L’allarme dei magistrati di Catanzaro al ministro Nordio: «Grave carenza di personale e chi arriva chiede subito il trasferimento»
Il sindacato ha incontrato i giudici del Distretto del capoluogo e ha redatto un documento inviato anche al vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. La realtà criminale della regione e la carenza delle piante organiche
Il 2 e 3 luglio scorsi i magistrati del Distretto di Catanzaro hanno incontrato la giunta dell’Associazione nazionale magistrati del capoluogo per discutere di gravi criticità che affliggono gli uffici giudiziari di quattro province calabresi. Al termine dell’incontro è stato redatto un documento che l’Anm ha inviato al ministro della Giustizia Carlo Nordio e al vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Fabio Pinelli.
Tre sono gli aspetti fondamentali di queste criticità: la pianta organica insufficiente a far fronte ai problemi del distretto e la scarsa attrattiva che hanno gli uffici giudiziari, tale da spingere i giudici a far domanda di trasferimento appena ne hanno possibilità. Su questo punto l’Anm chiede incentivi e premialità per promuovere una maggiore stabilità negli uffici.
Non mancano poi i problemi tra il numero di pubblici ministeri e giudici. La grande mole di lavoro che il territorio presenta crea il famigerato effetto imbuto che non garantisce risposte in termini adeguati in particolare da parte dell’ufficio gip/gup.
E, allo stesso modo, destano allarme la situazione nel Tribunale del Riesame e della Corte d’Assise che si trovano spesso a dover fronteggiare i complessi procedimenti della Dda di Catanzaro.
In primo luogo, è scritto nel documento, «si tratta degli organici degli uffici sia intesi come organici astratti sia come copertura in concreto».
«Quanto agli organici in astratto appare necessario un aumento delle piante organiche, ferma restando l’esigenza di valutare, in termini generali, un intervento di geografica giudiziaria funzionale a garantire uffici in condizione di potenziale efficienza».
«Inoltre, occorre prendere atto di una situazione certamente non unica ma in qualche modo singolare che si viene a verificare nel distretto: l’assoluta maggioranza dei colleghi che vengono inviati come primo incarico in tali uffici – anche quelli originari della zona – appena possibile, nella stragrande maggioranza dei casi, chiedono un trasferimento. Ciò comporta inevitabilmente problemi organizzativi degli uffici, una discontinuità nella trattazione dei procedimenti di maggiore rilevanza e una situazione generale che impedisce il formarsi di esperienze pluriennali nelle singole sedi. Esperienze che indubbiamente potrebbero aiutare sul piano qualitativo e quantitativo nella riduzione dell'arretrato e nella gestione dei procedimenti. Su questo punto potrebbe essere di grande utilità la previsione di specifici incentivi di carriera o anche economici per coloro che sono disponibili a trattenersi per un periodo superiore nelle sedi oggetto della valutazione. Evidente che le due motivazioni – economica o professionale – possono concorrere e la ricerca di una soluzione condivisa sul punto non sembrerebbe ulteriormente rinviabile. Tutti i magistrati che operano nell’ufficio fronteggiano la medesima condizione lavorativa ma non tutti, però, godono dei vantaggi di carriera per i punteggi da sede a copertura necessaria. Anche questo fattore promuove il turnover e la conseguente instabilità organizzativa. Si tenga presente che il turnover dei colleghi non può non avere riflessi proprio sulla crescita e professionale all'interno dei singoli uffici e dunque in qualche misura condiziona nei tempi e nei modi il prodotto finale delle attività».
«Il secondo problema – prosegue il rapporto – riguarda il rapporto numerico tra pubblici ministeri e giudici in alcune sedi. Il rapporto apparentemente corretto - tre a uno - ma di fatto la quantità e qualità del lavoro che viene inoltrato all'ufficio del gip è tale per cui si rende spesso problematica una risposta in termini adeguati da parte di tale ufficio. Una situazione specifica e determinata dalle indagini con decine (a volte centinaia) di soggetti che la realtà criminale del luogo presenta e che quindi determina - non per scelta del pubblico ministero ma per fare fronte in maniera corretta a quelle che sono le caratteristiche delle associazioni criminali che si ipotizzano presenti nei luoghi- richieste di particolare complessità e dimensione. Una situazione non sporadica o casuale ma endemica che evidentemente per tale ragione necessita di una altrettanto specifica e peculiare risposta».
«Allo stesso modo, desta allarme la situazione in cui versa il Tribunale del Riesame, di solito coperto con magistrati di prima nomina, e che implica l’esame di complesse operazioni della Dda in pochissimi giorni. Inoltre, si segnala che il Tribunale del Riesame si occupa anche di misure di prevenzione, che nel distretto in questione hanno un’incidenza non da poco, trattandosi di patrimoni confiscati alle cosche del valore di milioni di euro. Sul piano numerico, analoghe criticità di presentano anche per ciò che attiene ai magistrati di sorveglianza. La Corte di Assise, retta da due soli magistrati, segna un carico superiore ai 20 procedimenti penali».
«Si auspica, pertanto, un intervento che tenga conto, non solo della possibilità di attribuire degli incentivi ai magistrati che permangano nella sede anche oltre il periodo minimo di legittimazione, bensì anche della possibilità di prevedere dei posti a copertura necessaria, attribuibili anche a coloro che, per tramutamenti, sono privi di legittimazione».