Sezioni
Edizioni locali
15/11/2025 ore 18.23
Cronaca

Lamezia, scontro Lo Moro – Murone sulla condanna dell’assessore Paradiso. Il sindaco: «Già informata la Prefettura»

La consigliera del Pd ai giornalisti: «In consiglio comunale ci hanno fatto tacere perché faceva comodo». Murone: «Nessun bavaglio, polemica strumentale. Il problema è stato affrontato con serenità»

di Alessia Truzzolillo

Parafrasando Nanni Moretti, si nota di più se se ne parla o se non se ne parla? Al centro del consiglio comunale aperto di Lamezia Terme di ieri doveva stare la città, la sicurezza dei commercianti vittime di intimidazioni e l’approvazione di un documento di solidarietà. L’attenzione è stata però catturata dal siparietto tra due rappresentanti dell’opposizione – i consiglieri Doris Lo Moro e Gennarino Masi del Pd – e la presidente del consiglio comunale Maria Grandinetti. In pratica l’assemblea dei capigruppo aveva stabilito di far leggere al consigliere Giancarlo Nicotera un documento unitario, di condanna di quanto sta accadendo in città e delle possibili soluzioni da adottare. Lo Moro e Masi hanno chiesto però di poter prendere la parola.

Condannato a tre anni di reclusione l’assessore lametino di Forza Italia Tranquillo Paradiso

Richiesta contestata dal presidente Grandinetti che ha ricordato che i patti erano altri e che i capigruppo, compreso quello del Pd, avevano stabilito diversamente. I due si sono allora determinati, nonostante la propensione di Grandinetti di fare uno strappo alla regola, a non esprimersi durante il consiglio ma a parlare in altra sede, ovvero fare dichiarazioni alla stampa. Il sindaco Mario Murone, al quale spettava l’ultima parola in consiglio, si è scusato coi presenti (vescovo, forze dell’ordine, politici, rappresentanti di categoria) «per l’esempio che non abbiamo saputo dare in quest’aula».

«Lamezia non si piega alla ’ndrangheta e non tornerà indietro»: le voci dal consiglio comunale aperto (con pochi commercianti)

Lo Moro e la condanna dell’assessore Paradiso

Al termine del consiglio comunale, dunque, Lo Moro e Masi hanno parlato con la stampa. Lo Moro è andata a braccio mentre Masi aveva più copie già stampate del proprio intervento pronte per essere distribuite (tre fogli, cinque facciate). L’intervento di Masi verteva su sicurezza urbana, spazi di aggregazione, responsabilità e compiti della Polizia municipale. Ma, soprattutto, invitava il consiglio a non disperdersi e dividersi e non arrivare a uno sterile e strumentale “tutti contro tutti”.
Lo Moro è arrivata, invece, a gamba tesa su un tema recentissimo ma non presente all’ordine del giorno: la condanna a tre anni di reclusione e interdizione per cinque anni dai pubblici uffici, per bancarotta fraudolenta e reati tributari, dell’assessore di Forza Italia Tranquillo Paradiso, con delega ai Rapporti con il Consiglio, Polizia municipale, Sistemi informativi e transizione al digitale.

«Questo Consiglio comunale è delicato – ha detto Lo Moro – perché cade a due giorni da una notizia data dalla stampa sulla condanna per evasione fiscale di un assessore. Il sindaco ha già risposto che lui rispetta la legge. Io penso che dal punto di vista della dignità delle istituzioni, e della credibilità delle istituzioni, non si può solo rispettare la legge. Poi c'è la Costituzione prima ancora della legge, l'articolo 54 della Costituzione parla di dignità e onore (chi ricopre cariche pubbliche - come funzionari, magistrati, militari, forze dell'ordine, deputati, senatori e sindaci - deve svolgere i propri compiti con disciplina e onore, ndr). Allora l'interrogativo: se è giusto in una città difficile come la nostra, ignorare una condanna per evasione fiscale da parte di un assessore che ha la delega dei rapporti con il Consiglio comunale. È un interrogativo legittimo, bene avrebbe fatto il primo cittadino ad assumersi la responsabilità, prima ancora di questa riunione, a parlarne. Quella che è mancata oggi, è la credibilità di un sindaco che si trincera sotto dati formali per non parlare della realtà».

«I consiglieri non sono qui per applaudire»

Lo Moro ha aggiunto che l’idea del consiglio comunale aperto è partita dall’opposizione, da Azione, e che «i consiglieri non sono blindati o devono soltanto applaudire, anche perché pensare che ci possa essere l'unanimità nel contrasto alla criminalità è una cosa giusta sacrosanta e che condividiamo, ma pensare che si possono avere le stesse idee su come si fa il contrasto, è del tutto un'ipotesi, ed è un'ipotesi veramente inverosimile. E allora cosa è successo oggi? È successo qualcosa di spiacevole perché io non avrei chiesto neanche la parola. Per il rispetto delle regole non aspetto Murone. A qualcuno faceva paura, evidentemente, che parlassero tutti i capigruppo perché devono tacere».

Murone: «Nessun bavaglio, è stata una scelta dei capigruppo»

«L’oggetto del consiglio comunale aperto che si è tenuto ieri erano i gravi fatti intimidatori che si sono succeduti a Lamezia Terme nei giorni scorsi – ha detto il sindaco Murone raggiunto da LaC News24 –. Non si è voluto mettere il bavaglio a nessuno perché i capigruppo, tra cui quello del Pd, avevano deciso di rimettere tutto ad un unico intervento che sarebbe stato tenuto dal consigliere Nicotera il quale, da par suo, ha saputo tenere un discorso che abbracciava gli interventi di maggioranza e minoranza, come gli era stato dato “mandato” nel corso della riunione dei capigruppo. Io, da sindaco, rispetto alla scelta di non fare intervenire i singoli consiglieri, sono completamente estraneo, perché sono i capi gruppo che fissano i temi ed è il presidente dell’assemblea che regolamenta l’andamento della discussione».

Alla domanda su come avrebbe agito rispetto alle richieste di intervento di Masi e Lo Moro, Murone risponde: «Io li avrei fatti intervenire, perché non sarei caduto nella trappola della strumentale polemica che ne è derivata, se è vero che addirittura qualcuno aveva già predisposto comunicati stampa dattiloscritti da pubblicare».

«La condanna di Paradiso portata all’attenzione della Prefettura»

L’elefante nella stanza è la questione della condanna penale dell’assessore Tranquillo Paradiso. Ma Murone non fa finta di non vederlo e spiega che la questione «è stata affrontata con serenità e con la dovuta attenzione e le determinazioni che ne sono scaturite sono state portate a conoscenza dell’autorità prefettizia così come previsto dalla legge. Perché, ribadisco, questa amministrazione rispetta la legge».