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27/10/2025 ore 09.45
Cronaca

«La ’ndrangheta cercava qualcosa di politico a destra»: il pentito Scarface racconta il tentativo di agganciare Santanché

Nei verbali di William Cerbo ci sono riferimenti al tentativo di due uomini considerati vicini ai clan campani e calabresi di avvicinarsi ad ambienti di Fratelli d’Italia. I suoi dubbi («quelli sono ciarlatani») e i movimenti di Giancarlo Vestiti e Santo Crea documentati nell’inchiesta Hydra

di Pablo Petrasso

«Stavano cercando loro, specialmente Santo Crea, di formare qualcosa di politico da dominare, per fare i loro interessi». Parola di William Alfonso Cerbo, in arte Scarface, neo pentito nell’inchiesta Hydra legato alla mafia catanese. È l’uomo che ha raccontato di aver visto la nascita del “sistema Lombardia”, l’alleanza tra ’ndrangheta, camorra e Cosa nostra (allargata, secondo le sue dichiarazioni, a gruppi della mafia albanese) pensata per comandare a Milano. Cerbo, nei suoi verbali (almeno nelle parti in chiaro, perché gli omissis coprono decine di pagine) non parla molto di politica. L’unica volta che accade, il collaboratore di giustizia racconta del tentativo di Giancarlo Vestiti (considerato dai pm vicino al clan camorristico Senese) e Santo Crea, che per l’accusa sarebbe legato alla cosca Iamonte, di creare un politico per così dire in laboratorio.

La scelta cade su un medico, Ignazio Ceraulo, non indagato, che Scarface conosce perché ha bisogno di un intervento chirurgico. Vestiti procura il contatto «tramite lo zio Santo» e invita Cerbo a parlare con il dottore «anche per altre cose». All’incontro Crea non c’è: il medico rassicura il neo pentito sulla piccola operazione e Vestiti introduce il resto delle questioni: «Giancarlo davanti a lui mi dice che questo Ceraulo era, in buona sostanza, un personaggio che si stava prodigando per fare il politico». Cerbo dice di non capirne di politica «però l’ho associato al gruppo della Meloni, quindi di destra… Alleanza d’Italia, non mi ricordo. Comunque c’era la Meloni a livello che mi menzionava, e la Santanché». Né Meloni né Santanché (che sulle questione, già emersa nelle indagini di Hydra, è stata raggiunta da Report nei mesi scorsi) conoscevano nessuno dei protagonisti della storia. Scarface, però, ricostruisce quello che sembra un tentativo, da parte di Crea e Vestiti, di aprirsi uno spiraglio in Fratelli d’Italia, una mini scalata con l’idea di trovare un candidato e piazzarsi nella destra.

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I due amici cercavano voti: «C’è lo zio Santo – parole che Cerbo attribuisce a Vestiti – che si sta prodigando a reperirgli diversi voti, mi sto prodigando io (…) se tu hai la residenza a Milano, o qualche famigliare o qualche amico, fagli la gentilezza di avere dei voti». In assenza di consenso reale sarebbero stati graditi versamenti in denaro, «qualche 5mila euro, perché stavano loro aprendo un ufficio».

Loro sarebbero Vestiti, Crea e Ceraulo «e c’era anche l’avvocato di Vestiti di mezzo». L’ufficio sarebbe una sorta di segreteria politica che sarebbe stata «in comunanza con la Santanché», anche se lo stesso Cerbo dice di non averci creduto «perché quelli sono ciarlatani quando si parla di queste cose».

Il tentativo, in effetti, naufraga quando in clinica, dove Cerbo verrà ricoverato per l’intervento, qualcuno usa Google per capire chi sia questo paziente tenuto così in considerazione: salta fuori il legame tra Cerbo e il clan mafioso Mazzei di Catania, così come un grosso sequestro operato contro l’uomo in un’operazione antimafia.

Nome del blitz: proprio “Scarface”, dal soprannome di Cerbo. Che, da vero fan di Tony Montana, nella sua mega villa si era fatto costruire un trono, con sopra riportate le sue iniziali, in tutto e per tutto uguale a quello dove era solito sedersi Al Pacino nel film di Brian De Palma. La presenza allarma la proprietà della struttura sanitaria e mette fine ai rapporti tra Ceraulo, Vestiti e Crea.

Nelle carte dell’inchiesta, però, si ritrovano i dettagli del tentativo di agganciare Fdi messo in atto dai due “compari” legati – per la Dda di Milano – a ’ndrangheta e camorra.

Il loro obiettivo, a quanto pare fallito, sarebbe stato quello di entrare in contatto con l’entourage di Daniela Santanché: nel 2020 non era ancora ministro del Turismo ma il suo ruolo nel partito di Giorgia Meloni era di primissimo piano.

Proprio per avvicinare i pezzi grossi di Fdi, Vestiti – in costante contatto con Crea – avrebbe portato Ceraulo nello studio dell’avvocato Claudio Marino (non indagato). Con Ceraulo l’avvocato entra subito in dettagli tecnici. Il dottore chiede di «poter far parte del quadro politico» di Fdi e il legale pensa a «un circolo, un’associazione» da affiliare al partito. Contando su un migliaio di iscritti si può pensare di arrivare a 5mila-6mila voti di preferenza. Ceraulo ricorda di essere stato candidato «con Fli come sindaco a Desio». E Marino, in una telefonata intercettata nel maggio 2020, elenca le sue «amicizie» nel partito: «La Santanchè, Mario Mantovani sono quelli che frequento…».

Il primo contatto va bene: Vestiti aggiorna Crea un paio di giorni dopo e gli annuncia il prossimo incontro. Il calabrese chiude con una frase criptica: «Giancarlo, ricordatevi che non siamo soli». Marino e Vestiti prendono accordi precisi per rivedersi. L’imprenditore ricorda al legale il legame tra il medico e Crea («lui è molto legato a quella persona che ti portai che hai incontrato, anziana. Proprio legatissimo, lo appoggiano in tutto e per tutto»).

Vestiti e Ceraulo vengono fotografati nei pressi dello studio dell’avvocato Marino il 12 maggio 2020. Sarà ancora Vestiti, intercettato, a offrire la propria versione di quell’incontro. Alla sorella dice che è allo studio l’ipotesi di creare «una fazione esterna per non legarci a Daniela Santanchè (…) la sede, tieni presente che ci ha offerto metà dell'appartamento della sede centrale di Fratelli d'Italia, a corso Buenos Aires a Milano, per tenere "Italia Doc", che è il club, "Italia Doc", dove io sono quello che lo ha inventato». Al “compare” Crea spiega: «Martedì siamo andati in ufficio da Marino… abbiamo chiamato Santanchè ehhh… ci ha dato disponibilità di aprire il club perché facciamo, facciamo un club collegato».

Santanché mesi fa, contattata da Report che ha dedicato una puntata alla super mafia milanese, ha spiegato che il nome di Marino non le dice niente: «Credo che state sbagliando persona». E ha negato di aver mai conosciuto Giancarlo Vestiti. Sarebbero dunque tutte millanterie quelle dell’imprenditore indagato dalla Dda di Milano. Cose da ciarlatani, lo dice anche Scarface.