato per una decretazione d’urgenza che esclude ogni possibilità di dialogo e trasparenza. L’assenza di una preventiva notifica al TRIS e il mancato rispetto dei principi di legittimo affidamento rivelano un atteggiamento autoritario e disinteressato alle istanze del settore. Questo silenzio istituzionale non solo contrasta con le procedure amministrative consone, ma viola anche i dettami del diritto europeo e costituzionale».

Agricoltori e commercianti da un giorno all’altro, visto l’utilizzo della decretazione d’urgenza, si troveranno nei magazzini prodotto che, improvvisamente, sarà considerato come uno stupefacente.
«La situazione è catastrofica: l’intera filiera, che ha operato in totale conformità alla legge, vedrà i propri prodotti declassati in ambito penale senza alcun preavviso. Con un semplice colpo di penna, agricoltori e commercianti saranno costretti a gestire magazzini e scorte dichiarati stupefacenti, esponendosi a sanzioni penali e amministrative che rischiano di distruggere anni di investimenti e la fiducia nel sistema».

La vostra azienda di San Giovanni in Fiore avrà notevoli conseguenze negative.
«La nostra realtà imprenditoriale, situata a San Giovanni in Fiore, è destinata a subire ripercussioni estremamente deleterie. L’applicazione retroattiva di questo provvedimento crea un clima di instabilità che bloccherà contratti esistenti e annullerà ogni prospettiva di crescita, mettendo in pericolo non solo la continuità operativa, ma anche il futuro dell’intera filiera della canapa».

Quanti lavorano nella vostra azienda? Per quale fatturato?
«La nostra azienda, Jurefarm, impiega 20 giovani professionisti. Negli ultimi anni abbiamo realizzato un fatturato di circa 350mila euro, con prospettive di crescita ulteriori grazie a contratti che preannunciavano uno sviluppo solido e in espansione».

Secondo un recente studio di MPG Consulting, la cannabis light italiana genera ad oggi 2 miliardi di impatto economico, tra diretto e indiretto, e oltre 20mila posti di lavoro a tempo pieno. Un danno enorme.
«I dati di MPG Consulting evidenziano chiaramente la portata economica e sociale del settore: 2 miliardi di valore e oltre 20mila posti di lavoro sono in gioco. Questo decreto non è solo una misura sbagliata, ma un attacco diretto a un comparto che ha dimostrato di essere un motore per l’economia italiana. Il danno potenziale è immenso e, se non invertito, rischia di compromettere la competitività nazionale e di favorire il mercato nero».

Le vostre associazioni sono già in prima linea nella preparazione di azioni legali urgenti – inclusi ricorsi ex art. 700 c.p.c. per ottenere la sospensione cautelare. Avete fiducia?
«Assolutamente sì. In qualità di presidente dell’Associazione nazionale canapa sativa Italia, posso affermare con fermezza che siamo mobilitati a tutti i livelli: abbiamo attivato una serie di ricorsi civili e amministrativi che si concretizzeranno non appena il decreto diventi esecutivo. Collaboriamo attivamente con le Regioni (Campania, Toscana, Puglia, Emilia Romagna, Umbria, Sardegna) per impugnare il provvedimento in Corte Costituzionale e contiamo sul supporto della Commissione Petizioni europea, che ha già espresso il proprio dissenso. Il consenso unanime delle associazioni di categoria e degli operatori del settore ci dà la fiducia necessaria per invertire questo ingiusto provvedimento e difendere la legalità e la trasparenza nel nostro Paese».