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14/11/2025 ore 13.19
Cronaca

«Lamezia non si piega alla ’ndrangheta e non tornerà indietro»: le voci dal consiglio comunale aperto (con pochi commercianti)

Tanti interventi nell’assemblea convocata dopo le bombe piazzate dal racket. L’Ala invita gli imprenditori a trasformare la paura in coraggio: «La città non è più quella di 20 anni fa». L’assessore regionale Montuoro: «Lo Stato c’è». Maggioranza e opposizione trovano il modo di litigare sugli interventi, il sindaco Murone si scusa e invita a evitare scontri sterili

di Alessia Truzzolillo

Forze dell’ordine, associazioni di categoria come Confcommercio, Confagricoltura, la Camera di Commercio di Catanzaro, l’Associazione antiracket lametina (Ala), i rappresentanti delle forze dell’ordine. Nel corso del consiglio comunale aperto a Lamezia Terme, dopo tre attentati intimidatori avvenuti nel giro di cinque giorni, i rappresentanti di categoria c’erano tutti. Sparuti, praticamente assenti, i cittadini e i commercianti: giusto una manciata, seminata tra i ragazzi di una scuola che ha suonato l’Inno d’Italia che ha aperto i lavori. Maria Teresa Morano, rappresentante dell’Ala ha dato la colpa dell’assenza all’orario mattutino, non consono. Ma molti hanno storto il muso poco convinti.

Maria Grandinetti, presidente del consiglio comunale, che ha aperto la seduta, ha parlato di attacco alla comunità. E ha affermato che il consiglio comunale aperto è un «momento di ascolto, importante per rappresentare da che parte stiamo». «La nostra comunità – ha concluso Grandinetti – non si piega all’intimidazione».

Assente il procuratore facente funzioni di Lamezia, Vincenzo Quaranta. Non è intervenuto per questioni di opportunità ma ha inviato un messaggio ad «avere fiducia nella magistratura».

Le bombe della ’ndrangheta a Lamezia, il sindaco Murone: «Non restiamo in silenzio, la città deve reagire»

Il consigliere Comunale Giancarlo Nicotera ha parlato a nome di tutto il consiglio. «Lamezia non vuole tornare indietro e non tornerà più indietro». Il consigliere ha ringraziato le forze dell’ordine e la magistratura per aver «saputo aiutare chi era vessato» così come hanno fatto le associazioni che hanno saputo «trasformare la paura in coraggio». Un ringraziamento va anche alla Chiesa. «Non dimentichiamo – ha detto Nicotera – che il primo bene sequestrato in questa città lo ha preso la Chiesa. Dando esempio e coraggio». «Oggi siamo qui per ascoltare – ha proseguito il consigliere parlando in nome di tutti – ma abbiamo anche delle proposte: un tavolo permanente con le forze dell’ordine, il potenziamento della videosorveglianza, l’iniziativa della spesa solidale…». Infine un monito: “Questi delinquenti usciti dalle patrie galere pensano che il mondo sia quello di 20 anni fa. Ma il mondo è cambiato”.

Il presidente del Tribunale: «C’è la mano della ’ndrangheta»

«Faremo sempre la nostra parte – ha detto il presidente del Tribunale di Lamezia, Giovanni Garofalo -, la magistratura deve accertare i fatti penalmente rilevanti ma ognuno deve fare la propria parte. Stiamo assistendo a una recrudescenza pericolosa. Pericolosa perché potrebbe investire anche chi transita davanti al luogo dell’intimidazione. Le modalità di questi attentati fanno intendere che dietro possa esserci la mano della criminalità organizzata». Il giudice ha ricordato che attraverso il pizzo la “criminalità si autofinanzia”. “La magistratura farà sicuramente la propria parte”, ha detto Garofalo che ha desiderato fare una chiosa finale sulla riforma costituzionale della magistratura mostrandosi palesemente contrario alla legge approvata dall’esecutivo sulla separazione delle carriere.

Il vescovo Serafino Parisi[Missing Credit]

Il vescovo: «Lamezia reagisce»

«La Chiesa c’è - ha detto il vescovo di Lamezia Serafino Parisi -, non solo in riferimento a questi atti che generano preoccupazione. Come Chiesa lametina ci stiamo adoperando per dare un’immagine diversa del modo di stare in relazione con gli altri. Credo che ci sia un lavoro di formazione delle coscienze. Stiamo cercando di dare contenuto a questa formazione: con più piccoli, con la catechesi, ma anche con i giovani e con gli adulti attraverso incontri formativi». Secondo l’altro prelato è necessario creare nella comunità “una coscienza che invece di prevaricare e pretendere riesce a dare un contributo alla comunità. L’aria che si respira è quella di una reazione, di un corpo che reagisce perché c’è vitalità».

L'assessore regionale Antonio Montuoro[Missing Credit]

L’assessore regionale Montuoro: «Lo Stato c’è» 

Antonio Montuoro, assessore regionale, con delega alla sicurezza ha parlato di «fatti criminosi che non devono assolutamente far parte di questa comunità. Stiamo avviando una riflessione per valorizzare i beni confiscati alla criminalità a Lamezia Terme, per far vedere che lo Stato è presente e che le istituzioni dialogano». Tra le altre cose l’assessore ha previsto «giornate della legalità con le scuole perché è importante valorizzare i giovani e spingerli a restare in questa terra. Importante tutelare gli imprenditori e far loro sentire la nostra vicinanza perché trovino il coraggio di denunciare». Massima disponibilità anche per «aprire un tavolo permanente e mettere in campo nuove iniziative».

L’Associazione lametina antiracket: «Lamezia non torna indietro»

Maria Teresa Morano è intervenuta per Ala e ha ricordato che gli atti intimidatori avvenuti a Lamezia hanno «risvegliato brutti ricordi» ma ha anche ricordato che oggi non è più come 20 anni fa. L’esempio sono gli «attentati di Sambiase (due incedi dolosi avvenuti a maggio, ndr) sono stati risolti in poco tempo (con tre arresti, ndr)». Morano si è poi rivolta a quegli imprenditori «che hanno paura a uscire fuori e fare la loro parte. Lo abbiamo visto in passato a Lamezia: non tutti gli imprenditori hanno collaborato con le forze dell’ordine, anzi, hanno negato. Non ci fa onore ma dobbiamo riconoscerlo. Abbiamo incontrato gli imprenditori vittime delle intimidazioni in questi giorni. Abbiamo letto la paura nei loro occhi. Ma la paura deve indurti a trovare una soluzione. Abbiamo dimostrato in questi anni che è possibile denunciare e farlo in tutta sicurezza. Oggi è necessario schierarsi. È un segnale che la città aspetta. Nessuno vuole tornare indietro. Questa città può cambiare ma ognuno deve fare la propria parte. Il nostro sportello è aperto nel Civico Trame per accompagnare tutti. Il 28 saremo in un’aula di tribunale a sostenere un nostro socio che deve testimoniare».

La querelle tra maggioranza e opposizione

Prima dell’intervento del sindaco l’aula è stata scossa da una querelle tra l’amministrazione e l’opposizione. La cosa si sintetizza così: la conferenza dei capigruppo aveva stabilito che Nicotera parlasse a nome di tutto il consiglio ma dai banchi del Pd Doris Lo Moro e Gennarino Masi hanno manifestato l’intenzione di intervenire. La presidente del consiglio comunale ha ricordato loro che era stato stabilito diversamente ma ha comunque dato la parola al termine degli interventi in programma. Masi e Lo Moro, però, in aperta polemica con la maggioranza hanno rinunciato a parlare. Hanno preferito parlare a margine con la stampa. Masi aveva l’intervento già stampato da distribuire ai giornalisti.

Il sindaco Murone: «Dobbiamo essere testimoni di legalità»

Alla fine ha preso la parola il sindaco Mario Murone che ha, per prima cosa, chiesto «scusa per l’esempio che non abbiamo saputo dare in quest’aula. Dobbiamo rispettare le regole, rispettare le leggi e lo statuto che ci dice come dobbiamo comportarci. In un momento così delicato non dovremmo assistere a spaccature», ha commentato riferendosi chiaramente alle polemiche di Lo Moro e Masi.

«Un coro unanime di condanne è quello che si è levato su quanto è accaduto», ha ripreso Murone il quale ha ricordato «l’attività di indagine che ha portato a una risposta immediata rispetto ai fatti delittuosi che si sono verificati a maggio nel quartiere di Sambiase. Abbiamo indetto un consiglio comunale aperto per dare segnale concreto che noi ci siamo, per esprimere una condanna da parte di questa amministrazione nei confronti dei fatti che si sono verificati. La comunità deve comprendere che noi agiamo nell’esclusivo rispetto dei cittadini. Lamezia non è più quella di 20 anni fa, questo è vero. Cosa può fare l’amministrazione? Le iniziative sono tante: dal dialogo con la Regione per la gestione dei beni confiscati. Bisogna restituire i beni a quella società alla quale sono stati sottratti. Serve maggiore coordinamento tra polizia locale e forze di polizia. Ma quello che ha maggiore efficacia è la promozione di una coscienza sociale. Dobbiamo essere testimoni quotidiani della legalità. Questa amministrazione rispetta la legge. Questo lo dobbiamo insegnare a noi stessi e ai cittadini. Dobbiamo arrivare all’umanizzazione della politica che non deve essere fatta di scontri sterili».