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04/03/2025 ore 17.34
Cronaca

La “corte” dei partiti a Murone: «Vorrei fare qualcosa per la città ma sono estraneo alla politica e qualcuno mi vede come un nemico»

Parla il penalista che molti vorrebbero come candidato. Profilo di un professionista diviso tra il desiderio di spendersi per la collettività e il bisogno di sottrarsi a beghe di bassa lega: «E poi ho una famiglia e un’attività da tutelare»

di Alessia Truzzolillo

A proposito delle prossime elezioni amministrative a Lamezia Terme, si continua a parlare delle proposte di candidatura che starebbe ricevendo l’avvocato Mario Murone, penalista e professore universitario molto noto in città. La sua è la figura di un professionista sulla quale vorrebbero puntare i partiti per presentarsi con un volto nuovo che sproni lo sfiduciato elettorato lametino a recarsi alle urne. Corteggiato sia a destra che a sinistra, il diretto interessato non ha mai chiarito la proprio posizione. Oggi parla di «confronti» che avrebbe avuto «con soggetti, anche politici». Non fa nomi ma non lesina bordate a certe parti politiche che non vedono di buon occhio «il candidato “estraneo” visto non come un valido antagonista ma come un acerrimo nemico da escludere dall’agone politico». Profilo di un non-politico diviso tra il desiderio di fare qualcosa per la propria città e il bisogno di sottrarsi a beghe politiche di bassissima lega.

Avvocato c’è stato un gran bailamme intorno alla sua persona in merito alle prossime elezioni amministrative. L’hanno contattata da tutti gli schieramenti politici? Come stanno le cose?

«Dire che sono stato contattato da tutti gli schieramenti è forse un po’ una forzatura. Perché io in realtà ho avuto delle interlocuzioni con una serie di persone che si occupano di politica. Non ho avuto interlocuzioni con schieramenti. Ho avuto confronti con persone che sono interessate alla città. Che hanno intenzione di impegnarsi per il bene di Lamezia per liberarla da questo giogo che ormai l’affligge da anni e che ha portato alle conseguenze che tutti possiamo purtroppo vedere. Basta uscire da casa e fare una semplice passeggiata. Io non parlerei di interlocuzioni con forze politiche ma con soggetti, anche politici, che hanno a cuore la città».

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Nomi non ne fa avvocato?

«Nomi non ne faccio perché sono tutte persone che si sono avvicinate con grande sensibilità e rispetto. Dal cittadino comune al politico di alto rango. Sono state tutte persone che hanno capito il modo in cui ci si deve porre in una città come questa. Io sono rimasto favorevolmente impressionato dall’impegno che determinati politici vogliono profondere per questa città. Cosa che non mi sarei mai aspettato e che non giustifica la distanza che in tutti questi anni noi abbiamo tenuto rispetto alla politica. Forse la politica va riconsiderata, va riportata nel suo giusto ruolo e va anche vista con un occhio diverso. Perché oggi abbiamo una visione critica in senso negativo della politica. Bisogna invece approcciarsi in maniera più “laica” e con fiducia».

Qual è la sua posizione in questo momento? Pare che lei abbia dato dei sì, dei no, dei forse…

«Io non ho dato né dei sì, né dei no, né dei forse a una proposta di candidatura ufficiale, perché con alcuni non si è mai parlato in concreto di disponibilità ad una candidatura; con altri, invece, si è approfondito il discorso della candidatura e devo solo ringraziarli per la fiducia e la considerazione che mi hanno dato, anche perché si tratta di politici di evidente rilievo istituzionale e di comprovato valore morale. Però, sia chiaro, per dare una risposta bisogna avere una candidatura ufficiale: ed io non ho avuto candidature ufficiali, ma una sola richiesta concreta di disponibilità, nell’ambito di un confronto avviato da tempo. Pertanto, è un problema che ad oggi non mi sono posto e che affronterò se e quando si presenterà: è inutile dire “voglio fare questo” se nessuno ti chiede di farlo».

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Ci spieghi meglio

«Non tutti hanno compreso quello che è avvenuto. Anche perché ho visto che vi sono stati dei singoli e dei gruppi – che definirei di posizione più che di potere, perché parlare di potere è antipatico – che hanno cominciato a scalpitare, in senso negativo naturalmente, all’idea che un esponente della società civile potesse in qualche modo invadere il loro campo e quindi limitarne l’ambito di operatività, e che hanno strumentalizzato l’interesse verso la mia persona con atteggiamenti inqualificabili, ma questa è altra storia…».

Qual è la sua analisi su queste amministrative?

«Noi tutti stiamo assistendo a Lamezia ad una situazione di altri tempi: vi sono soggetti che dichiarano la loro candidatura, nonostante abbiano la consapevolezza di non essere unitariamente accettati, perché non hanno il senso del confronto, soprattutto con i giovani e con coloro che, quotidianamente, si occupano di politica. Ecco perché il confronto viene visto come un atteggiamento deprecabile, e il candidato “estraneo” non è visto come un valido antagonista ma come un acerrimo nemico da escludere dall’agone politico».

Questo discorso vale anche per lei? Ha subito degli attacchi?

«Guardi, definiamoli “episodi spiacevoli”. Anche sotto il profilo giornalistico da parte di soggetti poco informati, o volutamente strumentalizzati, che hanno parlato di una sorta di alternanza tra l’uno e l’altro polo – cosa che non si è assolutamente verificata –, semplicemente per sminuire il ruolo che il singolo cittadino può assumere quando decide in qualche modo di cimentarsi in un'attività nuova. Io non ho mai fatto politica. Voglio capire quali sono i problemi della città. Io li vedo i problemi della città, però è ben altra cosa rispetto all’avere contezza da parte di chi si occupa quotidianamente della gestione politica di Lamezia. Questa sorta di presa di posizione di un determinato schieramento politico che ha dalla sua parte alcuni media è stato veramente antipatico. E mi fermo qui, non voglio dire altro».

Quali sono le ragioni che la spingerebbero a dire sì e quali sono le ragioni che la spingerebbero, invece, a dire no ad eventuali proposte di candidature?

«La ragione che mi spingerebbe a dire sì, può sembrare una risposta di circostanza, è quella di fare qualcosa per la città. Lo dicono tutti, lo so. È una petizione di principio, forse, quella di dire “io voglio scendere in politica per fare qualcosa per la mia città”. Ma credo che questo non possa essere interpretato come un modo di dire perché basta guardarsi intorno e capire che chiunque dovesse essere eletto come sindaco di Lamezia Terme dovrà finalmente iniziare a fare qualcosa per questa città. Cosa mi frenerebbe? Innanzitutto l’amore per la mia attività professionale, perché io devo tutto alla mia professione. E mi frena ancora tantissimo la necessità di essere presente in famiglia. Ho una famiglia a cui tengo e che devo comunque curare e seguire. Già trascurata tantissimo per l’attività professionale, temo che una eventuale attività politica mi porterebbe a sottrarre anche quel residuo di tempo che riesco, con grande sacrificio, a dedicarle. Questo mi porterebbe realmente ad una riflessione seria qualora dovesse ancora porsi il problema di una candidatura ufficiale. Per il resto non ho necessità di avere consapevolezze di vittoria, di avere riscontri positivi da parte di chicchessia. Perché se avessi deciso di scendere in campo lo avrei fatto a prescindere dai timori che hanno i miei detrattori o dalle aspettative che hanno coloro i quali sponsorizzano la mia candidatura. Lo avrei fatto. Punto».