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20/05/2025 ore 21.06
Cronaca

La gregaria, il factotum e il prestanome: chi portava avanti gli affari del clan Iannazzo a Lamezia dopo il blitz Andromeda

La cosca imprenditrice non avrebbe mollato la presa intestando le società a teste di legno e continuando a controllare usura ed estorsioni. Gli ordini impartiti dal carcere da Francesco U Cafarone a moglie e figlio

di Alessia Truzzolillo

È di nuovo una donna la protagonista di questa nuova inchiesta antimafia. Si chiama Giovannina Rizzo, ha 70 anni e prima di oggi non era stata colpita da provvedimenti penali. È la moglie di Francesco Iannazzo detto U Cafarone, 70 anni, boss dell’omonima cosca di ‘ndrangheta certificata in via definitiva dall’operazione Andromeda del 2015. La cosca imprenditrice, così viene definita, parte della triade Iannazzo-Cannizzaro-Daponte, velenoso Cerbero che inquina i quartieri lametini di Sambiase, Sant’Eufemia (ex area Sir), la località Cafarone (dove i consociati abitano e dalla quale prendono il soprannome), località Marinella, fino ai comuni di Gizzeria, Falerna e Nocera Terinese.

Il prestanome

Decimati dalle operazioni di polizia, gli Iannazzo non avrebbero abdicato alla loro propensione a monopolizzare affari, aprire società e investire il denaro acquisito illecitamente attraverso usura ed estorsioni.
L’ultima attività sulla quale avrebbero messo le mani è quella del noleggio e della vendita di automobili. Per sfuggire a misure di prevenzione avevano deciso di utilizzare delle teste di legno alle quali intestare le ditte. Come quella che è stata posta questa mattina sotto sequestro, la Unirei srl, che si occupa di noleggio auto in zona aeroporto. E a gestirla in prima persona sarebbe stata proprio Giovannina Rizzo, anche se l’intestatario è Giuseppe Ruffo, 35 anni, finito agli arresti domiciliari.

Blitz a Lamezia, 8 arresti: nel mirino gli affari della cosca Iannazzo. Sequestrata una società di autonoleggio – NOMI

La gregaria

Secondo le indagini condotte da polizia e carabinieri di Lamezia Terme, a ritirare i proventi dell’attività era Rizzo che dopo la carcerazione del marito nel 2020 si occupava anche di tutti gli altri beni occultamente posseduti dal clan facendo puntuale rapporto delle “attività” di famiglia al coniuge e al figlio Pierdomenico Iannazzo, 46 anni.
Giovannina Rizzo, condotta in carcere questa mattina, avrebbe eseguito tutti i compiti da gregaria che molte donne di ‘ndrangheta portano avanti dopo l’arresto dei mariti, compreso quello di farsi portavoce degli ordini del boss, tenere i rapporti coi sodali e provvedere a raccogliere i fondi per il mantenimento in carcere di Francesco U Cafarone e del figlio Emanuele, 44 anni.

Le armi agli Anello-Fruci

Operava sotto le direttive del padre ma stava un gradino sopra la madre anche Pierdomenico Iannazzo. Lui, tra le altre cose, avrebbe avuto il controllo delle armi: le deteneva e le cedeva ad appartenenti ad altre cosche, in particolare alla cosca Anello-Fruci di Filadelfia.

Il factotum

Ma non sarebbero stati soli Giovannina Rizzo e Pierdomenico Iannazzo. Al loro fianco, dice la Dda di Catanzaro, stava Francesco Amantea, 59 anni, detto Franco, già autista e poi uomo fidato del boss e mai colpito prima da provvedimenti. Sarebbe stato lui a veicolare messaggi per privati cittadini e imprenditori (alcuni vittime, altri conniventi) da parte di Francesco Iannazzo e anche di Antonio Iannazzo, Mastru ‘Ntoni, 68 anni. Sarebbe stato lui a eseguire estorsioni, intimidazioni e operazioni di mediazione nei conflitti tra privati. All’esterno rappresentava il sodalizio rendendo conto a Giovannina Rizzo e al figlio Pierdomenico Iannazzo.
Alle sue dirette dipendenze Amantea avrebbe avuto Luigi Notarianni, 43 anni, che per suo conto veicolava messaggi ed eseguiva intimidazioni.